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La Francia a caccia di soldi dai casinò games: possibile effetto boomerang?

24 ottobre 2024 - 11:29

La Francia punta a legalizzare i casinò online per incassare nuove entrate fiscali, ma il risultato complessivo potrebbe essere inferiore alle attese.

Scritto da Mauro Natta
Foto di Chris Karidis su Unsplash

Foto di Chris Karidis su Unsplash

Anche in Francia il governo pare essere alla ricerca di entrate per far quadrare i conti; una possibilità arriva dalla tassazione del gioco online e soprattutto dall'introduzione dei casinò a distanza.
C’è da credere che prima di fare il passo sia stata messa sotto esame la situazione negli altri Stati dell'Unione europea.
Personalmente ho cercato di seguire il trend dell’online specialmente durante il periodo pandemico e dopo con la situazione economica mutata. La preferenza viene data ai giochi da casinò per tanti motivi tra i quali: la possibilità di giocare da casa e non muoversi perché anche le spese di trasporto rilevano e non poco e il poter cambiare casinò e gioco in qualunque momento.

Mi sono ritrovato spesso a scrivere della concorrenza ai casinò mettendo in evidenza l’online e, finalmente, anche se non ce ne era alcun bisogno, ecco una conferma nella lamentela della categoria.
Forse l’imposizione prevista può pareggiare la perdita di occupazione e non solo quella diretta? Ma non si potrebbe sottacere quella dell’indotto turistico e alberghiero stante la rilevanza accettata per le molte case da gioco esistenti sul territorio francese.

Forse qualcuno ha pensato che l’occupazione che finora è stata possibile nei 203 casinò fisici in Francia continua a rimanere tale? Forse le imposte dei rimanenti casinò fisici possono essere compensate dalle nuove a carico dell’online?

Si può, invece, cercare come suggerito di lottare efficacemente contro il gioco d’azzardo illegale.
Probabilmente c’è alla base di un simile provvedimento legislativo la convinzione di incrementare il gettito per fare fronte ad altri costi ma potrebbe verificarsi, come è credibile pensarla una diminuzione dell’imponibile; in questo caso il risultato che si otterrebbe potrebbe non essere positivo.
Ma la problematica francese rileva anche per un pensierino alla posizione nazionale dove si era provato a coinvolgere il turismo 
con le case da gioco spingendo il discorso ai casinò sulle navi battenti bandiera italiana oltre lo Stretto di Gibilterra e il canale di Suez.

Tornando all’occupazione, come giustamente rileva il Ceo di Joa Groupe Laurent Lassiaz, è ancor più grave che il calo si verificherà nelle piccole città che risentiranno più di altre relativamente al comparto turistico.
Qui mi fermo perché non vorrei giungere alla teoria dei vasi comunicanti  - la scuola non la frequento più da tani anni – che, forse nel caso in esame non mi sembrano calzanti al riguardo delle quantità che potrebbero risultare diverse.
Avendo a disposizione ben 203 casinò, non mi pare una situazione confrontabile con quella italiana dove e ne sono quattro. È anche ipotizzabile, da parte mia, che alla fine della fiera la situazione in relazione al gettito fiscale specifico ed alle rimanenti negatività in campo occupazionale, si mostri immutata.

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