Stati Generali Amusement: 'Penalizzati anche a livello regionale, cambiare norme e Tulps'
In un incontro con gli onorevoli FdI Andrea Tremaglia e Carlo Fidanza, i rappresentanti del settore amusement italiano sottolineano il problema di una 'burocrazia molto confusa, non chiara, che non rende comprensibile quali sono i giochi utilizzabili e quali no.'
"Abbiamo molti problemi nei rapporti con l'ente regolatore, Adm, e altre realtà di riferimento. Dai Monopoli ci aspettiamo non solo una modifica dei regolamenti tecnici, ma anche che si mettano le mani al Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza."
Così Alessandro Lama, presidente di Federamusement, nel corso di un incontro (virtuale) organizzato con gli onorevoli Andrea Tremaglia e Carlo Fidanza, entrambi esponenti FdI, disponibili a farsi portavoce delle esgenze di un settore fortemente penalizzato negli ultimi anni da una regolamentazione che spesso vede l'amusement, ossia i giochi di puro divertimento, con i giochi con vincita in denaro.
Circa 60.000 operatori coinvolti tra impiegati direttamente impiegati e indotto di un settore che spazia dalle giostre ai roller coaster, dai giochi automatici a moneta, passando per i giochi a cabina in vetroresina ai banchi dolciumi, alle simulazioni elettromeccaniche e molto altro. Questo è il settore amusement, animato in Italia da oltre 200 con il 65 percento di queste che sono in attività da oltre vent'anni. Il fatturato globale del settore è stimato in circa 250 milioni di euro annui. Questi i numeri del settore, snocciolati da Michele Carucci, del gruppo Dedem, nelle vest idi moderatore dell'incontro.
Dopo l'allarme lanciato da Lama, che ha sottolineato come il comparto sia "in grave difficoltà", l'intervento di Andrea Tremaglia evidenzia come si tratti per lo più di un settore composto da aziende familiari per le quali "oggi esiste una sostanziale omogeneizzazione del trattamento e il settore dei giochi veri e propri, quelli con vincita di denaro, che richiede invece un'attenzione e una regolamentazione di tipo diverso. Esiste una difficoltà nel lavorare in Italia", aggiunge Tremaglia, "dovuta ad aspetti ad aspetti tecnico e burocratici che soprattutto nell'importare macchine dall'estero si presentano molto più pesanti di quelli del resto d'Europa."
Dopo di lui Carlo Fidanza conferma di essere a conoscenza del fatto che "in Italia è da molto tempo che si sta trascinando questa situazione di difficoltà", e conferma la sua disponibilità "a lavorare su questi temi anche in ambito europeo, dove ho sempre seguito in questi anni la commissione del mercato interno, che ha una competenza trasversale nell'armonizzazione di tutte le normative interne, principalmente legate al digitale, che ha sicuramente a che fare con il vostro settore."
Marco Raganini, presidente all’Anbi, aggiunge che "da quando è stato messo in atto questo decreto che ci ha accomunato burocraticamente con i giochi con vincita in denaro, ci siamo subito resi conto delle varie problematiche. Da quando, nel 2021, è stata introdotta la pratica di dover certificare tutti i giochi che non avevano nullaosta, è partito un momento molto difficile per noi, dato che erano pratiche alle quali non eravamo avezzi. Acquistando un gioco si dava per scontato che avendo le marcature Cee, lo si potesse utilizzare normalmente pagando ovviamente le imposte di legge. Abbiamo poi capito che anche giochi recenti, acquistati anche dopo 2021, avrebbero rischiato di essere tolti dalle nostre sale, considerati non più utilizzabili. C'è una zona grigia della legge perché non si capisce bene quali sono i giochi che si possono far lavorare e quali altri no. Delle linee guida che vengono mandate ai certificatori, alcuni non passano a prescindere dal fatto che siano giochi innocui o meno. Ora abbiamo una proroga che ringraziamo di aver ottenuto, ma quando scadrà questa proroga non abbiamo la sicurezza di poter continuare con almeno la metà delle nostre attrezzature. Meno ancora sappiamo quali sono i giochi nuovi che potremmo installare."
Anche Vanni Ferro, presidente di New Asgi, sottolinea come ci sia, in Italia, "una normativa che ci obbliga a considerare le macchine come se fossero dei giochi in denaro. Di fatto ciò ha bloccato e innovazione e importazioni. Rappresento un'associazione di gestori, tante famiglie. Non siamo grosse aziende, ma cerchiamo di portare avanti in maniera onorevole e onesta e il nostro lavoro. Ci troviamo oggi ad essere colpevolizzati in maniera assurda, senza poter utilizzare macchine che vengono commercializzate in tutto il mondo in maniera tranquilla. Noi vogliamo essere regolamentati, ma chiediamo una regolamentazione che riguarda specificamente il nostro settore del gioco senza vincita in denaro. Non possiamo dover rispettare delle regole come se fossimo una Formula 1 mentre invece siamo delle 500. I nostri operatori sono ormai da quattro o cinque anni vincolati all'interno di questa normativa che, considerando anche il periodo del covid, ci ha portati in una fase assolutamente disperata, nella quale la gente non sa da che parte guardare. Consideriamo pure che abbiamo anche regioni che legiferano in modo diverso sul nostro settore."
Interviene quindi Tiziano Tredese, presidente del consorzio Fee, raccontando di aver partecipato a un grande evento del settore in Cina dal quale tuttavia "sono tornato a casa con ordini pari a zero. Questo perché qualsiasi gioco innovativo che ho visto là, in 62.000 metri quadri di fiera, fa parte di giochi moderni, con una ruota, un rullo, cose che in Italia sono vietate, perché qui qualcuno ha pensato che i nostri giochini siano delle slot. Dovremmo produrre anche noi qualcosa di nuovo, ma siamo bloccati da questa situazione. E ora veramente di mettere mano e cambiare tutto. In Cina si considera l' amusement alla pari di cultura, turismo, sport, media e metaverso, rimescolando tutti questi elementi, mentre noi invece in Italia siamo sotto una legge fatta da dei poliziotti che, poveracci, cosa possono capire di quello che è il divertimento e l'amusement."
Chiude un messaggio di Giorgio Bosa, presidente di Andimepa, che conferma come "in alcuni casi i nostri giochi vengono fatti togliere dalle sale perché ritenuti al pari di quelli con vincita in denaro. Quindi devono rispettare le distanze dai luoghi sensibili". Una situazione che per l'amusement, spiega Bosa, "non ha senso".
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