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Spese gestione e personale tecnico, l'annosa questione dei casinò

11 agosto 2021 - 08:22

Nelle riflessioni circa la possibile istituzione di nuovi casinò, massima attenzione è sempre stata posta e da porre sulle spese di gestione e del personale tecnico di gioco.

Scritto da Mauro Natta

Sempre rifacendomi alla relazioni sui casinò del 1994 rammento un particolare interesse per le spese di gestione e, in specie, quelle per il personale tecnico di gioco. Un argomento che merita attenzione.
Certamente, per il tramite dell’istituzione di una casa da gioco l’ente pubblico ha inteso (e intende) creare le premesse per alcuni benefici socio-economici. Riassumibili nello “scopo fiscale complessivo”.

Proposte e disegni di legge presentati in Parlamento prevedono, in maggioranza, la concessione in appalto al privato della gestione della casa da gioco, il titolare della autorizzazione – trattandosi di deroghe a norme del codice penale – non può che rimanere l’ente pubblico. Si prevede anche la proprietà dell’immobile destinato all’attività di gioco solo ed esclusivamente dello stesso titolare della autorizzazione; un motivo in più per procedere all’attivazione di una nuova sede (la relazione è stata predisposta per una sola casa da gioco, Ndr).

D’altra parte, e non potrebbe essere diversamente, è prevista una norma transitoria per l’adeguamento alla nuova situazione. Il tempo potrebbe essere di cinque anni o il termine della “convenzione” in atto al momento dell’approvazione della legge. Pare che questo evento si avvicini a grandi passi.

Le “entrate tributarie” per l’ente pubblico (nel caso di concessione al privato) sono rappresentate dalla percentuale sui proventi di gioco realizzati dalla casa da gioco e sugli ingressi (solitamente al netto della Siae).
Nel capitolato d’appalto sono stabilite le condizioni ed i criteri di ripartizione, debito conto tenuto dell’esigenza di assicurare al privato l’equilibrio di gestione.

È intuitivo che a maggiori spese di gestione corrisponde una maggiore percentuale a favore del gestore, riducendo le spese di gestione, invece, si incrementerà la percentuale a favore dell’ente pubblico (si tengano presenti le spese per manutenzione straordinaria, si veda nota precedente)..

Tra le spese di gestione quelle per il personale tecnico dipendente sono, senza dubbio, le più rilevanti. Non va dimenticato, nell’economia del discorso, che le case da gioco sono “sponsorizzate” allo scopo di incrementare l’occupazione.
Stante il disposto della normativa Cee (368/75) di cui all’art.16, L.29/12/90, n.428 in ordine alle case da gioco a seconda si tratti di case tradizionali con anche le slot o di case con solo queste ultime, si evince che le future case da gioco dovranno essere dalla prima tipologia. Ciò perché, e l’esperienza insegna e dimostra, senza slot diviene molto difficile prevedere una agevole gestione.

Nel ragionamento che immediatamente precede pare possa ricercarsi e trovarsi la motivazione per non procedersi ad un indiscriminato incremento di case da gioco.
Ritornando al personale ed in specie a quello tecnico, si osserva:

- poiché vi è da ritenere ingiusto – nell’ambito di uno stesso ordinamento giuridico – che le mance concorrano alla composizione dell’imponibile ai fini Irpef e non anche a quello ai fini lavoristico-previdenziali perché se di “compenso” si tratta tale non può essere ai soli fini fiscali, si deve affrontare una successiva questione;

- o trovarsi di fronte ad uno specifico costo del lavoro molto alto ed in questo caso vi è poco da sperare in quanto all’occupazione;

- o prevedere un costo del lavoro ridotto ed allora sarà più agevole premiare il discorso occupazionale, un beneficio per l’ente pubblico, una operazione rivolta e mirata all’interesse generale.

Ma detto beneficio non si esaurirebbe nella maggiore occupazione perché ad un minor costo complessivo farà contro una minore percentuale per il gestore; ne consegue una più favorevole ripartizione a favore del concedente.
Detassando le mance percepite dagli impiegasti tecnici si incrementano le entrate tributarie. Si potrebbe prevedere che, sull’utile della gestione, l’unico prelievo fiscale diretta è rappresentato dalla percentuale sui proventi lordi di gioco destinati ad entrare nella disponibilità finanziaria dell’ente pubblico.

La non tassabilità delle mance, togliendo la premessa logico-giuridica per la sindacalizzazione anche ai fini retributivi e previdenziali, fa pesare in altro loco il costo del lavoro.
Si massimizza, in questo modo, l’utile per la gestione, si massimizzano le aspettative dei lavoratori (occupazione). Ecco perché la detassazione totale delle mance è la soluzione ideale per chi ha a cuore l’obiettivo pubblicistico di conseguire nuove entrate a favore dell’ente pubblico per il tramite delle case da gioco.

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