“È importante emanare una legge che davvero si occupi di prevenire la diffusione del gioco: una cosa è il gioco legale che toglie spazio alla criminalità, l'altra il gioco che si offre a ogni angolo di strada, quindi sarebbe utile porre delle limitazioni, esercitare una vigilanza costante, ridurre i punti di raccolta, ed effettuare un monitoraggio molto attento attraverso l'Agenzia delle dogane e dei monopoli”.
Questa è la ricetta proposta per il riordino del gioco pubblico e il contrasto a quello illegale da Federico Cafiero de Raho, già Procuratore nazionale Antimafia, e attualmente vice presidente della Commissione antimafia nonché deputato del Movimento cinque stelle nel corso dell'evento di presentazione della nuova edizione de “La pandemia da azzardo. Il gioco ai tempi del Covid: rischi, pericoli e proposte di riforma”, libro edito dalla casa editrice Altreconomia, scritto a quattro mani da Claudio Forleo e Giulia Migneco e presentato oggi, 8 giugno presso la Sala stampa della Camera dei deputati.
Cafiero de Raho poi svolge un'accurata disamina delle criticità del settore, in virtù della sua esperienza come magistrato. “Le slot sono il meno rispetto a quello che avviene, sono aperti punti di raccolta scommesse dove si scommette su tutto, ed è pensabile che in quartieri poveri ci siano più punti di raccolta scommesse, è evidente che la raccolta delle scommesse è finalizzata a qualcosa che va anche oltre il gioco, che I vari punti di raccolta possono rappresentare altrettanti canali di riciclaggio, punti in cui spesso non c'è quasi nessuno se non in determinati orari.
Poi c'è il limite della tessera sanitaria ma non è detto che venga adottata, se corrisponde alla persona che va a giocare a meno, e certe volte non c'è controllo.
Questo vale per i punti di gioco fisico, dove la dipendenza spesso non viene rilevata, non ci sono canali di segnalazione.
Accanto al canale legale a volte ci sono dei percorsi illegali che sfuggono totalmente al controllo, solo con i controlli infatti si capisce se le regole vengono osservate o meno.
Per i canali online è ancora peggio: spesso la criminalità organizzata apre società in altri Paesi, in cui il contrasto ad essa è più debole. Ci sono tantissimi siti consultabili - lo dico per esperienza personale - con un'evasione totale delle tasse e nei confronti dei quali l'Agenzia delle dogane e dei monopoli non riesce a intervenire.
Da parte del nostro Paese poi c'è una sorta di ambiguità che non fa comprendere fino a che punto lo si voglia controllare il gioco”.
Nel corso dell'evento alla Camera dei deputati sono stati diversi gli interventi.
In apertura a parlare è stata Anna Ascani, vice presidente della Camera dei deputati: “Dobbiamo porci il problema di quali regole è possibile introdurre e di come proteggere le persone. È vero che una fonte di incassi per lo Stato ma quello che ci costa la dipendenza dal gioco patologico è più del guadagno di 10 miliardi”.
Per Gian Antonio Girelli, deputato del Partito democratico, è “importante che anche Enti locali, Regioni, Comuni possano lavorare per contrastare il fenomeno. Lo Stato ha sempre affrontato questo fenomeno a parole ma non in modo diretto e puntuale dal punto di vista normativo; il gioco è stato spesso utilizzato per raccogliere risorse in caso di bisogno, e visto che è un fenomeno in continua evoluzione, il modo in cui la criminalità legge il fenomeno ci pone di fronte alla necessità di un'accelerazione nel contrastare la sua degenerazione”.
Andrea Bosi, vice sindaco del Comune di Modena e vice presidente di Avviso pubblico con delega sul tema del gioco d’azzardo puntualizza: “Il tema del fenomeno del gioco con le dimensioni che ha assunto, pari a 120 miliardi di giocato, fanno interrogare gli Enti locali sulla ricaduta che ha sulle comunità. Un'associazione come Avviso pubblico raccoglie le istanze degli Enti locali e prova ad analizzare il problema: nel riordino si dovrebbe partire dalla riduzione dell'offerta, e non si può far compartecipare gli Enti locali agli utili derivanti dal gioco. È vero che gli utili possono servire a finanziare i servizi, il servizio sanitario nazionale, ma devono anche essere spesi per la cura del gioco patologico, visto il proliferare di luoghi fisici in cui si gioca e la mancanza, ad oggi, di una legge nazionale che comporta conseguenze diverse da città a città, con criteri che valgono per un territorio ma non per un altro. Quindi serve una legge nazionale con premesse chiare e nette di riduzione e maggiore controllo dell'offerta”.
Giulia Migneco, responsabile Comunicazione di Avviso pubblico e co-autrice del libro presentato oggi invece punta l'attenzione sui dati, partendo dal confronto sulla pubblicazione realizzata nel 2017. “Dopo 5 anni, i numeri che a noi all'epoca sembravano già impressionanti sono aumentati. Nel 2021 la raccolta di gioco è stata pari a 111 miliardi, le stime per il 2022 invece parlano di circa 140 miliardi. Un dato che nessuno riesce a capire e valutare davvero. Per questo abbiamo pensato a questo libro come a uno strumento atto a supportare gli Enti locali, da diffondere perché spesso sui territori i cittadini non hanno la reale percezione del gioco e sottovalutano il tipo di dipendenza che ne deriva”.
L'altro autore, Claudio Forleo, sottolinea come l'aggiornamento del libro edito nel 2017 sia stato “necessario in virtù di un'evoluzione, dato che la pandemia di Covid ha accelerato un fenomeno che era già in essere: l'aumento dei giocatori online, con conseguenze per gli operatori del gioco, i giocatori e lo Stato, visto che il gioco online è meno tassato del fisico”.
Per Forleo quindi il disegno di legge delega per la riforma fiscale attualmente all'esame del Parlamento è uno “spunto fondamentale per affrontare la dipendenza da gioco d'azzardo, spesso sommersa nei numeri; un'altra questione è relativa al gettito, siamo sicuri che i 10 miliardi che finiscono nelle casse dello Stato siano un bilancio in attivo?”, si domanda. “La terza questione aperta sono gli interessi criminali: da anni ci parlano di colonizzazione mafiosa del settore del gioco, nella creazione di canali illegali paralleli al legale, è stato quindi fallito l'obiettivo di eliminare l'illegalità dal gioco, anzi, dalla legalizzazione sono derivate più chance per le mafie, si è creato un mercato vulnerabile agli interessi criminali”.
L'autore del libro quindi rammenta che il disegno di legge delega per la riforma fiscale “ha fra i suoi obiettivi il contrasto al Gap, il porre dei limiti agli interessi criminali, il coinvolgimento degli Enti locali e delle Regioni ma contemporaneamente chiede un'invarianza di gettito: c'è un problema, come si fa a garantire quel gettito e a diminuire l'offerta?”, domanda ancora. Forse si deve garantire un gioco legale diverso, meno diffuso, con meno punti vendita, più controllato, ridimensionato, mettendolo in linea con altri Paesi europei. Quindi sì alla legge di riordino del gioco, ma con un certo criterio: non bisogna avere fretta, ma va messa in campo un'analisi a 360 gradi”.