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Professionalità nei casinò, una qualità che non si improvvisa

22 novembre 2024 - 10:54

L'analista di gaming Mauro Natta esamina il tema della professionalità nei casinò, tanto indispensabile quanto legata a una lunga pratica e preparazione.

Scritto da Mauro Natta

Foto di Ben Rosett su Unsplash

L’aver letto che al punto c) – sto parlando dei compiti relativi alla conduzione della casa da gioco di Saint Vincent contenuti nel suo atto costitutivo – troviamo “qualificazione professionale dei dipendenti” mi rallegra da una parte perché la professionalità l’ho sempre considerata una qualità indispensabile e mi rattrista dall’altra quando sono a conoscenza, non diretta, che assumono saltuariamente, alla bisogna, tramite agenzia.

Con l’esperienza del mio passato lavorativo posso garantire che la professionalità si acquisisce tramite delle scuole continue specialmente da quando i giochi praticati nei casinò sono numericamente cresciuti e la clientela, complice la concorrenza e la situazione economica generale  non è più quella di parecchi anni or sono.
Il ricorso alle scuole continue significa professionalità e, allo stesso tempo, volontà ad impegnarsi nella conoscenza di più prodotti offerti anche allo scopo di ridurre i costi ed essere, allo stesso tempo, in grado di adeguare l’offerta alla domanda.

La professionalità è una dote irrinunciabile se le mire produttive sono rivolte ad una clientela di qualità,  dovrebbe coniugarsi con la concreta possibilità che venga a crearsi un certo apprezzamento reciproco tra giocatore  e impiegato.
Sicuramente la qualità dell’addetto al gioco è apprezzata da tutti i giocatori, quelli che frequentano ogni tanto e gli affezionati in occasione di festività, fine settimana o manifestazioni varie, spesso invitati.
Così come spesso sostengo il servizio appena descritto rappresenta uno dei modi dai quali ci si può realmente attendere la fidelizzazione della clientela e, per di più, ritengo di poter affermare che si tratta di un servizio senza costi ma con ritorno, senza dubbio alcuno, di immagine. 
In presenza del divieto di pubblicità penso debba essere opportunamente considerato, nella complessità di una situazione mutevole, sia per quanto alla domanda sia relativamente all’economia.
Nell’articolo ho letto i risultati della produzione; sono andato a cercare i bilanci dal 2018 al 2023; curioso come sono ho cercato di saperne un pochino di più.

Costo del personale: 2023 26.894.043, 2022 28.659.623, 2021 4.548.599, 2020 16.420.496, 2019 30.708.516 e 2018 40.453.264;

ammortamenti e svalutazioni: rispettivamente 3.987.093. 4.579.426, 4.869.710, 6,621.776, 5.610.470, 56,393.333.

Ragion per cui la differenza tra valore e costo della produzione, bene inteso comprensivo di altri valori che non cito, risulta: 16.336.733, 9.427.374, passivo 1.846.421, passivo 100.543, 10.634.954 e passivo 55.039.122.

A questo punto, scusate la pignoleria da ragioniere quale effettivamente sono, mi pare più comprensibile il risultato finale anche se ho omesso qualche voce di bilancio a partire dal 2023 al 2018: 15.219.127, 8.374.831, 1,620,949, passivo 7.077.604, 13.543,624 e passivo 55.116.395.

Datosi l’argomento bilanci mi stupisce come si possa ritenere valido, certamente è sempre possibile introdurre modifiche nella eventualità che, avvicinandosi il periodo del consuntivo, le previsioni risultino troppo ottimistiche. 
In altri termini mi pare azzardato – scusate il bisticcio di parole – fare una previsione nel mondo dell’azzardo nella attuale situazione.

Rammento quello che parecchi anni or sono, quando ancora ero dipendente, si teneva conto non tanto delle entrate quanto dei costi, della possibilità allora poco probabile del mutare delle disponibilità economiche e del trend del mercato degli ultimi anni per controllare l’andamento della domanda.

A quel tempo i galà programmati con annesse gare di chemin de fer erano di moda e frequentatissime, i giochi tradizionali francesi tiravano, il mercato e la certezza dei proventi accessori concorreva ad un considerevole conforto del costo del personale che mi pare oggi non esista più in una misura tale da potersi dire vicina in rapporto ai proventi netti.
La preoccupazione che deriva dal costo del personale pare aver causato una nuova motivazione di prudenza rilevabile nello stillicidio di nuove assunzioni anche mirate in occupazione alla produzione slot piuttosto che ai giochi da tavolo salvo eccezione a Venezia per Ca’  Noghera con le fair roulette.

Proprio la propensione a sviluppare questo ultimo gioco, che in particolare a  Saint Vincent ha rimpiazzato totalmente quella tradizionale forse causata dal particolare periodo nell’attesa che il 2024 volga al termine, pare la dimostrazione di quanto descrivo in precedenza.

Non credo di poter affermare  che l’ottimismo possa coniugarsi al trend del mercato e la situazione produttiva del casinò di Campione d’Italia la si potrebbe giustificare come nel caso precedente anche se la scadenza è differente.

Sinceramente ho solo cercato, come al solito, di esporre la mia opinione dovuta all’esperienza di quanto vissuto e che trovo oggi, ancor di più che un tempo, attuale considerando la situazione del mercato.
Altrettanto mi auguro di non essere stato ottimista al contrario di chi riesce a vedere un futuro abbastanza buono tale da soddisfare le aspettative che le case da gioco si attendono.

Purtroppo vedo ostacoli e tra questi uno in modo, forse eccessivo in quanto, anche se con qualche difficoltà, si può risolvere così come pur se parzialmente lo è stato molto probabilmente agevolato dalla presenza di due sedi: il contratto di lavoro unico.

Mi permetto, concludendo, di augurare una pronta soluzione della eventuale problematica conseguente alle questioni alle quali ho fatto cenno perché, a  mio parere, è insito in questa il futuro dei casinò italiani.

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