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Report Luiss-Ipsos: 'Gioco, nel 2020 spesa ridotta del 33,5 percento'

06 luglio 2021 - 09:41

Il report di Luiss ed Ipsos evidenzia la riduzione della spesa per il gioco e delle entrate fiscali. Focus sui giocatori illegali: la metà non ne è consapevole.

Scritto da Redazione
Report Luiss-Ipsos: 'Gioco, nel 2020 spesa ridotta del 33,5 percento'

Roma - “Nonostante una crescita del gioco online, nel corso del 2020 la spesa complessiva si è ridotta del 33,5 percento, con potenziali rischi di travaso ai canali di gioco illegali. Particolarmente colpito è stato il canale del gioco fisico, la cui spesa si è ridotta del 41,7 percento”.

Questi alcuni dei dati che emergono dalla lettura del progetto di ricerca sul gioco legale ed illegale in Italia nato in collaborazione tra Luiss Business School e Ipsos, con il supporto di Agenzia delle dogane e dei monopoli, presentato oggi, 6 luglio, a Roma.

Dati ovviamente influenzati dal pesante impatto della pandemia di Covid e delle restrizioni ad essa connesse sul settore del gioco, in lockdown per oltre 10 mesi fra 2020 e 2021.

 

DIMEZZATA LA SPESA PER AWP E VLT - “Il 75 percento della diminuzione della spesa di questo canale è stata determinata dal netto ridimensionamento della spesa in Awp e Vlt, che si è attestata a 4,8 miliardi di euro nel 2020 contro i 10,3 miliardi di euro nel 2019. In forte ribasso anche la spesa per scommesse sportive, virtuali ed ippiche che ha riportato un calo di 453 milioni di euro, equivalenti ad una riduzione del 36 percento rispetto al 2019.
Vistoso sia in termini assoluti che percentuali è il calo della spesa nelle categorie Lotterie, Lotto e Superenalotto e Bingo che si sono ridotti rispettivamente di 1 miliardo (- 19 percento) e 237 milioni (-53 percento) di euro.
Di conseguenza, nel 2020 il gettito erariale da gioco ha registrato la più bassa contribuzione alle entrate fiscali dal 2006, sia in termini assoluti sia relativamente alle altre tipologie di entrate”.
 
L'IDENTIKIT DEL GIOCATORE ILLEGALE - L’indagine demoscopica realizzata da Ipsos , ha rilevato che il 67,7 percento della popolazione italiana maggiorenne, ossia 31.350.000 di individui ha effettuato qualche tipo di gioco nel 2020.
Sono stati stimati, tuttavia, circa 4,4 milioni di giocatori illegali - derivanti da modalità offline (3.240.000 di individui) e da modalità online (1.760.000 di individui) - 600.000 dei quali evidentemente ricadono nella dimensione dell’illegalità per entrambi i canali di gioco.
A tal proposito, nella sintesi del Report diffusa dalla Luiss quindi si legge: “I giocatori illegali rappresentano un universo complesso, all’interno del quale ricadono individui differenti per attitudini ed inclinazioni, per combinazioni di attività di gioco legale ed illegale, sebbene possano essere accomunati da caratteristiche socio-demografiche più definite.
Infatti, da un punto di vista socio-demografico, i giocatori illegali sono prevalentemente uomini (71 percento), mediamente più giovani del totale dei giocatori (età media 41 anni vs 47 dei giocatori negli ultimi 12 mesi), risiedono un po' di più nel Sud e Isole (44 percento vs 38 percento giocatori negli ultimi 12 mesi).
È bene tenere conto che il giocatore illegale non è un soggetto ai margini della società, bensì è una persona ben integrata nel tessuto sociale, con molteplici interessi: nel 72 percento dei casi lavora (vs 58 percento della media dei giocatori), nel 14 percento dei casi ha un tenore sopra la media (vs 7 percento della media dei giocatori); dichiara un livello di attivismo culturale e sociale superiore alla media (il 43 percento dei giocatori illegali pratica volontariato, il 46 percento partecipa ad associazioni culturali, il 50 percento fa donazioni)”.
 
 
LICEITÀ DEI SITI VERIFICATA SOLO DAL 44 PERCENTO - Inoltre, per una comprensione più oggettiva del gioco illegale, si deve tenere conto che non tutti sono consapevoli del grado di illiceità del gioco stesso, al punto che probabilmente diversi di essi non sanno o non si rendono conto a ‘che gioco stiano giocando’. Prova ne è la difficoltà ad orientarsi nella scelta dei siti e dei luoghi di gioco, non avendo degli inequivocabili parametri di scelta.
“A titolo esemplificativo: solo il 44 percento dei giocatori illegali online verifica che sui siti ci sia il simbolo dei Monopoli (47 percento tra il totale dei giocatori), gli altri si affidano alle recensioni (39 percento vs 42 percento del totale) e al consiglio di conoscenti o amici (41 percento vs 30 percento del totale).
Del resto gli stessi simboli sono poco noti, ad esempio quello di Adm è conosciuto solo dal 48 percento dei giocatori illegali online (55 percento del totale dei giocatori online).
Il giudizio sul gioco illegale denota una certa indulgenza da parte di molti giocatori: solo 2 italiani su 3 ritengono che si possano avere problemi con la legge, percentuale che scende a 1 su 2 tra i giocatori illegali.
Soprattutto una parte di essi, di poco superiore al 20 percento, ritiene che il gioco illegale non sia dannoso: è una possibilità in più per giocare. A riprova di questo, il 22 percento di chi lo pratica, giudica il gioco illegale come attività tollerata per cui non dannosa. Tutto sommato è un modo in più per divertirsi che non genera effetti negativi, anzi aiuta a tenere i soldi ‘sul proprio territorio’ (23 percento).
Di fatto, il giocatore illegale vede nel gioco un momento per concedersi un ulteriore svago, all’interno di una vita già abbastanza piena di soddisfazioni; ed è proprio l’inclinazione verso il rischio, non percepito come particolarmente elevato per questa circostanza, che lo porta verso il gioco illegale, che sembra aggiungere un piccolo brivido in più. D’altra parte, la tolleranza rispetto ai comportamenti illegali sembra essere in contrasto col percepito generale del gioco illegale, che è stigmatizzato come un problema serio da parte dell’86 percento degli italiani e persino dal 69 percento dei giocatori illegali. Questa apparente contraddizione – la scarsa tolleranza verso il gioco illegale e il coinvolgimento in prima persona – indurrebbe ad affrontare la questione del gioco illegale come una sorta di evasione fiscale: è diffusa, è difficile essere scoperti, tutto sommato non appare un crimine particolarmente grave, garantisce vincite più elevate e al contempo è poco percepito il suo collegamento con le organizzazioni criminali”.
 

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