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Imposte e nuovi casinò, un'occasione mancata e che si ripropone

03 luglio 2023 - 09:47

Nel dibattito che sembra riprendere vigore in merito alla possibile apertura di nuovi casinò, spazio anche a considerazioni sull'apporto che darebbero alle imposte.

© Pavel Danilyuk / Unsplash

© Pavel Danilyuk / Unsplash

Ho potuto leggere su Gioconews.it che le imposte indirette l’anno scorso sono cresciute del 63 percento anche grazie a quelle su lotto e lotterie.

Allora mi chiedo per quali motivi non si parli più di case da gioco; posso anche capire che nel 1992 successero altri eventi che, molto probabilmente, impedirono il proseguimento dell’esame in Commissione dei vari progetti e disegni di legge presentati alla Camera ed al Senato; rimane in ogni caso, il fatto della Corte costituzionale che più volte ha invitato il legislatore a provvedere in tema, a una legislazione organica.

Rammento che anche le organizzazioni sindacali si interessarono e ci fu chi provò a fare conoscere le proprie idee in merito, mi pare persino si parlò, all’epoca, di casinò sulle navi da crociera battenti bandiera italiana.

Bando alla nostalgia, forse dovuta al fatto che nel 1992 ancora lavoravo e che il tema aveva suscitato interesse perché c’era chi aveva proposto per la gestione di affidarla a chi già se ne occupava.

Da parte di molti si prevedeva la formazione di un Corpo di polizia specializzato formato da Guardia di finanza, Carabinieri e Polizia sul modello della vicina Francia con il compito di un controllo sui materiali e sulla regolarità del gioco.

Per quanto mi è dato conoscere le imposte sono usate per soddisfare la necessità dei servizi a livello nazionale e locale. Non penso che affermare l’eventualità che agli enti locali periferici, se avessero una casa da gioco sul loro territorio, sarebbe necessario un apporto di risorse da parte dello Stato di minore entità; certamente a beneficio di altri.

Sicuramente non tutti i Comuni potrebbero far richiesta in tal senso ma dovrebbero rispondere a certe caratteristiche specialmente in campo turistico. Non si può non sottolineare la rilevanza di detto comparto nel concorso al prodotto interno lordo nazionale.

E neppure possiamo escludere dal discorso l’occupazione diretta e dell’indotto che ne potrebbe, senza dubbio alcuno, derivare.

È certo che una buona parte di coloro che si recano all’estero travestiti da turisti lo fanno anche per andare a giocare; nella vicina Francia, Svizzera, Germania e Slovenia i casinò si contano a centinaia. Non va dimenticato, tra ogni altra considerazione, che la limitazione dei contanti è maggiore e cinquemila che sono ammessi nel Paese.

Per concludere, stante le precedenti annotazioni, sono certo, avendo partecipato alle discussioni nel lontano 1992, che esistono tutti i mezzi per limitare le gestioni allegre, mi scuso se così le definisco, leggi, regolamenti di polizia ecc. da aggiungere a quanto già in essere: il divieto accesso alle case da gioco a ludopatici e a quanti segnalati dai parenti alle direzioni giochi e ai minorenni.

 

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