GGPoker ripartiva dall’Ontario per dimostrare come la liquidità internazionale si potesse gestire all’interno di un framework legale di uno Stato qualsiasi.
La stessa idea voleva essere mutuata in Italia, dove, come dimostrato e spiegato nelle audizioni in Parlamento da parte dei rappresentanti della room di Nsus Group, i concessionari potevano aprire, almeno per il poker, al mercato dot com nelle room che disponevano di tali reti.
Tuttavia, nel riordino del gioco online di tutto questo non vi è traccia e, adesso, le cose sembrano complicarsi anche nella provincia canadese che, pure, aveva scritto nelle pieghe della norma, alcune parole chiare che aprivano a questa possibilità. Tuttavia, la battaglia legale prosegue con GGPoker e PokerStars che stanno cercando di far valere le loro ragioni, che poi sarebbero quelle indicate dal regolatore canadese.
La scorsa settimana, sia Nsus Group che Flutter Entertainment, le due società che detengono i due principali brand di poker online al mondo, hanno voluto sottolineare l'argomentazione principale che, come detto, è indicata dalla legge stessa: "La sezione 207(1)(a) non impedisce agli operatori di offrire i propri prodotti ad attori internazionali."
Gli operatori hanno ribadito che la condivisione delle pool non toglie all’Ontario la capacità di "guidare e gestire" l'offerta di iGaming nella provincia, dove il regolatore ha il pieno controllo e gli operatori interpretano il regolamento per consentire l'offerta di giochi d'azzardo, come il poker.
Facile intuire che dall’altra parte della barricata a combattere questo sviluppo ci sono il Mohawk Council di Kahnawake del Quebec e alcuni membri della Canadian Lottery Coalition, che interpretano il regolamento in modo più restrittivo, basandosi sulla legislazione sulle lotterie del 1969 e del 1985.
Stiamo parlando della solita diatriba tra gioco terrestre e online che, in maniera semplicistica, potremmo definire come l’eterna lotta tra il proibizionismo e il liberismo, tra la tradizione che ferma lo sviluppo e il progresso. Molto più banalmente, la liquidità internazionale consente alle room di sopravvivere e di evitare la “morte” sicura se dovessero rimanere limitate tra i confini nazionali.
Una pool racchiusa in uno Stato singolo è destinata a scendere o a stabilizzarsi su numeri poco remunerativi per tutti, dall’industria all’erario fino al giocatore. Quest’ultimo, però, può facilmente ovviare e spostarsi su altri mercati sia come residenza che come VPN.
Un gioco al massacro in cui tutti rischiano di rimetterci, compresi i giocatori costretti a trasferirsi all'estero e le room e l’erario che, gioco forza, perdono raccolta e spesa. E ora, che succede? Bisognerà aspettare la fine di novembre per capire se l’Ontario potrà aderire alla liquidità internazionale.