Mi rattrista il clima di rievocazione e retromarcia dagli impegni di Dei (Diversità, equità, inclusione) arrivato con il nuovo ordine politico negli Stati Uniti. Sì, mi rattrista la forza e la sfrontatezza della voce politica che lo autorizza, ma ancor di più il seguito così ampio assunto da tante aziende, che prima sembravano genuinamente impegnate al contrario. Si è così svelata la debolezza e l'ingenuità dello sforzo precedente e quindi anche quanto sia necessario continuare le strategie e politiche di Dei per continuare a combattere per l'uguaglianza e l'equità tra i gruppi meno rappresentati.
E quindi la festa delle donne ormai trascorsa continua ad avere il suo senso e la sua importanza, dandoci l’annuale opportunità di ricordare che, anche esse non sono un gruppo di rappresentanza minore in senso numerico, lo sono per quanto riguarda il potere reale che (non) esercitano né possiedono. In un certo senso, finché il cambiamento politico negli Usa ha autorizzato il repentino ritorno dagli impegni assunti in ottica di Dei: io stessa, vivendo nel Regno Unito, vivevo in una sorta di bolla, credendo che, dato che si trovavano sempre più donne, o persone di colore, o appartenenti ad altri gruppi di minoranza, ai livelli di potere e di gestione aziendale, fossimo quasi arrivati al traguardo e che presto non ci sarebbe più stata necessità di dedicare un'attenzione speciale a un genere, così come non avremmo più bisogno di dare premi per le donne nel business, di specificare che si parla di calcio femminile o di letteratura delle donne.
Il cambiamento politico, così rapidamente seguito dalle scelte aziendali di sbarazzarsi delle politiche di Dei, ha suonato quindi come un allarme per svegliarci da uno stato di compiacenza e soddisfazione, rivelandoci quanto superficiale fosse stato qualsiasi impegno che avevamo notato. È un fenomeno americano, possiamo dire, e spero infatti che non venga seguito da un simile regresso in Europa. Il clima generale delle ultime settimane, ma anche la mia esperienza da quando vivo in Spagna, mi ha fatto pensare a quanto superficiale sia stato il progresso in questo ambito che, al di là delle parole di impegno, non si è tradotto in risultati reali. Quante donne ci sono effettivamente a gestire aziende di qualsiasi settore, figuriamoci del gioco, in Spagna, o in Italia, o in altri Paesi oltre a quelli anglosassoni o scandinavi (che sono più progressisti in questi campi, senza ancora arrivare a una piena uguaglianza però)? Quando mi sono posta questa domanda dieci anni fa, ammettere che sono pochissime, se non zero, era accettabile. Oggi, dieci anni dopo, non lo è più, almeno per me che ho visto esempi di cambiamento positivo che ci indicano che è possibile se c'è la volontà.
È con un tono di tristezza e frustrazione che ammetto tutto ciò scrivendo questo articolo. E l'ultima esperienza all'Ice di Barcellona, che ha ospitato molte opportunità di parlare e istruirsi sui temi di Dei, con poco interesse o partecipazione, non mi dà fiducia nel progresso. Sono già quasi dieci anni che dedichiamo un'attenzione particolare a questi temi e, avendo visto con allegria e soddisfazione un incremento della partecipazione, mi rattrista e annoia non averlo notato nel 2025. Che sia legato al clima politico o al cambio di sede dell'Ice, resta da vedere.
Un'osservazione che mi è venuta durante una delle discussioni durante l'Ice mi dà speranza che un ritorno totale al passato non sia più possibile. Uno dei panel su Dei ha posto la domanda sulle pratiche efficaci in materia che hanno generato risultati, confrontando quelle gestite dai livelli più alti di gestione aziendale con quelle che provengono dai livelli più bassi dei dipendenti. Si era generalmente convenuto che il progresso non possa avere luogo senza l'impegno e la motivazione della direzione, ma le esperienze condivise dai panel, e dalla sottoscritta, indicano che c'è anche un grande potere tra i livelli junior, soprattutto tra i lavoratori più giovani, ma altrettanto importanti nella battaglia per il talento. Non sottovalutiamo l'influenza e l'importanza di questi gruppi, tra i quali ci sono tanti giovani che non accettano più il vecchio ordine e la tradizionale divisione dei ruoli, nel sostenere il cambiamento e chiedere il progresso.