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Casinò e uso contanti, una storia che parte da lontano

27 ottobre 2022 - 17:34

Torna di stretta attualità il dibattito in sede politica sull'utilizzo del denaro contante in Italia, una tematica che interessa anche i casinò.

Photo by Josh Appel on Unsplash

Photo by Josh Appel on Unsplash

In primis intendo precisare che la politica, in quanto orientamento di chi scrive, non rientra assolutamente nella discussione che segue. Non è tanto la fissazione di un livello diverso, nella specie, più alto, per l’uso del contante, quanto il seguito di un argomento che ho più  di una volta ho narrato in tema di case da gioco.
Qualche lettore rammenterà di aver trovato dei miei suggerimenti al legislatore in riferimento all’art. 1933 del codice civile che, includendo i debiti di gioo tra le obbligazioni naturali, non concedeva la tranquillità necessaria nell’anticipare i gettoni per il gioco contro assegni. Infatti dette obbligazioni, nel caso un assegno non onorato, non consentono il recupero del relativo credito.

Non va sottaciuto che, a datare dal 1992 quando in Parlamento furono presentati disegni e progetti di legge sulle case da gioco, il richiamato articolo era compreso in qualcuno di questi che intendevano metter mano a raccomandazioni e inviti della Corte Costituzionale per una legge organica sul tema specifico che mancava.
Aggiungevo sempre la discrasia di cui all’art. 3 del decreto n. 195 del 19 novembre 2008 che vietava, all’italiano che si recava all’estero e allo straniero che arrivava in Italia, di possedere una cifra superiore a diecimila euro. Il che imponeva la dichiarazione del possesso di importi superiori alla dogana.

Precisavo inoltre, ed è appunto la motivazione dell’odierno intervento, che si era creata involontariamente la condizione per la quale, potendoselo permettere, alcuni giocatori italiani si recavano oltre confine camuffati da turisti.
Ma il limite sino ad ora in vigore non permetteva pagamenti eccedenti un certo importo; questi erano possibili solo con assegni non trasferibili o con più accessi alle casse da persone diverse e/o cassieri diversi.
Dal 2001 sono in pensione e da quella data non si può nascondere che il numero delle case da gioco nel Paese sia, salvo qualche piccola e temporanea variazione, immutato mentre quelle i nostri confini seguitano a fare pubblicità che da noi è severamente vietata.
Non penso ci sia alcun dubbio sul fatto che le case da gioco rivestono importanza nel comparto turistico e alberghiero, che l’indotto, unitamente all’occupazione diretta, rappresenta ciò per cui le case da gioco sono state autorizzate dal 1927 in poi. 

È sotto gli occhi di tutti il continuo calo delle entrate dei casino autorizzati, un calo quantitativo e qualitativo.
Un insieme di concause ha contributo a creare la situazione attuale che vede sempre più diminuire le “entrate tributarie” a favore dell’ente pubblico titolare dell’autorizzazione alla casa da gioco, le percentuali sui proventi lordi da attribuire alla gestione sono, forzatamente, sempre più elevate e. conseguentemente, povere per il concedente.
Il costo del lavoro, anche a causa della diminuzione dei ricavi, ha raggiunto una componente eccessiva sul totale di questi, che alcuni anni fa, era inimmaginabile.

L’occupazione diretta e dell’indotto ne soffre e continuerà a soffrirne se non si pone rimedio ad una alquanto sgradevole situazione.
La riduzione del costo del lavoro nel comparto in discorso permetterebbe un certo riequilibrio nella gestione che dal punto di vista finanziario peserebbe meno sul bilancio pubblico. Ma questo è un argomento che mi riservo per un prossimo futuro, allorquando si parlerà di cuneo fiscale. 
Non mi pare di esagerare se ho rammentato la natura giuridica delle entrate che derivano agli enti pubblici periferici  proprietari di un casa da gioco qualunque sia la tipologia gestionale.
Quanto precede non ha altro intendimento di raffigurare una possibile concausa del trend del gioco d’azzardo autorizzato nei casinò. Non mi stancherò di ripetere ad ogni occasione che la garanzia di potervi accedere solo se maggiorenni è certa e la possibilità concreta di vietare l’accesso a un ludopadico è una sicurezza.

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