Abbiamo appena chiuso le candidature per il prossimo Pitch ICE, un’iniziativa fondata nel 2008 con EiG launchpad e proseguita in altri eventi di Clarion Gaming, per offrire alle aziende emergenti nel settore del gioco una piattaforma di divulgazione e promozione delle loro nuove idee di fronte agli investitori e ai potenziali partner di affari. Ogni anno le startup di vari tipi, dalle soluzioni di marketing e intelligenza artificiale (AI) ai prodotti di gioco terrestre, si iscrivono per essere selezionate e partecipare. Dal 2009, quando ho cominciato a curare questa iniziativa, ho visto centinaia di domande di startup aspirare a rivoluzionare il settore del gioco. Per me è sempre un’interessante indicazione dei trend emergenti nella nostra industria. Un trend che sono lieta di osservare è l’arrivo di più startup fondate dalle donne. Una notizia positiva; anche se purtroppo ce ne sono sempre toppo poche. Dal 2015 (che è l’anno in cui abbiamo cominciato a documentare le domande in maniera ritracciabile) ho ricevuto 322 candidature, tra cui solo 14 sono state da fondatrici femminili, con 8 pervenute negli ultimi due anni: il che dimostra un’accelerazione positiva, anche se sempre lenta. Tra tutte le domande ricevute dal 2015 ad oggi (Pitch ICE 2022 incluso), il 4.3 percento sono di startup fondate da donne (un progresso dal 2,6 percento stimato nel 2015-2019).
La mancanza di donne nel mondo delle startup e nel mondo del business in genere, non è però un fenomeno che riguarda soltanto il settore del gioco, visto la prevalenza di uomini ai livelli decisionali, quindi non ci stupisce. Ci sono quelli che giustificano questo status quo con la composizione stessa della base dei consumatori. Evan Hoff, Partner di Velo Partners e giudice frequente nelle gare di startup che organizziamo, sostiene però che la maggior parte dei consumatori di slot sono donne, quindi sembrerebbe logico che il prodotto fosse sviluppato da più designer femminili. Inoltre, per prodotti come le scommesse sportive, c’è da chiedersi se il fatto che il gioco viene sviluppato, gestito e promosso proprio dagli uomini sia la principale ragione per cui non attrae le donne. Mi viene spesso in mente un convegno di betting che ho seguito in cui un panel composto da esperti - tutti uomini - non riusciva a proporre soluzioni per attrarre più donne al gioco. Impiegate più donne, mi è sembrata la soluzione più immediata.
Il tema dell’inclusione, e più in generale quello della diversità, non è certo nuovo. I benefici della maggiore diversità sono ben conosciuti e pochi li negano, visto che tutta la ricerca ci indica che una maggiore diversità ai livelli più alti della gestione del business porta a migliori risultati finanziari. E’ anche logico che più diversità nel personale significa inclusione di più punti di vista e di più esperienze, importantissimi per innovare. Ed è proprio l’innovazione che ci aspettiamo dalle startup. Allora perché sono così poche donne a fondare le startup nel settore del gioco? Di sicuro la percezione del settore come dominato dagli uomini e l’immagine delle donne negli spot commerciali, ma anche negli eventi e nelle fiere (anche se le cose sono cambiate immensamente dai tempi dell’ICE a Earls Court) non aiuta e creare un ambiente che invita le professioniste e fondatrici di startup. Finché questa immagine continuerà a dimostrare che le donne servono al solo obiettivo di attrarre l’attenzione per via del loro aspetto e non invece per l’intelletto e per le capacità di business, continueremo a mandare il segnale che la nostra industria favorisce il genere maschile per fare affari. Questo vale sia per le startup che per le aziende e ad ogni livello, soprattutto nel management. Ma ci sono anche delle ragioni specifiche al mondo delle startup e negli investimenti che aggiungono un altro livello di difficoltà per le donne, sia nel settore del gioco che ogni altro settore di business. In primis, la mancanza di investori donne. Risulta che il genere di investori è importante e i fondi con almeno un’investitrice puntano più nelle startup fondate da donne. E’ ovvio, poiché noi tutti, consciamente o no, abbiamo delle preferenze di migrare verso le persone simili a noi stessi, il che si traduce anche nel mondo degli investimenti in cui gli investitori maschi sono molto di più, e investono più negli uomini. Anche se la decisione di investire in donne sembra giusta, visto che, per i dati citati da Caroline Priado Perez nel libro “Donne Invisibili”, le aziende gestite dalle donne ricevono la metà degli investimenti rispetto ai business gestiti da maschi, però generano il doppio del reddito. Per ogni dollaro investito, le startup femminili generano il 78 percento, mentre quelle maschili generano il 31 percento. I dati e la ricerca sui trend di investimenti mondiali di Venture Capital indica purtroppo molti più pregiudizi nei vari livelli di progressione di una startup. E’ stato per esempio dimostrato dalla richerca di Dana Kanze della London Business School nel 2017 che al momento di un pitch le startup maschili ricevono un diverso tipo di domande dagli investori che si focalizzano più sulle opportunità e su come queste possano essere sviluppate. Le donne invece vengono chieste come intendono risolvere gli ostacoli invece di trarre advantaggi dalle opportunità.
La pandemia non ha fermato gli investimenti nelle startup in genere, come risulta dai primi dati publicati dalle fondi come Crunchbase, però - purtroppo - ha drammaticamente ridotto quelli nelle startup femminili. Speriamo di poter invertire questo andamento e le tre startup per Pitch ICE 2022 ci danno la speranza che nel settore del gioco il trend è sempre in crescita, o almeno, non in stagnazione.
(L'articolo integrale è pubblicato nella rubrica "Sostenibilità in gioco", sulla Rivista Gioco News di gennaio 2022, sfogliabile anche online)