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Civelli (Iusve): 'Donne, creatività e curiosità al lavoro'

08 marzo 2022 - 10:57

SPECIALE DONNE - Secondo il professor Franco Civelli in una società sempre più digitalizzata è sempre più necessario, anzi, fondamentale, un contributo di genere.

Scritto da Daniele Duso
Civelli (Iusve): 'Donne, creatività e curiosità al lavoro'

Oggi si parla molto imprenditoria femminile, si realizzano convegni, ci sono percorsi di studio specifici, e anche la politica centrale e le amministrazioni locali a vari livelli hanno creato fondi specifici a favore dello sviluppo dell’imprenditoria femminile. Tuttavia, ancora oggi solo un’impresa su cinque in Italia è guidata da una donna, e secondo un recente sondaggio le donne imprenditrici guadagnano fino al 34 percento in meno rispetto ad un uomo nello stesso ruolo. 

Limitandoci alla realtà italiana vediamo ancora un Paese che mantiene una concezione patriarcale del “potere”, un sistema basato su schemi atavici radicati sin nei consigli d’amministrazione di molte aziende. Sul tema abbiamo interpellato il professor Franco Civelli, docente universitario allo Iusve, Istituto universitario salesiano di Venezia, autore di numerose pubblicazioni sul management.

Professor Civelli, di fronte ad una realtà del genere, a suo parere, come occorre agire perché siano garantite le pari opportunità tra uomini e donne? 
"È fondamentale la messa in valore della persona in quanto tale, nella sua specificità e nelle differenze che vanno sapute riconoscere. I passaggi generazionali, attualmente in corso nella società e nel mondo del lavoro, offrono l'opportunità per considerare con altre ottiche gli apporti che possono dare i diversi generi.  Rilevante l’opportunità di gestire quanto  è intergenerazionalità".
 
Lei è operativo in ambito aziendale da diversi anni, ha visto qualche cambiamento nel numero di donne presenti in azienda, magari anche in ruoli di vertice? 
"Sicuramente non ho osservato cambiamenti eclatanti anche perchè il panorama delle imprese in Italia, per una percentuale elevata, è costituita da aziende di piccole e medie dimensioni, di prima generazione e di carattere familiare. Nel settore della consulenza direzionale, nel  quale opero da quattro decenni, la presenza femminile in ruoli di vertice  è sicuramente aumentata con significativa rilevanza. Ma anche in altre realtà, quali gli enti locali, il sociale, i servizi alla persona si possono trovare esempi significativi di donne in ruoli di vertice  seppure circoscritti ad alcuni territori. Oppure in alcune imprese (nei settori tecnologici avanzati, del customer service o in multinazionali di paesi del nord Europa) che rappresentano veri e propri riferimenti".
 
Ha notato cambiamenti anche nelle modalità di trattamento riservate alle donne? Qui penso magari in occasione di maternità o accudimento dei figli.
"Sicuramente si sono verificati alcuni cambiamenti nel corso del tempo. È necessario, tuttavia, operare un distinguo basato sulla cultura d’impresa. In alcune organizzazioni questi aspetti sono gestiti positivamente e, da tempo, riconoscendo l’importanza del 'work- life balance' dell’equilibio 'lavoro-non lavoro'. I recenti risvolti connessi alla pandemia hanno sollevato il velo sulla possibilità di lavoro in remoto e, questo indipendentemente dagli aspetti di genere, ha anche prodotto alcuni significativi cambiamenti sul valore che le persone attribuiscono alla propria vita e al proprio stile di vita"
 
Cosa pensa delle quote rosa nei consigli di amministrazione delle società a partecipazione pubblica? Può essere una soluzione?
"Sicuramente valuto in modo positivo iniziative in tal senso anche se, non sempre, la variabile numerica rappresenta, poi, situazioni di riconoscimento, di equilibrio".
 
Alcuni, anche in politica, nutrono dubbi sulla reale capacità delle quote rosa di portare valore. Al di là di questo comunque provo a farle una domanda provocatoria: qual è l'apporto distintivo che le donne possono portare al mondo del lavoro?
"A fronte di una società digitale e sempre più digitalizzata viene segnalata dai diversi addetti ai lavori (imprenditori, manager, operatori, ricercatori) la necessità  di contributo in termini di creatività, di curiosità. E in questa direzione la componente di genere credo possa assicurare un apporto fondamentale. In una società fortemente connotata dall’informazione, dove i dati sono 'il carburante fondamentale', il modo stesso, di selezionarli, di trattarli  risente di una caratterizzazione prevalente di genere (maschile). In pratica si universalizza, già in partenza, la modalità di affrontare e classificare i dati che verranno trattati con il peso prevalente del maschile. Interi ambiti manifestano una totale assenza di dati che riguardano le donne. È quello che si riscontra, ad esempio, in 'Invisibili', libro curato da Caroline Criado Perez, scrittrice e attivista britannica. In una società costruita a immagine e somiglianza degli uomini, metà della popolazione, quella femminile, viene sistematicamente ignorata". 
 
Pensa che per appianare le differenze tra uomo e donna in ambito lavorativo sarà sufficiente appianare le differenze salariali?
"Assolutamente no. Si tratta di operare su più versanti anche perchè il mondo che si prospetta, altamente imprevedibile, richiederà per le persone e per le organizzazioni un 'noviziato senza fine' (titolo del mio più recente libro scritto con Daniele Manara). Il fenomeno attualmente sulla cresta dell’onda della Great resignation (le Grandi dimissioni) credo non vada limitato ai soli Stati Uniti  e indica un modo differente, se confrontato anche al recente passato, di effettuare scelte che riguardano la persona in quanto tale nel suo percorso esistenziale. Un insieme di atteggiamenti  e comportamenti che non vanno  limitati al prevalente aspetto monetario, economico o ad altre forme di condizionamento. Va anche ricordata la spinta a considerare cosa si intende per lavoro oggi e in una prospettiva anche a breve termine, e questo in una ottica più egualitaria".
 
A livello formativo esistono corsi specifici dedicati a future imprenditrici. Li ritiene utili?
"A mio parere sono molto utili, e penso in particolare alle iniziative rivolte a favorire le start up. O iniziative a livello di associazioni di categoria. Tuttavia non esauriscono le molteplici possibilità che caratterizzano l’intraprenditività personale, anche a fronte di situazioni di crisi aziendali. Un esempio, le cooperative lanciate da ex dipendenti  che si muovono in una prospettiva di assunzione di rischio imprenditivo. Vedo molto favorevolmente, in altro ambito,  tra le altre, la possibilità che si sta prospettando, già a livello di scuole secondarie, di mettere a valore le competenze non cognitive, le sperimentazioni, con i licei quadriennali Ted. Ma anche le esperienze presenti, ad esempio, in Francia, nei 'Lab de transformation du travail'  per meglio favorire nei partecipanti la costruzione della propria attività futura. Laboratori  nei quali  favorire l’acquisizione e lo sviluppo della previsionalità personale e lavorativa". 
 
Nel settore dell'imprenditoria esistono delle attività particolarmente legate alle donne? 
"Sicuramente attività che richiedono di muoversi nel sociale, nelle relazioni interpersonali, nel valorizzare iniziative di carattere scientifico (ad esempio, medicale, biomedicale) e di carattere analitico (ricerche con linguaggi matematici). Attività nelle quali valorizzare le diverse forme di intuizione quindi quelle più propriamente logico, scientifiche  ma anche quelle emozionali. E in ogni caso quelle nelle quali la componente creativa sia di carattere strategico".
 
Ritiene che le professioni legate al gioco, e che dunque implicano turni serali o rapporti con la clientela, siano ormai trasversali, e dunque adatte anche a donne e ragazze, o esistono ancora delle difficoltà difficilmente sormontabili, legate all'essere donna?
"Penso che le attuali generazioni (Millennial, Generazione Z) non trovino particolari difficoltà rispetto ad attività  che prevedano turni serali o comunque rapporti interpersonali. L’importante è il significato che l’attività da svolgere riveste per la persona interessata, in che momento e in che fase  della vita si colloca, per dare risposta a quali esigenze. Credo anche che per donne di generazioni precedenti, proprio in relazione alla fase di vita che stanno vivendo, ci possa essere disponibilità e interesse a operare in attività trasversali, con un’opportunità di rientro nell’attività lavorativa per una autonomizzazione e non solamente economica".
 
In questa fase storica caratterizzata dal Covid-19 e da tutte le modificazioni che questa pandemia ha portato alla nostra società, c’è qualche suggerimento che si sente di dare a una donna che volesse rilanciarsi in ambito lavorativo?
"È importante cercare di costruire il proprio progetto, ad un dato momento del proprio percorso personale e/o lavorativo, a fronte di inevitabili 'svolte'. Questo anche perché il poter mettere in campo  le proprie potenzialità, di 'attualizzarle', rappresenta un’importante opportunità che la vita offre".
 
LUI CHI È?!? - Franco Civelli, management consultant, executive coach, docente universitario, international speaker, è autore di numerose pubblicazioni sul management, sulle modalità di apprendimento, sulle competenze trasversali, sul valore delle differenze e sulle interazioni persona-Intelligenza artificiale. Attivo da decenni nel settore del change management, dello sviluppo organizzativo, della formazione direzionale nel mondo degli enti locali e della Pubblica amministrazione, in imprese profit nazionali, internazionali, multinazionali e non profit.

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