skin

Guerra (Microgame): 'Spingere su personalizzazione e omnichannel'

30 marzo 2022 - 15:14

Ad Enada Rimini, Guerra (Microgame) offre la sua ricetta per il gioco che verrà: personalizzazione e omnichannel, e un'esperienza che si basi sempre più sull'intrattenimento.

Scritto da Ca
Guerra (Microgame): 'Spingere su personalizzazione e omnichannel'

Rimini - “Se questa situazione di galleggiamento sarà mantenuta, è impossibile prevedere delle dinamiche inflattive, mi aspetto un 2022 inferiore come spesa totale e sono però convinto che il nostro ruolo di operatori debba dirigersi in una direzione etica e responsabile”.

Parola di Maurizio Guerra, direttore Prodotto on line e Marketing di Microgame, uno dei protagonisti del convegno “L'evoluzione del gioco e del giocatore: come cambia il mercato, online e retail”, in programma oggi, 30 marzo, in seno a Enada primavera, nel quale evidenzia quanto gli operatori del retail siano “stati più performanti in questo periodo di cambiamento” e quanto sia importante perseguire una logica multichannel.

 

Come avete gestito la transizione e come vedete i prossimi mesi ed anni? Nel rispondere a questa domanda Guerra parte da una premessa: “Microgame attualmente ha più di 50 concessionari del mercato italiano, quindi siamo oltre il 50 percento: è una platea decisamente diversificata, che comprende operatori con pochi decimali di quote di mercato a operatori leader. Quindi, il nostro criterio ispiratore è sicuramente quello di dare ai nostri clienti un'offerta flessibile e personalizzata, per poter consentire ad ognuno di sviluppare un'identità di brand e un posizionamento, ma a nostro parere un fornitore non può limitarsi semplicemente a 'fornire', ma partendo dall'analisi del passato e del presente, deve sviluppare una visione e, nel nostro caso, visto che siamo una software house, sviluppare una tecnologia che sia coerente con la nostra visione. Ora qui la nostra visione è abbastanza chiara: noi non crediamo di essere nell'industria del gioco d'azzardo intesa in senso stretto, a mio parere noi siamo dell'industria dell'intrattenimento. La pandemia, il lavoro agile, hanno liberato ancora più tempo libero rispetto a quanto ce n'era prima; i nostri concorrenti non sono solo gli altri concessionari che sono presenti sul mercato, ma sono anche Facebook, Netflix, le piattaforme in streaming, chiunque offra intrattenimento. E come provider noi dobbiamo vedere quali sono le tendenze, che cosa ha successo, per tentare di replicarle nel nostro mondo. Quindi oggi la personalizzazione – la mia vetrina di Facebook o di Netflix – è diversa da quella di chi mi sta accanto, perché abbiamo gusti differenti. Nel nostro mondo noi dobbiamo concorrere a produrre delle esperienze di intrattenimento che replichino quel modello lì. Ed è quello che il digitale consente.
Quindi Microgame punta sulle 'vetrine intelligenti', diversificare i widget dello sport, ad esempio, ma la sfida è anche sviluppare una tecnologia che sia semplice da utilizzare. Una sfida decisamente impegnativa, perché oggi un operatore Pvr non è detto che sia facilmente in grado di utilizzare una piattaforma per lo sviluppo dell'online. I nostri clienti lo scorso mese hanno prodotto 12mila campagne – noi abbiamo circa 270mila giocatori al mese: immaginate se i nostri operatori dovessero creare ugualmente 12mila campagne promozionali, servirebbe un esercito. Invece con pochi clic, con una tecnologia semplificata, riescono a creare un'offerta personalizzata. Perché una cosa è mandare una mail a tutta la customer base, e un'altra è mandare una campagna promozionale indirizzata verso un cluster. Ma tutto questo, nella nostra visione si estrinseca in particolar modo su un modello che per noi è fondamentale, lo è stato nella nostra crescita e lo sarà sempre di più anche nel futuro, perché impariamo prima a giocare – non d'azzardo ovviamente – che a parlare, quando già gattoniamo, perché il gioco ha una funzione di apprendimento, di socialità. Nella cultura italiana il gioco è stato costante in tutto il dopoguerra ma anche prima, con la tombolata in famiglia o la partita al dopolavoro al bar, la schedina del totocalcio, tutti elementi di socialità. E il Pvr che noi ci immaginiamo ha una piattaforma tecnologica estremamente semplice da utilizzare, ha tanti strumenti di engagement che metterà a disposizione della sua comunità. È questo quello in cui noi crediamo: aggregare comunità attorno a un elemento sociale come quello dell'intrattenimento derivante dal gioco con una tecnologia estremamente semplice e al servizio”.
 
Quanto agli scenari futuri, Guerra evidenzia: “Dal nostro punto di vista l'intelligenza artificiale è la tecnologia su cui puntiamo di più. Il settore del gioco offre gran numero di numeri e di dati, da dare in pasto all'intelligenza artificiale per tutta una serie di obiettivi. Quindi potrebbe essere la soluzione definitiva per il gioco responsabile. Poi monitorerei gli esports, un fenomeno interessante ma non credo ancora maturo per il business, ma in futuro chissà. Magari con la crescita della nuova generazione, quando inizierà ad aver un reddito, potrebbero esserci delle prospettive interessanti. Infine, credo meno al blockchain nel gioco perché una decentralizzazione in un settore che è fortemente centralizzato, però i pronostici si fanno per essere smentiti sostanzialmente”.
 

Articoli correlati