All’inizio era una procedura di cui sono sempre stato convinto, dal 1986 con la legge n.488, conversione del decreto 319/86 non ho più alcun dubbio.
L’accertamento in primis e il controllo dopo non poteva che diventare un obbligo per il proprietario della casa da gioco a prescindere dalla tipologia gestionale.
Il tutto nasce dalla natura giuridica che la citata legge attribuisce alle entrate di cui trattasi: proventi dalle vincite e dalle mance (parte gestione). Questo troviamo descritto anche nel capitolato di Venezia e nel recente documento del consiglio comunale di Sanremo di cui vi è cenno in gioconews.it.
Ora c’è solo da sperare che le case da gioco possano avere una legge organica come più volte auspicato dalla Corte Costituzionale e così come aveva iniziato il Parlamento nel 1992. Si possono reperire i diversi progetti e disegni di legge presentati al Senato e alla Camera; mi permetto di descrivere alcune procedure che personalmente ritengo corrette e necessarie in tema controlli.
Certamente la prima operazione consiste nel verificare la dotazione iniziale in gettoni del tavolo di contropartita (ad esempio roulette), alla chiusura la consistenza finale. Dette operazioni devono essere effettuate dai rappresentanti della proprietà e della gestione per trovare la coincidenza nel risultato. Effettuato il primo passo si dovrà procedere al conteggio di aggiunte eventuali e dei contanti cambiati direttamente al tavolo dai giocatori; queste sono operazioni di carattere economico e incidono sul risultato finale.
Per quanto riguarda i giochi di circolo (ad esempio chemin de fer) ne parlo molto brevemente in seguito. Anche perché hanno poche operazioni che li riguardano. Esistono poi dei giochi, chiamiamoli misti, ove si dovranno applicare le due differenti procedure.
Tornando ai giochi di contropartita, una volta trovato il risultato e controllato dai due rappresentanti di cui sopra e sempre presenti, si dovranno conteggiare le mance relative a quel tavolo che derivano dalla sommatoria dei gettoni trovati nella apposita cassetta nel tavolo.
A disposizione avremo il risultato (vincita o perdita) del tavolo, l’importo dei contanti cambiati direttamente e quello delle mance che non è altro che la somma dei gettoni trovati nell’apposita cassetta; ogni tavolo ne ha una.
Ora mi affido all’esperienza e alle conoscenze acquisite in tanti anni; intendo affrontare l’argomento controllo sulla regolarità del gioco e degli incassi. A mio modo di vedere le parti in causa sono due: la proprietà in quanto ci si trova nel campo delle entrate tributarie ragion per cui il dovere dell’ente pubblico mi pare indispensabile, il gestore che dalle operazioni, ottenendo utili informazioni in tema di politica produttiva, ne ha tutto l’interesse.
Come scrivo in simili occasioni non è tanto il controllo de visu che, solitamente è affidato a dipendenti dell’ente proprietario ed alle telecamere, per intenderci quello concomitante, quanto il successivo che fonda le sue radici nei raffronti tra tutti i componenti che concorrono a formare il risultato lordo, ovvero la vincita o la perdita del tavolo e le relative mance.
Non lo nego, affermo che quanto segue è il mio convincimento personale e che non l’intendo unico, ma di altri non sono a conoscenza nel modo dovuto.
La metodologia che ritengo la più probante, bene inteso con una cadenza semestrale in quanto racchiude sia i periodi magri sia quelli grassi come si diceva un tempo, è quella dei raffronti: tra mance e risultati netti, tra contanti e risultati netti. Chiudono il cerchio, per il gestore, le notizie sul trend dei singoli tavoli (minimi di giocata), sulle ore lavorate, sull’incidenza del singolo gioco sul totale dei ricavi netti, sul rapporto, come sempre indicato prevalentemente a fini statistici, tra presenze e risultati e su altro che la direzione giochi richiede di routine in aggiunta a quanto precede.
Nei giochi di circolo, nell’esempio lo chemin de fer, il conteggio della cagnotte (l’accantonamento della percentuale sul banco quando vince) avviene facendo la somma dei gettoni che la compongono.
Desidero evidenziare che le percentuali risultanti da detti confronti non indicano una anomalia certa ma danno l’imput a ricercare motivazioni che possano renderla credibile. A volte si rende necessario un ulteriore approfondimento ed ecco la rilevanza e l’utilità delle procedure aggiuntive richieste dalla direzione.
Infatti è innegabile che tra quelli che una volta ho qualificato effetti (benefici) collaterali per la politica gestionale in merito all’offerta di gioco possono ampliarsi sino al posizionamento dei tavoli passando per la ricerca della tendenza.
L’ho scritto e lo ripeto non pretendo che quella indicata sia l’unica metodologia ma è quanto mi sento di condividere totalmente stante i risultati ottenibili e verificabili.
Concludo raccomandando il conteggio delle mance da farsi necessariamente tavolo per tavolo anche se alla contabilità possono interessare i totali: ciò se si intende procedere nel modo che mi sono permesso di riassumere.
Già che mi trovo in argomento desidero rammentare al futuro Legislatore che, in ambito cuneo fiscale, esiste un modo diverso per intervenite sul costo del lavoro nelle case da gioco al fine di garantire loro l’ autonomia finanziaria prevista per l’ente pubblico periferico tramite la concessione del locale casinò.
Probabilmente molti lettori penseranno, anche a ragione stante la mia insistenza sui soliti argomenti che ho trattato in altre occasioni, magari da un altro punto di vista, che sia noioso o ancora peggio.
Questa volta, e come spesso mi capita desidero essere ottimista, spero proprio che le case da gioco vengano corredate da una legge organica. È questa speranza che mi suggerisce di tornare su argomenti vecchi restando sul generico e senza approfondire il discorso dei rapporti percentuali; ritengo ci sia tempo perché il trattato nei precedenti progetti e disegni di legge è molto.
Si parlava anche di controllo delle entrate e all’epoca (1992 era già in vigore la legge 488/86) ragion per cui mi addentro sommessamente nell’argomento dei controlli nel quale mi sento discretamente competente.
Il mio passato lavorativo mi ha suggerito quanto precede sperando di poter essere di qualche giovamento. Il mio intento, e mi piace chiarirlo, è quello di rendermi, se possibile, utile senza nulla pretendere quale riconoscimento. La mia sola soddisfazione consisterà nel veder recepito quello che convintamente scrivo.