Casinò italiani tuttora in lockdown anche se proprio oggi, 26 aprile, tornano le zone gialle e si avviano le prime riaperture, ma senza considerare il gioco. Una situazione drammatica, inimmaginabile fino all'inizio dell'anno passato, e che mette a serio rischio la sopravvivenza delle aziende, la tenuta occupazionale e i bilanci delle loro proprietà, enti pubblici (Regione Valle d'Aosta e Comuni di Sanremo e di Venezia) che da decenni si sostengono anche grazie alle entrate derivanti dai loro casinò, con perdite di diversi milioni di euro per ciascuna di esse.
Ma c'è ovviamente anche un altro aspetto, altrettanto temibile, che è quello del dilagare dell'illegalità del settore del gioco: un allarme lanciato anche con l'ultima relazione al Parlamento della Direzione investigativa antimafia che, nel fare il punto sul 2020, ha sottolineato come la criminalità organizzata tenda a occupare gli spazi lasciati vuoti dalle attività legali, l'anno passato principalmente a causa delle restrizioni sanitarie imposte con i vari Dpcm che si sono succeduti da parte dell'allora premier Giuseppe Conte.
Con buona pace di chi ha sempre associato i casinò “terrestri” a luoghi di perdizione, frequentati da gente priva di scrupoli e dall'incerta fedina penale, e che li utilizzerebbe per riciclare denaro. Sicuramente nell'immaginario collettivo c'è un po' questa immagine, ma corrisponde davvero alla realtà, sia in riferimento all'attualità che alla situazione che c'era negli anni/decenni passati? Lo chiediamo a un esperto del settore: Ranieri Razzante, direttore del Centro di ricerca sulla sicurezza e il terrorismo (Crst), nonché presidente dell’Associazione italiana responsabili antiriciclaggio (Aira).
“Indubbiamente attraverso casinò di tutto il mondo è passato, e passerà, del denaro di provenienza illecita. Oggi, con la chiusura di molte realtà, non solo per il lockdown, è decaduto l'impiego di contante, e i volumi di gioco si sono spostati sui casinò online. Il mito e le immagini da film dei boss che andavano con grosse mazzette di denaro a giocare al casinò sono da considerarsi ormai storiche. Che la malavita organizzata possedesse partecipazioni nei centri di gioco di questo tipo si sapeva,e molte indagini - soprattutto nel nostro Paese - lo hanno acclarato. Il riciclaggio nel comparto del gioco continua, meno sulle reti fisiche. Il vero problema sono le piattaforme non site in Italia, dove abbiamo invece una rete di controlli assai soddisfacente”.
Come valuta il sistema legislativo e normativo italiano in materia di riciclaggio, in generale e con particolare riferimento al settore del gioco e dei casinò?
“Il sistema legislativo e operativo antiriciclaggio nel nostro Paese è all'avanguardia nel mondo. Si fonda su una serie di pilastri che vengono, certo, dalle direttive europee, ma che noi abbiamo impiantato meglio di altri Paesi. Per il settore del gioco, fisico e online, le limitazioni sono stringenti e i controlli preventivi assai accurati. Per l'operatività analitica, mi si consenta il rinvio a un mio recentissimo volume intitolato proprio al Gaming e alle sue regole”.
Il prolungato lockdown del gioco legale quali conseguenze sta avendo per quanto attiene la legalità e la tutela di cittadini, Erario e imprese?
“Il prolungato lockdown sta procurando danni enormi alle imprese e all'Erario. Il mancato guadagno genera perdite notevoli per lo Stato, che incassa corpose cifre in tassazione del sistema gioco. Senza contare delle migliaia di persone e famiglie, che sono penalizzate dalle chiusure, e per le quali gli ammortizzatori sociali sono poca cosa. Riaperture controllate devono farsi al più presto; nelle sale i protocolli erano già di estrema sicurezza, e con le limitazioni agli accessi e gli impianti di sanificazione credo ci si possa accostare alle giocate”.
In questo ultimo anno non solare e coincidente con il primo lockdown, risalente a marzo 2020, c'è stato un inevitabile incremento del gioco online, dove si è dirottata parte della domanda che non ha più potuto trovare risposta nel canale fisico. Questo ha creato o potrebbe creare dei problemi o un'emergenza sotto il profilo della legalità? In poche parole: il gioco online è sicuro?
“Ripeto, il gioco online è più vulnerabile di quello su rete fisica, poiché vi sono evidenti difficoltà di controlli più efficaci. Abbiamo raggiunto, sia con i sistemi operativi delle società di gaming, sia con le norme antiriciclaggio e antifrode, livelli sofisticati di indagine. Ma dire che il gioco online è sicuro è difficile. Ripeto, il vero problema è il controllo delle piattaforme e dei loro titolari effettivi”.
Lei pensa che il decreto Dignità, messo a punto dal primo Governo Conte e che ha vietato completamente la pubblicità del gioco, sia riuscito nel suo intento di tutelare le persone? E ha tutelato il gioco legale rispetto a quello illegale?
“Il decreto Dignità, come già dissi, ha fatto un regalo alle associazioni criminali, perchè il gioco illegale non ha bisogno di pubblicità. Poi perchè le pubblicità del settore legale erano già sotto stretta sorveglianza, dovevano e devono rispettare rigide regole dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli e dell'Antitrust. Inoltre, le spiegazioni sul gioco responsabile del portale dell'Autorità di vigilanza sono esaustive e assai utili a prevenire forme di truffa e dipendenza. Il pregiudizio di alcune forze politiche e sociali ha recato un danno enorme alle imprese e all'indotto (si pensi al settore sportivo, specie quello dilettantistico). Quei finanziamenti sono arrivati dalle mafie, attraverso le sponsorizzazioni. Il gioco illegale non è stato minimamente intaccato”.
LUI CHI E' – Razzante è direttore del Centro di ricerca sulla sicurezza e il terrorismo – Crst, presidente dell’Associazione italiana responsabili antiriciclaggio (Aira), avvocato e dottore commercialista. Docente di Legislazione antiriciclaggio e Sociologia e politica dei mercati illegali nell'Università di Bologna e presso gli Istituti di Istruzione delle Forze dell'Ordine e Militari. È stato consulente della commissione parlamentare Antimafia e del prefetto Antiracket e Antiusura. È stato membro della commissione del ministero dell’Economia per la redazione del decreto legislativo in materia di antiriciclaggio (d.lgs 21 novembre 2007, n.231). Collabora con “Il Sole 24 Ore” e con varie testate giornalistiche di settore. È autore di numerosi volumi e scritti in materia di Diritto dell’economia, Legislazione antiriciclaggio e finanziamento del terrorismo. Insegna Diritto dell’economia presso l’Università di Cassino.