Professione croupier, a Venezia tra nuovi trend e lotta a Gap
Dopo Sanremo e Campione, lo speciale di Gioconews.it dedicato alla professione del croupier approda al Casinò di Venezia.
Nuova puntata per il viaggio di Gioconews.it attraverso le sale dei quattro casinò italiani, per raccontare l'evoluzione della professione del croupier, pubblicato sull'ultimo numero della rivista Gioco News (consultabile nella sua interezza online a questo link).
Dopo Sanremo e Campione d'Italia, Gioconews.it fa tappa al Casinò di Venezia e alle sue sedi, quella storica di Ca' Vendramin Calergi e quella di terraferma di Ca' Noghera.
Quanto può essere affascinante e intrigante lavorare in un prestigioso edificio come Ca' Vendramin Calergi, affacciato sul Canal Grande?
“Senza voler peccare di scarso realismo, il lavoro del croupier è certamente un lavoro particolare ma è non tutto rose e fiori”. Lo assicura Alessandro Croci, rappresentante sindacale Slc Cgil al Casinò di Venezia, che così prosegue: “È normale che, trattandosi di un mestiere che svolgono in pochi in Italia, poche persone ne hanno conoscenza diretta ed è facile fantasticare.
Per intenderci, gli orari settimanali ridotti, così come il turno di lavoro frequentemente intervallato da pause, sono necessari per mantenere la freschezza mentale (non solo fisica), la concentrazione e l'attenzione che servono a non commettere errori in un'attività piuttosto delicata, avendo a che fare con molto denaro. Inoltre si tratta di un lavoro che rimane complesso per le delicate interazioni che si creano con la clientela, la quale oltre a divertirsi rischia di perdere fior di quattrini”.
Il Casinò di Venezia ha due sedi: come cambiano le condizioni di lavoro dei croupier da quella di Ca' Vendramin a quella di Ca' Noghera?
“Le condizioni di lavoro sono state e rimangono – per il poco impiego attuale della sede veneziana – piuttosto diverse in relazione all'ambiente. Pur svolgendo mansioni e attività identiche, la tipologia di clientela che frequenta le sale veneziane è sensibilmente differente da chi gioca a Ca' Noghera, un Casinò più 'di massa' in stile americano, con pochi fronzoli, ma molta produttività.
Ci può essere inoltre qualche piccola differenza nella scansione della turnistica dovuta al fatto che a Venezia si lavori oggigiorno su turno unico (notturno) ma, di fatto, le differenze non sono più così evidenti”.
Quanto è importante la figura del croupier nel riconoscere e prevenire casi di illegalità o di gioco patologico?
“Il croupier è il primo operatore fra i dipendenti della casa da gioco che, avendo a che fare con la clientela durante 'l'azione', può rendersi conto di comportamenti che sconfinino nella ludopatia o in situazioni emotive comunque fuori controllo. Capita dunque di segnalare ai superiori se determinati clienti sembrano essere andati 'oltre', economicamente e psicologicamente.
Alla fine della fiera, è sempre il corpo ispettivo a doversi far carico di queste circostanze, eventualmente intervenendo a placare momenti di difficoltà potendo giungere anche all'inibizione del cliente che si ritenga in eccessiva difficoltà.
Quanto all'illegalità, tutti gli operatori e quindi anche i croupier sono tenuti a rispettare le normative per il contrasto al riciclaggio e laddove si dovessero notare comportamenti 'poco consoni', si segnalano immediatamente ai superiori che assieme alla Direzione effettuano le verifiche e la supervisione.
Per quanto riguarda le attività illegali più banali che possano verificarsi al tavolo (furto di gettoni o tentativi di truffa a danno di altri clienti o della casa da gioco) è evidente che i croupier, assieme ai capitavolo e agli ispettori, rappresentano la prima tutela per la regolarità delle operazioni, grazie all'attenzione che si rende necessaria in quel lavoro. Dopo di che, c'è sempre il sistema di audiovisivi che fa da 'paracadute'”.
MASSIFICAZIONE GIOCO AIUTA LA CONTINUITA' AZIENDALE - “Negli ultimi venti anni il gioco d'azzardo si è sviluppato verso una massificazione della base di giocatori abituali rivolta a classi sociali più numerose e meno abbienti. Questa massificazione del gioco ha forse tolto un po' di fascino ed esclusività alla professione del croupier, ma sicuramente ha contribuito alla continuità aziendale dei casinò italiani e al mantenimento di livelli economici soddisfacenti, mance incluse”.
A raccontare due decenni di storia recente, per quanto attiene il gioco, è Francesco Francalli, segretario aziendale, al Casinò di Venezia, dello Snalc.
Quali sono le principali problematiche che i croupier devono affrontare, dal punto di vista personale e nei rapporti con l'azienda e con i clienti?
“Sicuramente l'aspetto che incide di più dal punto di vista personale sono i turni. La vita in famiglia e le amicizie sono penalizzate da orari che non consentono di frequentare altre persone durante weekend e festività. Rispetto ai clienti, il rapporto è molto soggettivo. Se si riesce a lavorare con empatia, anche la gestione di clienti problematici può risultare agevole”.
Com'è cambiata la quotidianità del lavoro del croupier al Casinò di Venezia a seguito della pandemia?
“Il Casinò di Venezia ha messo in campo le misure di prevenzione della diffusione del Covid-19 più restrittive sul territorio nazionale. Nonostante le evidenti limitazioni alla mobilità dei clienti ai tavoli da gioco, abbiamo riscontrato un inatteso apprezzamento per il livello di sicurezza percepita.
Anche oggi che è venuto meno l'obbligo all'uso della mascherina, la clientela cinese continua a indossarla.
Per la quotidianità del lavoro del croupier, si è registrata solo una gestione della partita al tavolo più ordinata, anche in seguito alla limitazione del numero di ingressi consentiti. A fronte di minori presenze di giocatori in sala, sorprendentemente il volume di gioco è aumentato, con soddisfazione sia dei lavoratori che del Comune di Venezia”.