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Assunzioni intermittenti, programmazione oltre contingenza per i casinò

10 febbraio 2024 - 09:39

Il Casinò di Saint Vincent procede ad alcune assunzioni di dealer intermittenti, ma si deve puntare anche a programmazione e professionalità.

© Pxhere

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Ho letto le ultime novità sui dealer intermittenti al Casinò di Saint Vincent con un interesse che, molto probabilmente, trova due motivazioni, una nel ritorno al ragionare da sindacalista, l’altra nella mia profonda convinzione che la multifunzionalità difficilmente si ottiene tramite assunzioni, scusate il termine, alla bisogna o intermittenti che dir si voglia.

Posso comprendere la preoccupazione, nella speranza che sia temporanea, per la componente negativa del conto economico, ma non mi convince una impostazione di politica produttiva più attenta alla situazione contingente che al futuro anche prossimo.

Forse il principio del quale sono sempre stato convinto sostenitore di poter in ogni momento adeguare l’offerta alla domanda mi lascia propendere per una idea che può tranquillamente non trovare condivisione; d’altra parte una dimostrazione si potrà, forse, avere tra qualche tempo, anche breve, allorché il mercato avrà ritrovato tutte le case da gioco operanti a pieno regime.

Ecco perché sono contrario a certe scelte. I gusti e le preferenze di coloro che si avvalgono dei servizi di una casa da gioco, e ci troviamo in questa tipologia di azienda, sono soggetti a cambiamenti dovuti anche alla situazione economico e finanziaria generale.

Le assunzioni a tempo determinato o all’occorrenza dovrebbero, a mio parere, tenere in debita considerazione quali giochi possono essere svolti dai nuovi impiegati assunti o a tempo determinato o intermittenti. Nella eventualità il ricorso a personale a tempo indeterminato è da utilizzare in sostituzione in quanto i primi potrebbero non conoscere lo svolgimento in modo professionale di più giochi.

Questo procedimento di osmosi, spesso se non sempre, porta ad un livello meno alto in termini di professionalità dell’addetto al gioco; ciò a mio modo di vedere comporta una minore qualità del servizio che, in definitiva, il vero giocatore cerca al di là di quanto la casa da gioco potrebbe offrire, ad esempio in termini di ospitalità e non solo.

Mi pare sufficiente porre mente alla roulette francese tradizionale, che noto temporaneamente assente e la fair roulette o allo chemin de fer e al punto banco. Si tratta indubbiamente di giochi simili ma non uguali, specialmente nel servizio o in ciò che il giocatore cerca e spera di trovare. Probabilmente il periodo concordatario che sta per finire ha consigliato la prudenza in fatto di costi di produzione ma, pensando a programmare un futuro ed un rilancio, forse sarebbe il caso di ripensare a certe scelte come l’idea della multifunzionalità che mi pareva fosse condivisa.

Lo chemin de fer è assente dal casinò di Campione d’Italia sino dalla sua riapertura nel gennaio del 2022 e una motivazione la si può comprendere nella previsione dei costi del personale derivanti da un suo incremento numerico. Non posso pensare ad una carenza di impiegati preparati e, al tempo stesso, mi pare che a Lugano stiano o stanno già pensando ad introdurlo nell’offerta di gioco.

Desidero ancora una volta ricordare i tempi passati esclusivamente da dipendente più che da sindacalista, i corsi per diventate impiegato di chemin de fer vedevano la partecipazione di addetti alla roulette francese dove il maneggio dei gettoni e del rastrello erano propedeutici al lavoro di un capo partita di chemin dopo un discretamente lungo periodo di apprendistato lavorando inizialmente come changeur per “rubare” il mestiere e poi ai tavoli piccoli, quelli con otto posti.

Ora se è possibile ipotizzare la fine dello chemin de fer a favore del punto banco non ritengo produttivo l’assenza di addetti alla roulette francese tradizionale e, tanto meno, di corsi specifici.

Sia chiaro che non conosco l’organizzazione del lavoro attuale, se non dai risultati netti dei diversi giochi e nemmeno quella futura che posso immaginare dalla presenza o meno nell’offerta di determinati giochi, ma rammento quanto narrato per i corsi di roulette tradizionale.

Come al solito mi sono permesso, anche in questa occasione, di narrare come la penso; potrebbe anche darsi che l’età avanzata, i ricordi di quando Berta filava e, maggiormente, le risultanze dei proventi netti delle case da gioco sino al 2022 e che mi è stato possibile analizzare mi abbiano consentito, perché mi piace e sono curioso come sempre lo sono stato, di scrivere quanto precede.

Sicuramente non potrà essere e non sarà condivisa da molti la mia analisi, nel modo più assoluto non lo pretendo. Allo stesso modo mi comportavo, relativamente al contenuto della mia (in quanto la utilizzavo in esclusiva) bacheca, ma è quello che penso e di cui sono fermamente convinto.

Forse, anzi senz’altro, i tempi non sono più gli stessi ma credo che il futuro delle case da gioco nel Paese sia da riporre in una sempre più completa ed efficace capacità di fornire un servizio di qualità professionalmente valida.

 

 

 

 

 

 

 

 

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