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Formazione e casinò, la professionalità come leva competitiva

18 ottobre 2024 - 11:47

L'analista di gaming Mauro Natta esamina il tema della formazione nei casinà, obiettivo fortemente perseguito da quello di Campione d'Italia.

Scritto da Mauro Natta
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L’obiettivo di formare i dipendenti di gioco che la gestione del Casinò di Campione d’Italia ha manifestato di voler raggiungere è, senza dubbio alcuno, una lodevole  iniziativa.
Non posso fare a meno di cercare di individuare la finalità primaria che, come sostengo da molto tempo è alla base di due possibilità che si aprono al raggiungimento anche parziale, nel senso che non tutti i partecipanti arrivano allo stesso livello in un medesimo lasso di tempo.

Le finalità: la giusta e corretta professionalità per adeguare in tempi rapidi l’offerta alla domanda e il contenimento del costo del personale di gioco.
Nel contempo non si potrebbe disconoscere che uno dei servizi maggiormente richiesti dalla clientela è la professionalità degli impiegati che, se abbinata a quanto precede in tema di domanda e offerta, rappresenta il massimo oggetto di ricerca del vero giocatore.
Non vorrei omettere ciò di cui sono estremamente convinto dopo tanti anni di lavoro nel campo specifico, ovvero, che ho citato i primi elementi per la fidelizzazione del giocatore.

Non tutto però mi sento di condividere, ritengo che il corso di formazione dovrebbe favorire i giovani che certamente saranno in attività per molto tempo, almeno in teoria. Una problematica che ai miei tempi si presentava e anche in epoca più recente è la suddivisione del personale di gioco in reparti. La decisione di creare un reparto unico si è dimostrata errata in parecchi casi nei quali, senza scendere nei particolari dei cosiddetti proventi aleatori, la soluzione si è trovata nella divisione tra le diverse tipologie: ad esempio paletta e rastrello. Chiaramente ne esistono altre che, in ogni caso, devono essere affidate ai primi beneficiari dei proventi citati.

Poiché l’argomento mi interessa particolarmente non posso che continuare con una osservazione di carattere generale: non è tanto la mia esperienza che mi induce a ciò ma la conoscenza del mercato che in questi ultimi tempi vuoi per la concorrenza in Italia e all’estero, vuoi per il divieto di pubblicità e ancor più per le mutate condizioni economiche pare mostrare una variazione. Ma con un parziale ritorno alla qualità a determinate condizioni che non significano, come troppo spesso vengono preventivamente calcolati, costi dei servizi.

Ora nel dedicarmi all’osservazione dei giochi praticati che conosco in parte, alla conoscenza degli spazi a disposizione che conosco abbastanza, alla novità dei torni di poker, credo che un ritorno allo chemin de fer che un tempo godeva di una discreta rilevanza e ad eventuali giochi completamente nuovi, sarebbe da considerare. Trattasi di una osservazione sui numeri e non de visu; mi pare poco produttivo il trente et quarante. Una diversificazione dell’offerta non sarebbe una cattiva soluzione anche in vista del termine del periodo concordatario.
Con l’invito a considerare questa ultima parte per quello che ho tentato di proporre alle parti in causa: un argomento di discussione che, in tema di produzione non potrebbe essere scartato a priori.

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