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Contratto unico e casinò, i tanti volti della questione fiscale

13 dicembre 2024 - 10:18

L'analista di gaming Mauro Natta esamina il tema dell'imminente contratto unico per i dipendenti di gioco del Casinò di St. Vincent, sotto i diversi profili fiscali.

Scritto da Mauro Natta
Foto di Gabrielle Henderson su Unsplash

Foto di Gabrielle Henderson su Unsplash

Il fatto che mi ha procurato la curiosità di come definire un contratto di lavoro relativo agli impiegati tecnici del casinò di Saint Vincent risale agli ultimi mesi del 1994.
Il motivo più rilevante risiede nella fine della gestione privata il 30 giugno e l’inizio di quella pubblica dal primo luglio. Anticipo  che non l’ho potuto portare a termine entro il 2000 quando sono andato in pensione.

A quell’epoca mi interessavo della questione fiscale legata alle mance dei croupier e il mio pensiero era collegabile a corda doppia con il punto ovvero la partecipazione alle mance elargite dai clienti vincenti dei citati dipendenti.
Lungi dal ritornare sulla discussione in ordine alla tassabilità delle mance se non al richiamo che il beneficiario non può essere l’impiegato e che, non sono il primo a dirlo, come ho potuto leggere in una sentenza si potrebbe paragonare, ancorché impropriamente, a una imposta la parte che gli impiegati devolvono alla gestione della casa da gioco. Qui mi fermo dopo aver notato che non può partecipare alla mancia colui che la finanzia tramite la vincita pagata al giocatore.

Brevemente mi preme ricordare come le disposizioni di cui al decreto n. 314 del 1997 assoggettano all’Irpef la parte delle mance spettanti ai dipendenti e alla contribuzione ai fini pensionistici Inps a carico del gestore. Il tutto comporta un costo per il lavoratore e per l’azienda che, in ogni tipologia gestionale, si trasforma in una minore entrata tributaria per l’ente pubblico concedente.
La tassazione agevolata con l’aliquota al 5 percento sulle mance nel comparto alberghiero e della ristorazione mi suggeriscono che se la stessa aliquota (anche le ma mancia è parte della vincita e questa è esente da imposta) fosse applicata anche a quelle in discorso con in lavoratore che potrebbe ricorrere alla pensione integrativa, saremmo di fronte a un risultato possibile e utile.
Ritengo di essere stato breve e  comprensibile per la prima parte e passo al contratto unico per impiegati dei giochi francesi e americani. Al momento per come lo avevo pensato ai tempi e come, recentemente richiamando la multifunzionalità, lo avevo immaginato.

Molti conoscono che esistono, tra altri, alcuni riferimenti statistici che possono confortare la tendenza della domanda, in specie in relazione al rendimento dei giochi quali:
il raffronto  tra contanti cambiati al tavolo e il risultato,
il rapporto tra mance ed introiti dove personalmente prediligo il conteggio tavolo per tavolo e non per totale,
le percentuali a favore del banco.

Esaminandoli singolarmente possiamo notare le differenze tra giochi tradizionali ed americani slot escluse che accenno per sommi capi e nell’ordine ricavabile da quanto immediatamente precede:

Giochi francesi o tradizionali: 
roulette francese, 22,8 – 50 – 2,70 (combinazioni multiple);
fair roulette, 18,1 – 50 – 2.70;

Giochi americani:
roulette americana, 26.5 – 33 – 5,26;
black jack, 26 – 4,5 – 1.05.

È agevole rimarcare come le mance siano maggiormente possibili nei giochi francesi e per non annoiare alla medesima conclusione si giunge se aggiungiamo altri giochi sia tradizionali sia nuovi.
Gli esempi che precedono non vanno oltre alla  affermazione del fatto che le mance possono avere consistenze differenti. In ciò che pensavo era appunto la convivenza della multifunzionalità con il cosiddetto punto cioè la misura di partecipazione alle mance da parte del singolo addetto al gioco. Attendo per  conoscerne di più.

Avevo ritenuto logico – stante il significato di multifunzionalità personalmente inteso come conoscenza professionale per esercitare più giochi – il ritenere equo riconoscere in qualche modo,  direttamente ed esclusivamente, da parte dei lavoratori aventi causa, pensavo a una classifica caratterizzata dalle effettive professionalità da dedicare alla produzione e, conseguentemente premiante.
Per concludere ho sempre sostenuto il ricorso alla qualità più volte accennata in quanto la ritenevo e la ritengo un tramite mirato, unitamente alla riduzione dei costi, valida all’adeguamento dell’offerta alla domanda.
 

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