skin

Poker live e Fisco in Spagna, l’analisi del legale esperto di gaming Max Rosa

22 luglio 2024 - 10:57

‘Un provvedimento clamorosamente contrario alle norme europee e internazionali’, è questo il giudizio legale dell’avvocato Rosa, esperto di gaming, sulla legge spagnola sulle vincite di poker live.

spagna_585095.jpeg

“Non ho aggiornamenti da quando abbiamo appreso delle novità sulla tassazione delle vincite di poker live in Spagna, specificando, tuttavia, che le mie fonti sono in ogni caso sommarie, avendole apprese solo da articoli pubblicati online, e non avendole verificate ed approfondite da un punto di vista tecnico giuridico, ad esempio tramite un confronto con un collega spagnolo esperto in materia. Ciò doverosamente premesso, se confermato quanto letto online, va detto che si tratta di un provvedimento con un profilo di clamorosa illiceità, una norma contraria ai più banali principi normativi di diritto tributario internazionale, contenuti nei trattati bilaterali e plurilaterali, che prevalgono sempre sulle norme interne. Una vera bestemmia giuridica e fiscale!”

Massimiliano Rosa, avvocato esperto di gaming dello studio omonimo del foro di Udine, non ci va tanto per il sottile nel giudicare i provvedimenti normativi varati dal Ministero delle Finanze iberico ormai un anno fa e che, equiparando i poker player ad atleti professionisti, prevede aliquote di tassazione per i giocatori spagnoli al 19%, ma anche per i player dello Spazio economico europeo ed extra Ue, con prelievi fino al 24%. 
A poco meno di un mese da uno dei festival più attesi dai giocatori di casa nostra, l’Ept di Barcellona, sono tanti i player che hanno chiesto informazioni più precise in merito alla tassazione.
Dopo la sentenza Blanco/Fabretti del 2014 della Corte di Giustizia Europea, di cui l’avvocato Rosa fu assoluto protagonista, avevamo subito spazzato il campo dai dubbi vista la giurisprudenza così profonda che, nell’Unione Europea e per le case da gioco che vi risiedono, i pokeristi avevano ottenuto grazie ai due colleghi e ai legali italiani.

Rosa fa subito una precisazione: “È vero che c’è una sentenza vincolante, cogente ed inderogabile, ma il diritto dell’Ue lascia comunque agli Stati una possibilità di deroga nella normazione in materia di giochi, ed in generale a livello fiscale. Significa che si può derogare da alcuni principi, ma il tutto va spiegato con dovizia di particolari, ed è possibile solo qualora, da un lato, sia giustificato da motivi di ordine pubblico, salute e sicurezza pubblica, e dall’altro, risulti coerente con le politiche nazionali, ed infine proporzionato all’obiettivo prefissato. Questi elementi devono essere tutti presenti dinnanzi ad una deroga; devono essere giuridicamente inappuntabili, ed in ogni caso, devono prima ottenere un parere positivo da parte della Commissione Europea. Ma in questo frangente, lo ripeto solo nel caso in cui sia confermato, ci troviamo dinnanzi ad una serie di errori, e di vere ‘bestemmie’ giuridiche e normative, che ci portano a dire come alcuni elementi di quella legge non siano assolutamente da prendere in considerazione, e di come il Fisco spagnolo si riveli ancora una volta assai più vessatorio di quello italiano. Questo provvedimento, infatti, è molto peggio dell’operazione All in dell’Agenzia delle Entrate italiana che, alla fine, poteva avere un senso, perché partiva da una legge in vigore ed era tutta da discutere.”

maxrosaipc.jpeg

 

Andiamo a vedere il provvedimento nel dettaglio con l’aiuto di Massimiliano Rosa che evidenzia i punti più contraddittori dello stesso: “Dalle notizie in nostro possesso, la prima plateale incongruenza è la seguente: se uno Stato rende il poker uno sport professionistico, prevedendo la tassazione diretta dei relativi proventi, al netto di perdite e costi, è ovvio che quel provvedimento possa valere solo per i residenti spagnoli. In base al World Wide Taxation Principle, infatti, un soggetto è tenuto a dichiarare i propri redditi nel suo paese di residenza fiscale, sulla base delle normative ivi vigenti: tradotto, significa che un italiano non ha alcun obbligo dichiarativo e contributivo verso la Spagna, per eventuali vincite conseguite in Spagna, dovendo vedersela unicamente con l’Italia, sulla base delle norme italiane, che nel caso prevedono esplicitamente l’applicazione della Sentenza Blanco/Fabretti, recepita nell’art. 69, comma 1-bis, del TUIR, per cui: Le vincite corrisposte da case da  gioco  autorizzate  nello Stato o negli altri Stati membri dell'Unione europea o in uno Stato aderente all'Accordo sullo Spazio economico europeo non concorrono a formare il reddito per l'intero ammontare percepito  nel  periodo  di imposta». In buona sostanza, se un residente italiano vince in Spagna, ha diritto ad incassare il premio nel suo intero ammontare, e non avrà alcun obbligo dichiarativo e contributivo, né verso l’Italia (salvo che per il monitoraggio fiscale, di cui al quadro RW), né, soprattutto, verso la Spagna!"

E ancora: "Nel parificare i pokeristi al professionismo sportivo, pare che la Spagna voglia stupidamente trattarli come Messi, Ronaldo o Ancelotti, che seppur non residenti in Spagna, avevano obblighi dichiarativi verso la stessa per i proventi percepiti dai propri club; ma in quel caso, sono le Convenzioni bilaterali contro le doppie imposizioni (Convenzioni modello OCSE) a prevedere espressamente che in determinate casistiche, tassativamente determinate, vi siano obblighi dichiarativi da parte dei non residenti, che vengono specificamente regolamentati, spesso con la previsione di criteri di calcolo per il versamento delle imposte in entrambi i paesi (quello di residenza e quello di percezione del reddito). Ma detti obblighi, nel caso specifico, traggono origine da contratti di lavoro “sportivo”, dal versamento di corrispettivi da parte di società iberiche, dalla presenza di un’attività esercitata continuativamente in Spagna, e dalla percezione di redditi prevalenti in territorio spagnolo. Insomma, se la riforma può legittimamente trasformare i pokeristi in atleti, ci si trova dinnanzi a qualcosa di completamente diverso dalle casistiche appena descritte: ci si trova di fronte ad una banalissima attività di lavoro autonomo, assente da qualsiasi ipotesi prevista nelle citate Convenzioni bilaterali, e soggetta senza eccezioni al generale principio del World Wide Taxation. "

Max Rosa aggiunge "che non è assolutamente possibile parlare in termini generali di equiparazione dei poker player ad atleti professionisti, perché detta equiparazione sarà giuridicamente sostenibile solo per coloro che lo sono effettivamente, ovvero che svolgono l’attività in via prevalente, in termini di tempo dedicato alla stessa, e soprattutto di principale sostentamento economico da essa derivante. La stragrande maggioranza di coloro che partecipano ad un torneo di poker sono giocatori occasionali, che fanno tutt’altro nella vita, e che non possono assolutamente rientrare all’interno di questa normativa, per cui sarà onere del fisco spagnolo individuare i professionisti che in futuro dovessero “nascondersi”, cosa che può fare solo con i propri residenti, non avendo alcuna possibilità di farlo per quelli di altri paesi, ed anche nell’ipotesi astratta in cui avesse la certezza che un non residente è un pokerista professionista, lo ribadisco ancora una volta, non avrebbe comunque alcun potere impositivo nei suoi riguardi, che in tale specifica casistica competerebbe in via esclusiva al fisco del suo paese di residenza, sulla base delle norme ivi vigenti."

blancocge.jpeg

 

Qualche ulteriore precisazione sulla Blanco/Fabretti: “Come detto, si tratta di una sentenza vincolante della Corte di Giustizia europea. Qui vorrei fare una precisazione: sento parlare spesso di divieto di doppia imposizione, ma non è corretto con riguardo alla Blanco/Fabretti, che riguarda viceversa il divieto di discriminazione di prestatori di servizi e di fruitori dei medesimi all’interno dell’Ue, per cui, semplificando al massimo, i cittadini europei non devono essere indotti a non giocare all’estero, ma solo in patria, sulla base del fatto che vincendo all’estero verrebbero tassati, mentre in patria non lo sarebbero; ma come detto all’inizio, un Paese ha il diritto di derogare a questo principio, sulla base di una riforma interna che sia ritenuta coerente e proporzionata al diritto europeo: ciò significa che in astratto la riforma spagnola può anche essere legittima e financo condivisibile, ma non intacca il concetto espresso in precedenza, ovvero che spiegherà i suoi effetti solo ed esclusivamente per i residenti fiscali spagnoli.

La vera follia si configurerebbe qualora le case da gioco, sulla base di una norma contenuta nella riforma, applicassero su tutte le vincite, da chiunque percepite, un prelievo alla fonte. A quanto ne sappiamo non sono arrivati a tanto, perché sarebbe una clamorosa violazione tanto delle Convenzioni bilaterali contro le doppie imposizioni, quanto dei principi sentenziati dalla Cge nel 2014, ma prima di recarmi a giocare in Spagna, per stare tranquilli, suggerirei ai giocatori di sincerarmi tramite gli organizzatori e le case da gioco che effettivamente non sia previsto nulla del genere, perché per quanto illegale, comporterebbe in ogni caso la sottrazione patrimoniale, ed un successivo contenzioso legale in terra iberica per ottenerla indietro (insomma, nel caso, meglio giocare altrove)."

I poker player italiani sembrano poter dormire sonni tranquilli quando andranno a giocare in Spagna, ma è sempre bene essere prudenti: “Ribadisco che il Fisco spagnolo è davvero molto cattivo, ed utilizza spesso mezzi polizieschi ed intimidatori. Non conosco la legge spagnola, ma è noto che anche da loro, come in Italia, se si contesta un’evasione di imposta oltre una certa soglia, l’illecito diventa penale. Intendo dire che per raggiungere il loro obiettivo di “fare cassa a tutti i costi”, non mi stupirei in futuro di veder perseguire anche penalmente i player stranieri percettori di ingenti vincite: anche se si tratterebbe un’autentica follia giuridica, in tal caso i giocatori sarebbero letteralmente costretti a difendersi, con tutti i connessi oneri e disagi. Al di là delle generiche notizie assunte da internet, suggerisco, quindi, di documentarsi al meglio, attraverso autorevoli ed affidabili fonti spagnole, su quale sia in concreto l’attuale stato della situazione, ed il contenuto effettivo e specifico di questa riforma normativa.” ha concluso l’avvocato Rosa. 

Altri articoli su

Articoli correlati