Petrosino (Asl Salerno): 'Lotta al Gap, il proibizionismo non serve'
Un approccio multidisciplinare per affrontare il gioco patologico: lo suggerisce la psichiatra Petrosino (Asl Salerno) nel corso dell'evento 'Giocobyte: il gioco pubblico nell’evoluzione dal bussolotto alla fibra'.
Salerno - “Cerchiamo di affrontare l’argomento in maniera multidisciplinare. Prima di essere una psichiatra sono una cittadina. Partecipando a questo incontro pensavo alle persone che giocano e vorrei pensarle come soggetti che provano emozioni. Io valuto le dipendenze ma analizzo se i pazienti avevano un problema psichiatrico precedente. Le dipendenze ormai sono cambiate e solo oggi ci sono competenze per il gioco mentre meno per i problemi affettivi, di shopping o di altro”.
Inizia così l'intervento di Monica Petrosino, dirigente medico psichiatra dell'Asl di Salerno, alla seconda giornata di studi “Giocobyte: il gioco pubblico nell’evoluzione dal bussolotto alla fibra”, in programma oggi, 27 maggio, a Fisciano (Salerno).
“Di questo incontro sono la guastafeste. Io seguo chi soffre tra quelli che si divertono giocando. L’approccio è comunque quello di uscire da queste analisi con maggiori punti di vista. In effetti tutte le cose piacevoli possono dare dipendenza, perché tutti cerchiamo il piacere, che è un fenomeno complesso e si basa su aree cerebrali che ne determinano la ricerca e cercano in tutti i modi di riattivare quei processi.
Sesso, cibo, alcol, viaggiare, relazioni, un’esistenza che segue l’evoluzione segue la ricerca del piacere. Il rischio, però, è che si individualizzi e ci si chiuda alla vita e si cerchi la ripetizione di quel gesto, di quelle azioni”, puntualizza la psichiatra.
L’asticella dell’emozione verrà sempre alzata non solo a livello di spesa monetaria ma di tempo e di relazioni personali.
Parlando anche di utilizzo dello smartphone ogni volta che si guarda lo schermo si toglie a qualcos’altro nella vita ma il problema è vedere questo altro nella vita.
L’approccio fondamentale rimane comunque quello del confronto.
Il problema è l’offerta o bisogna intervenire sulla persona? Il proibizionismo è comunque sbagliato. Lo Stato investe sulla cura delle patologie ma arriva poco, 50 milioni di euro sul territorio nazionale. Si dice dovrebbe intervenire un po’ prima, sui ragazzi.
In queste giornate si diceva che il gioco è una cosa seria ed è verissimo: anche i videogames che alcuni combattono aiutano tantissimo a stimolare molti aspetti della personalità degli individui”, ricorda la dirigente dell'Asl di Salerno.