Roma - Tra i relatori del convegno di oggi ci sono i rappresentanti di associazioni dell'industria e del commercio, "ma tutti dicono la stessa cosa, ossia che nel riordino non va penalizzata la rete generalista e che serve una riforma non dissociata". Lo sottolinea Geronimo Cardia, presidente di Acadi, nel suo intervento al convegno "Gioco legale: regole uniformi per garantire sicurezza, legalità e gettito" promosso dall'Istituto Milton Friedman e in corso alla Camera.
"La posizione di Acadi è chiara da tempo: se saggiamente il legislatore, che ha concepito la delega fiscale, ha fatto lo sforzo di mettere assieme le cose da fare per dare un riordino al comparto, è bene che anche l'attuazione della delega segua la stessa filosofia. Abbiamo apprezzato la velocità con cui il governo ha nominato i saggi, dando loro poco tempo per redigere i decreti delegati e il termine del 20 settembre è stato rispettato, per cui l'intero pacchetto documentale risulta essere agli atti".
Ricordando il recente forum di Acadi, Cardia sottolinea "la fatica immensa" profusa "per parlare della reputazione del comparto del gioco pubblico nella sua interezza" e snocciola alcuni dati, a beneficio di chi deve mettere mano al funzionamento del gioco pubblico: "Degli 11 miiliardi di euro di gettito, 10 li porta il territorio, gli addetti del territorio sono 140mila rispetto ai 150mila complessivi, 5,9 milioni di euro di gettito erariale arriva dalla rete generalista". Dunque, "chi si pone il problema di reoglamentare il comparto deve cercare di focalizzare l'interesse pubblico quando scrive una norma: la rete generalista raggiunge 6700 comuni su 7000 comuni italiani, penalizzarla significa perdere il controllo del territorio su migliaia di comuni che altrimenti sarebbero presidiati solo dalla rete specializzata".
Il presidente Acadi focalizza la sua attenzione pure sul problema del distanziometro espulsivo, sottolineando come "la sede giudiziale non ha consentito di superarla. Il governo ci ha provato nel 2016, con un'intesa poi non attuata dal Mef". E lancia una proposta: "Perchè non pensare che l'interesse primario è sistemare l'intero comparto così da non creare disallineamenti? Troviamo il modo! Se il Mef, di concerto con il Viminale e con il ministero della Salute cominciasse a prendere in mano la situazione e proponesse soluzione tempestiva anche sotto il profilo sanitario, questo non potrebbe essere un modo per accelelare la soluzione e mettere in moto le gare sia per il web che per il territorio?".
Un ultimo passaggio sulle banche: "I conti correnti agli operatori del gioco non li aprono, c'è stato emendamento che ha ricordato alle banche che devono rispettare la legge". Per gli operatori di gioco "c'è una compliance così elevata che addirittura non servirebbe neanche la prevista verifica rinforzata".
In conclusione del convegno, Cardia traccia una sintesi dei contenuti emersi. Partendo dai problemi che affliggono il settore: "Eccessiva tassazione, distanziometri espulsivi, orari con fasce insostenibili, conti correnti non aperti", ma evidenziando come sia il gioco fisico la verticale distributiva che ne è effettivamente colpita.
"Il legislatore, il governo lo sa. Conoscono gli interessi pubblici che sono il presupposto dell'esistenza del gioco, e sanno da quali verticali sono portati avanti. Se il legislatore non consertva il mix di diverse tipologie di gioco significa che vuole distruggere quegli interessi pubblici che lo hanno stimolato, sin dai primi anni 2000, a regolare un intero settore".