skin
Menu

Cause ed esodi al Casinò St. Vincent: qualche domanda sul contratto unico

27 luglio 2024 - 09:32

Al Casinò di Saint Vincent diverse vicende sindacali sotto la lente, intanto si procede lungo la strada del contratto unico.

Scritto da Mauro Natta

Foto di Zach Lucero su Unsplash

Sono i fatti nuovi che fanno pensare: da una parte la precisazione relativa all’iniziativa di una settantina di dipendenti di gioco del Saint Vincent Resort & Casino con la richiesta di ripristinare i contratti esistenti con Sitav Spa e Siser Spa, rispettivamente per i giochi francesi e quelli americani.
Probabilmente ritengo si tratti del non gradimento di un contratto unico forse, tra le motivazioni, per la consistenza dei proventi aleatori che sono differenti come si può leggere negli allegati al bilancio al 31 dicembre 2023.
Per quanto posso aggiungere può darsi che la differenza citata possa arrecare un divario nella sommatoria tra retribuzione e punto, cioè la quota parte spettanza all’impiegato tecnico stabilita dalla maggioranza dei dipendenti in discorso. Come ho citato altre volte, in una casa da gioco italiana la problematica in discorso ha trovato la soluzione in una differente ripartizione dei proventi aleatori. Non anticipo altro e resto a disposizione per ulteriori chiarimenti e precisazioni.

Il licenziamento per quanto sotto forma di esodo volontario di una trentina di dipendenti richiamando la L. 223 del 1991 e, se la memoria non mi fa danno i miei ricordi da dirigente sindacale almeno 30 anni or sono mi richiamano agli articoli 4 o 24 della legge citata.
Mi pare difficile immaginare, dopo l’assunzione di impiegati a chiamata in caso di necessità nel ramo giochi, una eccedenza di personale causa, ora, dei costi non sostenibili di cui al concordato in scadenza.
In ogni caso è dato leggere: “Eccedenza occupazionale” al Casinò di Saint Vincent. Questo il motivo che ha portato l’amministratore unico della società Rodolfo Buat ad avviare la procedura di riduzione del personale riguardante n. 30 lavoratori operanti presso l’Unità produttiva Casa da gioco.

E ancora: Nella lettera inviata alle organizzazioni sindacali  si spiega a motivare la necessità che il piano industriale su cui è fondata la ristrutturazione del debito concordatario prevede un contenimento dell’organico e del costo del lavoro, oltreché incrementi di produttività.
Termina l’articolo: La procedura va dunque considerata  “una delle azioni che la Società mette in atto” e potrebbe in prospettiva “non essere risolutiva alla luce dell’evoluzione del mercato e delle esigenze di progressiva trasformazione organizzativa”. E ancora: per quanto concerne la scelta dei lavoratori verso i quali applicare il licenziamento di “derogare il criterio di scelta legale convergendo sull’applicazione – con riferimento all’intero organico aziendale – del seguente unico criterio di scelta: adesione volontaria dei lavoratori all’esodo”.

Non ho capito, d’altra parte non sono avvocato:  “il pagamento di una somma di euro 5.000,00 lorde quale risarcimento  della rinuncia ad azioni legali contenute nell’accordo di uscita”.
Certamente non intendo disquisire su quanto immediatamente precede, forse, trattasi di una prassi normale. Non ne sono al corrente e non mi pare sia il caso di interessare un legale del ramo specifico per avere un parere. Un pensiero però incombe: per quali motivi, se tutto è fatto a norma di legge, dovrebbe essere necessaria una rinuncia?
Dopo tutto si tratta, parlando di rinuncia, di un atto con in quale si dismette un diritto soggettivo da parte del titolare.  Questo è quel poco che rammento.
 

Altri articoli su

Articoli correlati