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Donne & Casinò, l'evoluzione che cambia il dress code

11 marzo 2023 - 10:21

Nel corso dei decenni la presenza delle donne nei casinò è profondamente cambiata, con ricadute anche sul dress code.

Foto di THIS IS ZUN su pexels.com

La presenza delle donne all’interno dei Casinò ha subìto un’evoluzione molto importante. Quando ho iniziato a lavorare nella casa da gioco di Saint Vincent, nel lontano 1981, la presenza femminile era sostanzialmente limitata a due sole realtà.

Nelle sale da gioco il loro ruolo era principalmente quello di pazienti accompagnatrici di amici, fidanzati e mariti giocatori. Al tempo vigevano regole rigide in tema di abbigliamento, il cosiddetto “dress code” che era comunicato al cliente già dal suo ingresso nella hall del casinò. Regole che si concentravano sull’uomo, prevedendo l’obbligo di indossare la giacca, la camicia e la cravatta. Erano ovviamente banditi i pantaloni corti, anche in estate, come le scarpe portate senza calze o da ginnastica (così venivano definite) e le ciabatte. 
Per le donne nessuna prescrizione particolare, ma non era necessario, il gusto femminile trionfava in ogni dove culminando in slanci di eleganza che soprattutto nel fine settimana trasformavano i saloni della casa da gioco in naturali palcoscenici da sfilate di moda.
Gli altri ruoli riservati alle donne erano tipicamente impiegatizi, cassiere ai bar e ristoranti oltre che segretarie negli uffici della direzione.

Proprio in quel 1981, a Saint Vincent fecero la loro comparsa i giochi americani che rappresentarono una vera e propria rivoluzione per il casinò. L’innovazione che li accompagnava, in termini di approccio al gioco definibile “per tutti” e non per i soli giocatori esperti, mise in moto anche un cambio delle regole, dei comportamenti e delle abitudini della clientela, per prime le donne che da accompagnatrici divennero protagoniste della scena avvicinandosi al gioco anche da sole.

Ben presto ci si rese conto che il tanto difeso “dress code” del tempo andava aggiornato allentando progressivamente quelli che per moltissimi anni erano stati dogmi, più che regole.  
Le donne giocano e si divertono, molto, con trasporto, entusiasmo, manifestando apertamente, qualche volta chiassosamente, le emozioni che l’azzardo regala. Ci vollero ancora anni prima che le donne potessero impossessarsi di un ruolo professionale operativo nelle aree di gioco, smitizzando l’assunto che i croupier in un casinò potevano essere solo uomini. 
E lo fecero con la stessa determinazione con cui hanno infranto molti altri tabù, dimostrando che non solo erano all’altezza del ruolo, ma che in alcune situazioni pratiche e nelle attività di relazione spesso battevano la concorrenza maschile. 

Oggi svolgono ruoli di responsabilità nella cosiddetta “produzione” e non solo, seppure in ritardo rispetto all’estero, conquistando di diritto posizioni di vertice come accade in generale nella nostra società e nel mondo del lavoro.  
E nel mondo del gioco hanno saputo anche infrangere gli sconfinati pregiudizi propri dei giocatori che restano personaggi e come tali difficili da conquistare. La Dea bendata che regna sovrana nel nostro mondo non fa preferenze e quindi, superate le iniziali incertezze, nel momento in cui una giocata risulta vincente poco importa di che sesso sia chi l’ha posizionata sul tappeto verde.

Ho scritto “nostro mondo” perché in effetti quello del gioco d’azzardo è un universo a parte che spesso ha richiesto più tempo per evolversi, per adeguarsi al cambiamento della società difendendo tradizioni, gesti, consuetudini e abitudini che hanno molto, forse troppo, il sapore del passato.
Io che ho avuto la fortuna di vivere quei tempi preferisco definire come “distinzione” questa ritrosia nell’adeguarsi che è un tratto importante per definire il proprio Dna. Occorre però fare molta attenzione all’evoluzione degli stili di vita delle persone. 

Distinguersi può rappresentare un fattore di successo a patto di aggiungere contenuti alle sensazioni che si regalano al cliente. Oggi si vince regalando “esperienze”, il gioco d’azzardo è sicuramente un’esperienza, ma deve essere arricchita e accompagnata da altri servizi che rendono unica la permanenza in quelli che restano incontestabilmente i templi del divertimento. 

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