Casinò, la centralità del direttore giochi
Nei casinò è centrale la figura del direttore giochi, ecco le caratteristiche umane e professionali di cui deve essere in possesso.
Rispondendo al più che condivisibile motivo portata dall’intervistato dovuto al fatto che il consiglio di amministrazione, con una gestione “politica”, è solitamente di breve durata, non si può che essere d’accordo con quanto ho potuto leggere su gioconews.casinò.it del 4 giugno.
Infatti, una programmazione di lungo respiro, uno studio che comporti investimenti la cui responsabilità sul loro ritorno potrebbe ricadere su altri, una ricerca dopo un accurato studio del mercato nazionale e locale anche dal punto di vista stagionale, possono divenire una impresa impossibile o, quanto meno, inadatta nei confronti dei subentranti.
Tanto più che difficilmente il prossimo porterebbe a compimento ciò che l’ormai al termine aveva programmato o iniziato a proporre, logicamente alla proprietà; può succedere, e non si tratta del caso in discorso, che l’importante sia cambiare qualcosa, a volte purtroppo per non cambiare nulla.
E qui casca l’asino, espressione abusata da mio nonno, perché come spesso diceva il porto lo fanno i marinai ma l’importante è la capacità degli ufficiali. Ebbene il solo rimedio che mi permetto di suggerire dopo tanti anni di lavoro e di esperienze, anche in campo amministrativo, è quello di disporre di un direttore giochi autorevole, una persona con una lunga trafila in tutti i giochi, con una vastissima competenza e una comprovata professionalità e, quel che maggiormente rileva, la fiducia dei superiori e la stima degli impiegati guadagnata sul campo.
La situazione è complicata quando il consiglio di amministrazione, l’amministratore unico o il direttore generale, sempre che ne sia prevista la figura, non sono persone con nozioni specifiche in tutti i giochi da tavolo e non possiedono una discreta conoscenza in slot e in tornei di poker.
Ecco, appena poco sopra, un possibile rimedio ad una simile situazione.
Poco importa se la gestione è affidata ad una società a capitale privato o pubblico, detta soluzione, che penso non sia l’unica, è la sola che mi sento di suggerire.
Sicuramente l’avvento dei cosiddetti giochi americani, ivi comprese le slot, ha provveduto a cambiare la clientela, la minore capacità economica forse, limitando la frequentazione dei giochi tradizionali (roulette francese e chemin de fer), ha ristretto la retribuzione globalmente considerata.
Ma non è tutto, almeno a mio avviso. Sino a che i proventi derivanti dalle slot avranno un peso considerevole sul totale, il dato è anche agevolmente riscontrabile, sarà complicato prevedere un miglioramento salariale della categoria che tutti invidiavano e ora sembrano voler abbandonare.
Chiaramente, come a mio personale avviso mi sono permesso di scrivere altre volte, si dovrebbe intervenire adeguatamente mirando a un incremento dell’offerta attraverso una diversificazione che già esiste ma non pare essere ancora sufficiente a incrementare le presenze.
Un rilancio dei giochi tradizionali può essere riconsiderato anche alla luce dei risultati in tema di chemin de fer riscontrabili nel mercato nazionale. Ciò anche se il punto banco si presenta quale parziale sostituto ma con una attrattiva inferiore cambiando l’avversario.
La ricerca di novità, magari in esclusiva, da proporre online e dal vivo potrebbe innescare l’inizio di maggiori presenze, in specie nuove. E ne possiamo verificare l’effettiva esistenza senza andare tanto distanti.
Dimenticavo di precisare che il direttore giochi dovrebbe teoricamente poter sostituire l’impiegato, in qualunque gioco da tavolo fosse occupato, per sostituirlo e per mostrargli come si lavora. Potrebbe anche far sorridere ma vi posso assicurare che si tratta di qualcosa di veramente importante e non di poco momento. Non lo fa ma, senza dubbio, è perfettamente in grado di gestire adeguatamente la situazione.