Casinò Campione, i dipendenti tornano in tribunale
Fissate le date delle udienze per discutere la cause proposte dai dipendenti del Casinò Campione, che chiedono l'annullamento del loro licenziamento.
Il 19 aprile il termine ultimo per integrare la documentazione al piano di concordato della società di gestione, il 3 maggio l'udienza per discuterlo in tribunale a Como. E ancora, il 9 giugno l'udienza dell'inchiesta penale avviata dalla Procura lariana sulla gestione del Casinò e del Comune di Campione d'Italia dal 2013 al 2018.
In questo calendario fitto di date in rosso, ce ne sono da appuntare altre due, di uguale importanza, ai fini della definizione della vicenda, che tutti sperano porti alla riapertura della Casa da gioco, chiusa dal 27 luglio del 2018, ossia dal giorno in cui il tribunale di Como aveva sentenziato il fallimento per insolvenza della sua società di gestione, una sentenza poi annullata dalla Corte d'appello di Milano, con la Cassazione che ha infine ribadito la validità dell'annullamento ma con riassunzione della causa da parte del tribunale di Como, che deve ora decidere su una nuova istanza di fallimento sempre presentata dalla Procura di Como.
Si tratta del 25 marzo e poi del 20 maggio: in quelle date saranno infatti discusse le cause promosse rispettivamente dai sindacati Cgil e Uil la prima e dal sindacato Snalc la seconda (anche se ovviamente il mandato è stato affidato a dei legali), in rappresentanza totale di circa 250 dipendenti del Casinò, che chiedono l'annullamento del licenziamento che era stato disposto dalla curatela dopo la chiusura della Casa da gioco.
LA VICENDA - Già all'epoca, era l'inizio del 2019, i dipendenti avevano proposto impugnazione del licenziamento alla curatela. Avevano sessanta giorni di tempo dalla comunicazione del licenziamento per farlo, “assicurandosi” così la possibilità, poi colta, di adire, stavolta entro centottanta giorni (da sommare ai sessanta precedenti) al tribunale del Lavoro.
Lo avevano fatto nell'estate 2019, a maggior ragione dopo che la Corte d'appello di Milano aveva annullato la sentenza di fallimento della società, avviando un contenzioso che aveva poi imboccato la (lunga) strada della Corte di Cassazione.
Le prime udienze in tribunale a Como ci sono state sul finire del 2019, ma i giudici avevano sospeso il giudizio sull'impugnazione del licenziamento, in attesa della decisione della Cassazione. E ora che lo stessa è arrivato, che la società è tornata in bonis, che il tribunale di Como ha riassunto la causa di fallimento, i legali dei lavoratori hanno chiesto la riassunzione delle cause, con l'unica differenza che ora la controparte dei dipendenti non è più la curatela, ma la stessa società di gestione.
GLI SCENARI - Ovviamente, la decisione che i giudici prenderanno sarà fondamentale anche nella definizione del percorso concordatario e dello scenario alternativo, ossia il fallimento, tenendo presente però che la causa che fa capo al sindacato Snalc sarà discussa dopo che la società di gestione avrà presentato il suo piano di concordato, entro appunto il 19 aprile, e che lo stesso sarà stato discusso.
Quella che fa capo a Cgil e Uil, invece, arriva prima e c'è dunque grande attesa per la decisione che sarà presa dal giudice (che comunque sarebbe appellabile e non definitiva) e per i passi che potrebbero essere fatti prima ancora del 25 marzo dalla società: magari una proposta transattiva. Certamente, la società ha necessità di definire tutte le sue pendenze, anche nei confronti dei dipendenti, prima di poter presentare il piano. Altrettanto certamente, se ci dovesse essere un nuovo fallimento, le causa di lavoro potrebbero andare avanti, ma senza speranza di riassunzione.