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Scuola croupier, la 'vecchia' formazione interna e la sempreverde motivazione

19 aprile 2023 - 10:02

In passato la formazione dei croupier avveniva direttamente nei casinò, ma le motivazioni e le scelte di fondo sono immutate.

Scritto da Mauro Natta
Foto di Element5 Digital su Unsplash

Foto di Element5 Digital su Unsplash

Ancora una volta mi ritrovo ad andare indietro negli anni e non pochi. Saranno stati gli articoli sulla scuola croupier, sul relativo mestiere, sulla gara per premiare il migliore, non so a chi addebitare il fatto, ma ripenso al 1964, in ogni caso agli anni '60.

A quel tempo la scuola la facevano direttamente nel casinò, non era aperta a tante persone, nel caso di specie dipendenti, che sotto le cure di ispettori o impiegati anziani si apprestavano a imparare una nuova mansione.  

Lo pensavo allora e lo penso anche oggi, la motivazione nella scelta di chi avrebbe dovuto formarci è la certezza di una impostazione lavorativa già conosciuta alla clientela. Non credo proprio di andare errato.

La conoscenza di un minimo di lingua francese non rappresentava un problema e la pazienza dovevamo metterla e infatti, gli insegnanti non si stancavano mai di ricordarcelo. 

Alla fine del corso si era pronti per svolgere le mansioni di bout de table alla roulette francese e, seguitando a frequentare le lezioni unitamente all’attenzione da porre nella citata mansione, di “rubava” il mestiere. 

Il corso cominciava con la roulette, allora esisteva solo quella tradizionale e con tavoli doppi, poi si poteva imparare il trente et quarante e, al termine, lo chemin de fer che allora era da tutti riconosciuto come il fiore all’occhiello di un casinò.
 
A tirare su e giù gettoni c’era da perdere la voglia, a dividerli per cinque di modo che il capo potesse controllare il pagamento era divenuto un piccolo tormento. Ma la parte più difficile doveva ancora arrivare: il corretto uso della maledetta come noi si chiamava il rastrello. A ogni pie' sospinto ci dicevano imperterriti che il rastrello rappresentava il prolungamento della mano così come, più tardi per qualcuno, la paletta allo chemin.

Col rastrello si “puliva” il numero vincente e tutte le relative puntate, si “faceva” il tappeto togliendo le puntate perdenti e quando questi gettoni erano a portata di mano nel vero senso della parola si raccoglievano e si mettevano suddivisi per valore a “budino”, nulla di dolce ma semplicemente il luogo dove sono raccolti i gettoni attorno al cilindro. 

Giravano, allora, storielle e/o barzellette per i più me compreso, quali il croupier che piazzava 32 e cavalli stando al cilindro e senza aiutarsi col rastrello o come quello che lanciando 5 gettoni riusciva a chiudere una scatola di cerini. In aggiunta, il primo gettone lanciato per primo e più in alto degli altri era quello destinato alla chiusura della scatola.

Sicuramente non si poteva credere a questi racconti ma, e lo rammento con piacere, qualche impiegato era talmente bravo che mi soffermavo a vederlo se potevo; quando la partita era impegnativa, capitava spesso nei fine settimana, la squadra non poteva concedersi null’altro che un lavoro fatto di precisione e attenzione più del solito. 

Al momento i giochi da tavolo che si praticano nei casinò sono aumentati e troviamo la fair roulette il sostituto di quella tradizionale c’è da sperare non in via definitiva, specialmente se lo chemin de fer continua ad esistere e la convivenza è un fatto storico e controllabile. 
E dove hanno eliminato lo chemin troviamo il punto banco che non è la stessa cosa come più volte mi sono permesso di scrivere.

Chiaramente la ricerca di una situazione economica migliore poteva anche costituire la molla per iniziare un lavoro come quello dell’impiegato di gioco, una professione che non permetteva una vita di società normale se non in rare occasioni. Allo stesso tempo poteva rappresentare il punto di partenza per l’acquisizione della indispensabile professionalità tale da permettere una carriera invidiabile sempre che il soggetto fosse amante della professione. 

In chiusura bando alla nostalgia di un tempo che, a mio parere, ben difficilmente ritornerà una vita lavorativa interessante e, come tutte le medaglie ha il suo rovescio. 

Definitivamente concludendo ricordo come mi è già capitato altre volte che il porto lo fanno i marinai, i tempi non sono più gli stessi ma il servizio alla clientela non può difettare. Forse, anche per questo motivo, le scuole erano organizzate all’interno; i soggetti già si conoscevano abbastanza.

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