Una cosa è certa: il divieto di pubblicità dei giochi introdotto dal governo gialloverde attraverso il Decreto Dignità è senz'altro la norma più critica e controversa mai vista prima nel settore del gioco pubblico italiano. Nonostante il comparto, di norme assurde o comunque discutibili, ne abbia conosciute diverse. Mai come in questo caso, tuttavia, si era assistito a una mole tale di interrogativi, dubbi interpretativi, richieste di chiarimenti, che non possono promettere altro che una serie infinita di contenziosi che verranno ingenerati dalle troppe criticità che si palesano, giorno dopo giorno, dall'applicazione della norma. Di cui ci stiamo occupando, più o meno quotidianamente, ormai da mesi.
A giocare un ruolo determinante sul futuro delle comunicazioni di settore sarà l'
Agcom:
l'Autorità garante delle comunicazioni a cui è stato affidato il compito, da parte del governo, di vigilare sull'effettiva attuazione del divieto di pubblicità comminando le sanzioni previste laddove necessario. Prima ancora, però, l'Authority sarà chiamata a disciplinare in maniera opportuna il divieto: che sarà pure totale, sulla carta, ma anche assai problematico da attuare, nella pratica. Come evidenziato, non a caso, dalla stessa Agcom, nell'
inchiesta condotta da rivista Gioco News e pubblicata sul numero di novembre della rivista (
consultabile anche online), nella quale emergono tutte le criticità del caso.
LA PAROLA ALL'AGCOM - "L'Autorità, di fronte a una disposizione che le conferisce una potestà sanzionatoria su un ambito molto più esteso delle sue competenze di vigilanza in materia di comunicazione commerciale e pubblicità, ha ritenuto di avviare una serie di incontri informali con tutti gli stakeholder che ne hanno fatto richiesta, al fine di acquisire informazioni sul mercato di riferimento nonché sulle criticità ritenute come derivanti dal testo di legge", fanno sapere dagli uffici dell'Agcom. "Allo stato, tuttavia, trattandosi di contatti informali non si è pervenuti ad alcuna definizione o conclusione, che è comunque di competenza degli organi collegiali dell'Autorità (in questo caso, il Consiglio) che si esprimono mediante atti formali, cosa che ancora non è avvenuta in quanto sono in corso approfondimenti. Sicuramente la formulazione della norma, che richiede un intervento integrativo per meglio chiarire nell'applicazione concreta l'effettiva estensione soggettiva e oggettiva, in particolare sulle nozioni di pubblicità e sponsorizzazioni, richiede un intervento applicativo di natura regolamentare da parte dell'Autorità, che tuttavia sarà adottato previa consultazione di tutti i soggetti interessati e le cui modalità (se linee guida o altro atto di natura regolamentare) sono ancora in corso di definizione. L'intervento, ovviamente, sarà realizzato in tempi che consentano con apprezzabile certezza l'avvio delle attività di vigilanza entro i termini posti dalla norma per l'adeguamento dei contratti di sponsorizzazione e di acquisto di spazi pubblicitari".
CHE FINE FANNO GLI AFFILIATI? - Sarà quindi un provvedimento dell'Authority a disciplinare in concreto i limiti di applicazione del divieto disposto dal governo, superando, ci si augura, i numerosi dubbi interpretativi illustrati più volte dall'industria e dagli esperti. Mentre una delle domande più ricorrenti continua ad essere quella riferita al futuro delle attività di affiliazione. Si tratta senz'altro di uno dei maggiori punti di interesse all'interno del mercato italiano (e non solo) dell'online. Sì, perché la cosiddetta attività di affiliazione – ovvero, quella dell'ingaggio dei giocatori attraverso attività di marketing e comunicazione operate da soggetti terzi e società specializzate – è divenuta ormai un caposaldo del settore del gaming online a livello internazionale. Basti guardare il gran numero di eventi esclusivamente dedicati al business delle “affiliations” che proliferano a livello globale. In Italia, questo settore, rischia di sparire, a causa delle restrizioni imposte dal decreto dignità e dal divieto totale di pubblicità e promozione. Anche se molti, tra gli analisti, ritengono che si debba considerare tale attività come un'azione commerciale e non una pubblicità, nell'ottica del procacciamento eseguito da veri e propri “agenti” o similari, sta di fatto che anche queste operazioni possono rientrare nell'ottica della “promozione del gioco” citata nel decreto. A rendere il tutto più difficile, peraltro, è il fatto che la figura dell'affiliato non ha mai trovato alcune definizione formale da parte del regolatore. Non in Italia, almeno.
IL RICONOSCIMENTO DEGLI AFFILIATI - Per trovare i pochi riferimenti a questo tipo di figura “professionale” bisogna andare in Danimarca (a conferma del
dinamismo di un regolatore senz'altro attento alle varie dinamiche del mercato del gioco), dove l'Authority locale si è espressa chiaramente rispetto alle attività di affiliazione: “Nel 2017 – scrive il regolatore danese - si è intensificata l'attenzione internazionale sull'uso degli affiliati da parte dei titolari di licenza
(per il gioco online, Ndr), in particolare sul modo in cui gli affiliati commercializzano i prodotti dei possessori di licenza. In linea di principio, ai sensi del Gambling Act è consentito ai possessori di licenza di coinvolgere dei subappaltatori nell'invio o persino nella produzione di marketing per il licenziatario. Le licenziatarie sono quindi autorizzate a coinvolgere una terza parte per commercializzare i propri prodotti. Tuttavia l'uso di un affiliato non protegge i possessori di licenza dalla responsabilità per il contenuto del loro materiale di marketing. La Danish Gambling Authority sostiene che spetta al licenziatario garantire che il marketing sia conforme alla legge danese”.
Con tanto di attenzione anche rispetto alle possibili “Fake news” relative al gaming online: “Nel 2017 – scrive ancora il regolatore - abbiamo notato che alcune attività di marketing stavano iniziando ad assumere l'aspetto di un articolo di notizie: nella forma, nel contenuto e nella scelta dei media. Questo spesso prende la forma di un vero articolo di notizie riscritto per raccontare la storia di una persona che ha avuto successo nel gioco d'azzardo o di metodi per aumentare le probabilità di vincita. La fonte di questi articoli era spesso un'affiliazione. Tuttavia la nostra posizione è chiara - in tali casi è ancora responsabilità dei possessori di licenza garantire che il loro marketing sia conforme alla legge danese”.