Da sempre in prima linea sul fronte della parità di genere e della lotta alle violenze, di qualsiasi genere, Codere dedica da anni alle donne l'iniziativa "Innamòrati di te". Da dove nasce l'attenzione e la sensibilità verso questo particolare tema? La parola a Imma Romano, responsabile delle relazioni istituzionali di Codere Italia.
“L’input è arrivato da una proposta di Caterina Orzi, artista parmense, che nel 2014, in occasione del 25 novembre, 'Giornata internazionale della lotta alla violenza contro le donne', ha realizzato una mostra fotografica dal titolo 'Amori dalla cenere' alla Biblioteca del Parlamento, Palazzo San Macuto.
L’incontro con Caterina e le sue foto stupende ha aperto la strada ad una serie di iniziative, tra cui un concorso a premi, dedicate al mondo delle donne.
Dal successo dell’iniziativa e dall’osservazione delle realtà presenti nelle nostre sale, indubbiamente molto frequentate da donne di età, estrazione sociale e origini geografiche diverse, è nato 'Innamòrati di te'. Questo progetto, che ha visto la luce grazie alla lungimiranza di Codere che ci ha creduto sin dal primo istante, ci ha permesso di avere un confronto con tante realtà, istituzionali, sociali, culturali, artistiche e, soprattutto, umane.
Lo scorso anno poi abbiamo messo in campo un progetto ancora più ambizioso a livello corporativo, #panchinerosse, grazie all’incontro con Isa Maggi e Gli stati generali delle donne. E la panchina rossa, simbolo della lotta alla violenza contro le donne riconosciuto ormai in tutto il mondo, sarà la protagonista anche delle nuove attività a sostegno delle donne che avvieremo già da quest'anno in occasione dell'8 marzo, per aiutare chi ha vissuto esperienze di dolore e sopraffazione ma vuole ancora credere nella vita e nelle sue opportunità”.
Quando si parla di donne, il pensiero non va solo, per fortuna, alla violenza fisica e psicologica di cui sono tuttora fatte oggetto, ma anche alla parità di genere sui luoghi di lavoro e nei ruoli dirigenziali. Lei ritiene che nel settore del gioco sia stata raggiunta?
“Il tema della parità di genere, così come quello del rispetto delle diversità e dell’inclusione, è uno dei pilastri fondamentali delle attività di Csr – Corporate social responsability (Responsabilità sociale d'impresa, Ndr) di Codere.
L’Agenda 2030 ha declinato obiettivi molto sfidanti e le aziende con una visione strategica a lungo termine non possono non accettare queste sfide. L’impegno per il raggiungimento di questi obiettivi deve essere costante e coerente. Noi ce la stiamo mettendo tutta. Il settore del gioco non è diverso da tante altre realtà purtroppo. Basta analizzare i panel dei convegni, gli organigrammi delle aziende e la visibilità dei rappresentanti e la risposta arriva da sola”.
C'è una differenza di genere da valorizzare, in termini complessivi e per quanto riguarda il settore del gioco?
“L'unicità è un valore. Il tema non riguarda uomini e donne ma, in maniera più completa, l’essere umano nella sua essenza. Per troppo tempo abbiamo inseguito modelli manageriali aggressivi e 'machisti', dove la gentilezza era vista come un disvalore. Purtroppo molte donne si sono adeguate a questo modello, un po’ per scelta e un po’ per necessità, e questo ha inevitabilmente sacrificato la vera natura di molte. Un punto di vista meno aggressivo e più conciliante, meno competitivo e più diretto al bene collettivo credo che potrebbe aiutare il settore ad uscire dalle inutili guerre condotte per una maggiore visibilità o per il mantenimento di un ruolo a tutti i costi. Ma a pensarci bene questo non è un tema di gender ma di intelligenza”.
Secondo lei, la festa dell'otto marzo ha ancora motivo di esistere e se sì quale ruolo dovrebbe svolgere?
“Credo che oggi più che mai ogni giorno sia buono per parlare di donne. E non per un tema di appartenenza ma perché i dati, nazionali, europei e mondiali ci raccontano che con la pandemia le donne sono state in assoluto le più penalizzate, sia in termini occupazionali che di esplosione della violenza domestica. Non credo sia un tema di femminismo ma di attenzione, di memoria.
Troppo facilmente dimentichiamo quanto sia stato difficile e faticoso raggiungere alcuni obiettivi, quanto le donne che sono venute prima di noi abbiano dovuto soffrire e penare per ottenere dignità e diritti fondamentali e come questi possano essere cancellati in un instante. Afghanistan docet. Credo che date come l’8 marzo e il 25 novembre avranno la loro ragion d’essere anche dopo che le donne avranno finalmente raggiunto ovunque la loro completa accettazione sociale non nell’uguaglianza ma proprio nel rispetto del loro essere diverse. Non fosse altro che per non dimenticare. Lo dobbiamo alle nostre madri, alle nostre figlie e, soprattutto, alle nostre nipoti e a tutte le donne che verranno”.