Riordino gioco e audizioni: tanto rumore per nulla (o quasi)
Il riordino del gioco pubblico che il governo si appresta ad emanare ha incendiato il dibattito parlamentare dopo il ciclo di audizioni alle camere: ma il risultato non sembra discostarsi granché dalle aspettative iniziale.
E anche questa volta la montagna ha partorito un topolino. Nonostante i vari dibattiti e le molteplici discussioni – spesso anche accese – che si sono susseguite tra Camera e Senato durate il ciclo di audizioni che riguardano il riordino del comparto del gioco pubblico, alla fine il punto di arrivo non sembra essersi spostato di molto rispetto a quello di partenza. Guardando il parere formulato dalle Commissioni Finanze di Camera e Senato sul decreto di attuazione alla delega fiscale in materia di riforma del gioco online, in effetti, al di là di una serie di raccomandazioni e di quale minimo ritocco, nulla è cambiato rispetto all'impostazione iniziale prevista dall'esecutivo. Con il provvedimento che ha quindi ottenuto il via libera formale delle Camere, sia pure con l'aggiunta di due condizioni: l'avvio della gara per il gioco del Lotto – che a questo punto verrà quindi “inglobata” nel processo di riordino - e l’avvio “senza indugio” (!) da parte dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli della procedura di affidamento della concessioni del gratta e vinci “nel rispetto dei princìpi e delle regole europee e nazionali”.
Due aggiunte che, quindi, non sono affatto da ritenere banali, tenendo conto che le due concessioni interessate rappresentano quelle tra le più redditizie dell'intero comparto e affidate a un unico operatore, ma il cui arrivo era già in qualche modo nell'aria: con l'iter del riordino che ha di fatto soltanto accelerato la trattazione della materia, e nulla più. Per il resto, poco cambia, se non addirittura nulla. Visto che nel parere delle Camere vegono espressi sì varie raccomandazioni, come abbiamo ampiamente documentato, ma che rappresentano delle mere osservazioni, delle quali il governo potrà decidere o meno di tenerle in considerazione. E chissà perché il risultato sembra essere già scontato (ma anche qui, si accettano scommesse).
In ogni caso, la discussione in Parlamento ha consentito a industria e governo di approfondire nei dettagli la materia gioco, rispolverando anche vecchi cavalli di battaglia, come quello per esempio della liquidità condivisa, che era ritenuto da tutti ormai completamente abbandonato (AdM compresa, come dimostra l'audizione del direttore generale), salvo poi essere tornato in auge in queste settimana, fino al punto di poter essere davvero considerato tra gli sviluppi “futuri” del riordino. Anche se il futuro, in questo caso, è soltanto in senso lato, visto che la liquidità internazionale, al contrario di quanto accaduto, era già nei piani del Legislatore nel lontano 2006, anche se successivamente si era poi deciso di limitare la platea ai confini nazionali. Per poi riprovare a prendere il discorso dieci anni dopo, quando a partire con un circuito condiviso furono Spagna, Portogallo e Francia, con una promessa di adesione anche da parte dell'Italia, salvo poi fare la nostra solita marcia indietro. Cosa che in parte è accaduta anche in questi giorni, con il parere favorevole fornito dalla Commissioni Finanze del Senato, che però non si è trasformato in una conditio sine qua non, ma in un semplice “consiglio” per l'esecutivo. Insomma, una bella esperienza per rivalutare l'intero impianto legislativo che disciplina il settore, anche se rimangono aperti ancora troppi dossier scottanti che il governo è chiamato a gestire: dalla Questione territoriale al divieto di pubblicità del giocoe altri temi vari. Ma l'interesse della discussione è dovuto proprio a questi aspetti ancora da affrontare e gestire, che non a caso dovrebbero essere affrontati a stretto giro. Del resto, la critica sollevata da più parti rispetto all'approccio separato della materia gioco da parte dell'esecutivo (prima il solo online poi tutto il resto), è stata più volte rilanciata da parte di varie organizzazioni. Anche se la maggioranza alla fine ha fatto quadrato attorno al provvedimento, che è stato sostanzialmente difeso da tutti e quindi approvato. Con tanto di benestare anche del sottosegretario all'Economia (ex delegato ai giochi e, quindi, conoscitore della materia) Federico Freni che ha sottolineato come le gare per il gioco online sono scadute da tempo e che l’Italia è a rischio di procedura di infrazione europea e per tale ragione “il Governo ha scelto di dividere il riordino dei giochi pubblici in due schemi di decreto per aspetti meramente economici, in quanto, con il riordino dei giochi online, si sarebbero intanto potute bandire le relative gare su quotazioni dal valore attuale, quindi più alto rispetto al passato. Al contrario, quanto al gioco fisico, il riordino potrebbe richiedere almeno sei mesi, tenuto conto anche dalla necessaria intesa in sede di Conferenza Stato-Regioni e Province autonome, quindi il relativo schema di decreto è stato pensato per un secondo momento”. Come a dire: la fretta c'era ed è dovuta dall'Europa: anche se il governo sceglie di guardare alle esigenze di Bruxelles solo quando fa più coodo. Ma questa è un'altra storia. Nel frattempo per l'industria del gioco pubblico c'è da fare i conti con un autentico passaggio epocale che nella promessa di elevare i criteri qualitativi dell'intera offerta di gioco statale, minaccia di stravolgere gli equilibri che si erano creati (con grande fatica) negli ultimi quindici anni all'interno della filiera. Per una nuova sfida, anche questa tutt'altro che banale, che sono chiamati ad affrontare ancora una volta gli addetti ai lavori.
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