Un riordino vero per fermare il declino e salvare il sistema
I dati relativi al bilancio del gioco fisico durante l'anno corrente rivelano un (atteso) calo di raccolta entrate che deve far riflettere e anche preoccupare.
Diciamo la verità: l'idea di riordinare un intero comparto – specialmente uno così ampio, complesso e articolato come quello del Gioco pubblico italiano - suddividendo l'azione di riforma in due parti, occupandosi prima di un pezzo (l'online) e poi dell'altro (terrestre) rappresenta una contraddizione in termini. Al limite dell'assurdo. Se di riordino deve trattarsi, occorre riordinare tutto. E pure subito. Altrimenti il rischio è quello di compromettere ulteriormente uno dei due segmenti, in favore dell'altro: ma a scapito dell'intero sistema. Quindi a scapito dei giocatori, ma anche dell'ordine pubblico. Ed è proprio ciò che sta accadendo in questi mesi, come i vari report e analisi che si susseguono negli ultimi giorni - essendo ormai giunti alla fine dell'anno – stanno puntualmente rivelando. Certo, va detto, il governo non sta navigando nel buio e come abbiamo più volte avuto modo di osservare, esiste una consapevolezza e una benaugurante presa di coscienza generale, da parte dell'esecutivo ma anche delle altre istituzioni coinvolte, della realtà del gioco pubblico e delle sue esigenze, come pure una volontà concreta di sistemare le varie storture: come testimonia il percorso intrapreso attraverso la legge di delega fiscale prima e con il tavolo di lavoro in Conferenza unificata per tentare di raggiungere un accordo con le Regioni allo scopo di procedere anche con il riordino del gioco fisico, dopo aver ormai avviato quello del gioco online. Solo che adesso, a distanza di anni dai primi annunci e dopo l'avvio dei lavori per il bando di gara per il rinnovo delle concessioni online, le buone intenzioni non bastano più, ed è tempo di correre ai ripari, realizzando una vera riforma generale, che sia degna di tale nome e orientata anche (e soprattutto) al mercato del gioco terrestre.
Come evidenziato nelle scorse ore in occasione della conferenza stampa organizzata dall’Istituto Friedman alla Camera dei Deputati, dal titolo (quanto mai eloquente) “Gioco fisico: contraddizioni fiscali e urgenza di riordino”, i numeri rivelano che gli effetti del lassismo della politica (centrale) nei confronti del gioco (terrestre) degli ultimi anni ha provocato un evidente declino, al punto che per la prima volta si registra nel 2024 un gettito erariale complessivo in calo. Visto che, mentre il Legislatore nazionale risultava assente, quello regionale è stato decisamente prolifico, in maniera pressoché selvaggia, con le disposizioni adottate da Regioni e Comuni nei confronti del gioco fisico e in particolare verso slot e vlt che hanno portato alla situazione attuale. Che se non verrà sovvertita attraverso un'azione di riforma concreta, porterà alla crisi totale del sistema e, quindi, alla scomparsa di numerose imprese e migliaia di posti di lavoro. Per questa ragione il riordino del gioco terrestre risulta urgente e doveroso da parte del governo, come sembra essere chiaro, peraltro, anche tra i membri del Parlamento. Del resto, come ricordato nei giorni scorsi anche da Napoli, città simbolo di un un buon esempio di concertazione sul tema della regolamentazione del gioco pubblico a livello regionale, le condizioni per arrivare a un punto di arrivo in conferenza unificata sembrano esserci tutte: ma come evidenziato da chi di giochi e politica se ne intende, come l'ex sottosegretario all'Economia Pier Paolo Baretta (oggi assessore proprio a Napoli), per poter fare le riforme serve prima di tutto una vera volontà politica. Ed è proprio quello che riusciremo a capire nei prossimi giorni, valutando ciò che il governo riuscirà a ottenere dal tavolo di trattativa con gli enti locali. Visto che, arrivati a questo punto, si potrebbe comunque procedere in ogni caso alla stesura del decreto legislativo frutto del lavoro di confronto di questi ultimi mesi, anche in assenza di una vera e propria intesa formale sottoscritta in Conferenza unificata. Una volta che sono stati snocciolati tutti i punti ed esplorate le varie esigenze, posto che si è già messa sul tavolo la disponibilità a una compartecipazione del gettito in favore delle regioni, oltre a una destinazione speciale nei confronti degli enti locali.
Ma se ciò non dovesse avvenire e si dovesse optare per un'ulteriore procrastinazione, spostando il riordino ancora una volta all'anno venturo, allora sì che ci sarebbe da preoccuparsi, e pure seriamente. Adesso che anche i dati certificano la crisi del sistema e, soprattutto, ora che anche il tentativo di regolamentazione dei Pvr ha reso ancora più evidente che il riordino dell'online senza quello del gioco fisico, appare qualcosa di illogico e potenzialmente controproducente. Del resto, pensare di riformare un settore adottando un approccio “locale”, cioè riferito a un singolo canale alla volta, è un qualcosa di simile al principio che vede regolamentare il gioco pubblico a livello regionale invece che trattarlo a livello centrale, quindi su scala nazionale. Cioè esattamente ciò che sta cercando di scongiurare il governo attraverso i lavori di riforma. Per un vero e proprio corto circuito, di cui scriviamo da fin troppo tempo, e dal quale speriamo di poter uscire a breve. Una volta per tutte.
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