Casinò terrestri: gli incassi volano ma il treno dell'online ferma altrove
I casinò italiani stanno vivendo un ottimo momento, ma non stanno cogliendo appieno la grande opportunità che è offerta dal gioco online.
Incassi su incassi, ingressi su ingressi. Addirittura superiori ai livelli pre Covid-19. Stiamo parlando dei casinò terrestri italiani, che hanno chiuso aprile e il primo quadrimestre dell'anno con risultati in forte crescita, come del resto i casino online.
Purtroppo, non tutti rendono noti i dati, ma chi lo fa, è il caso di Sanremo e di Saint Vincent, ha certamente motivo per guardare con rinnovato entusiasmo e ottimismo al futuro. La Casa da gioco di Sanremo, infatti, ha chiuso il mese con incassi pari a 4.519.738 euro, il 46,34 percento in più rispetto ad aprile 2022, e risultati analoghi sono quelli della Casa da gioco valdostana: 6.717.008 euro, il 48,92 percento in più rispetto all'anno passato.
Quanto agli altri due casinò, purtroppo i dati non sono ufficiali, ma il Casinò Campione d'Italia, che ha riaperto i battenti il 26 gennaio 2022, nel suo primo anno di attività ha ampiamente raggiunto gli obiettivi che si era dato nel suo piano concordatario approvato dal tribunale di Como, superando di 2 milioni i 40 milioni previsti, mentre al Casinò di Venezia azienda, proprietà e sindacati stanno discutendo sulla ripartizione tra i dipendenti del piano di risultato, che viene dato proprio quando l'andamento è particolarmente positivo. Non lo si potrebbe definire diversamente da “positivo”, visto che nel 2022 il Casinò veneziano, nelle sue due diverse sedi, ha incassato 104 milioni di euro.
C'è poi da aggiungere, per arrotondare i dati, che in questi conteggi non sono inclusi i proventi del gioco online. E qui veniamo alle note, se non dolenti, perlomeno meno acute. Già, perchè i casinò italiani non stanno ancora cogliendo appieno le opportunità offerte dai loro corrispettivi online. E pure essendosi organizzati con licenze ottenute dal regolatore italiano per offrire tavoli, magari anche live, e slot online, la loro presenza sul mercato del gioco a distanza è tuttora residuale. In un caso, addirittura inesistente, visto che il Casinò Campione d'Italia non ha ancora riavviato le sue attività di gioco online, che erano state ovviamente interrotte al momento della sua chiusura, a luglio del 2018, quando era stato sentenziato il fallimento (poi annullato) della sua società di gestione, e nei giro di poco aveva anche licenziato tutti i suoi dipendenti.
Altri tempi, si diceva, rispetto a quelli bui nei quali il Casinò che si affaccia sul lago di Lugano era chiuso, e altri tempi anche rispetto agli anni di pandemia, che aveva causato per lunghi mesi il lockdown delle attività di gioco fisico, una decisione governativa che aveva inevitabilmente favorito le attività online. Ma, appunto, i casinò terrestri non sembrano ancora avere preso posto nel treno del gioco online. Perlomeno, non in prima classe, dove siedono invece operatori puramente online e che dunque non si avvantaggiano, come potrebbero di converso fare quelli fisici, di un “marchio” ben riconosciuto come può essere quello delle strutture terrestri di Sanremo, Saint Vincent, Campione d'Italia e Venezia.
Qualche dato, a dimostrazione di quanto si sta dicendo: ad aprile 2022 gli incassi dei casinò online in possesso di una regolare licenza per l'esercizio in Italia (i cosiddetti “dot it”) hanno incassato qualcosa come 191,6 milioni di euro, segnando una crescita di circa il 20,9 percento rispetto allo stesso mese dell'anno passato. Ma quanto si vanno ad analizzare le quote di mercato dei singoli operatori, emerge che il Casinò di Sanremo ne detiene poco più dello 0,1 percento, mentre il Casinò di Venezia non arriva neanche a tanto.
Sono dati su cui riflettere, e che si collocano in un contesto tricolore in cui il decreto Dignità (peraltro fortemente rivisitato dal Governo Meloni con il decreto Lavoro varato il primo maggio, ma solo sul versante del reddito di cittadinanza) continua a vietare agli operatori di pubblicizzarsi in nessuna forma. Questo, dunque, soprattutto sul versante online dovrebbe favorire (ora lasciamo ovviamente stare gli operatori illegali) coloro che dispongono di brand storici e ben riconosciuti, come sono appunto i casinò terrestri, che possono vantare una storia in qualche caso più che secolare e che magari possono contare su un effetto passaparola, che anche in questi tempi moderni è sempre un efficace strumento di marketing.
Invece, questo avviene in maniera residuale, e chi gioca ai casinò online “dot it” preferisce in larga misura affidarsi a operatori “di casinò” puramente a distanza. Ma che forse sanno meglio come attirare una clientela forse non del tutto corrispondente a quella “tipo” dei casinò terrestri, e che sanno meglio intercettare i trend del mercato.
Di tutto questo, anche se pure di molto altro, si è parlato nel recente Online Casino Summit Italia, la cui prima edizione, quella del 2023, è andata in scena a inizio maggio a Roma.
Tra i tanti relatori, infatti, l'avvocato Giovanni Carboni dell'Egla (European Gambling Lawyers & Advisors) ha evidenziato, tra i numerosi temi affrontati, come il mercato del gioco online stia crescendo a un ritmo del 10 percento annuo, quanto a gross gaming revenues (per dirla in italiano, le entrate lorde di gioco prima della tassazione).
I conti sono presto fatti: di questo passo, potrebbe facilmente raggiungere i 70 miliardi di euro entro il 2023. Un mercato ricco non solo dal punto di vista di chi ci opera, ma anche per la sua offerta costantemente rinnovata e che sposa costantemente l'innovazione e il divertimento. Basti pensare alla pioggia di slot online che ogni settimana debuttano sul mercato e che lasciano spazio a ogni genere di fantasia e tematica: dalle classiche tuttifrutti a quelle ispirate a rock band, o ancora al mondo delle favole o a creature mitologiche.
Sempre più spesso, per non dire che ormai è parola di uso corrente, si parla di multicanalità, anche nel gioco. Chi potrebbe garantire un'esperienza di gioco, non solo alle slot ma anche ai tavoli, più completa e interscambiabile che i casinò terrestri?
L'impressione e l'auspicio è che il buon momento dei casinò terrestri (comunque molto e forse irrimediabilmente lontani dai loro anni d'oro, quando bastava aprire le porte e i giocatori entravano) non li faccia cullare troppo sugli allori e distrarre dalla necessità di valutare appieno il mercato, le sue sfide e le sue potenzialità. Gioco online compreso, of course, una diversificazione dell'offerta che, se gestita con criteri realmente imprenditoriali (ferma restando la salvaguardia del giocatore, peraltro assicurata dal fatto che i casinò a distanza operano su autorizzazione e su controllo dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli) potrebbero davvero portarli nella prima classe del treno dell'online, già partito da anni dalla stazione Italia.