“Il tempo è scaduto e restituiamo l’ippodromo Capannelle al Campidoglio cui spetterà l’obbligo di sorveglianza e manutenzione dell’impianto. Contestualmente, a malincuore, in questi giorni inizieranno le procedure di licenziamento dei nostri dipendenti, un centinaio, ai quali non possiamo più garantire la prosecuzione del rapporto lavorativo. La prima lettera di licenziamento a partire è quella dell’amministratore delegato di Hippogroup, Elio Pautasso”.
Ad annunciarlo è una nota diffusa da Hippogroup, gestore dell'ippodromo di Roma Capannelle.
“Questo è il risultato che il Comune di Roma ha voluto coscientemente perseguire sin dall’inizio. Per un anno e mezzo siamo stati presi in giro dall’assessore allo Sport, Daniele Frongia, e dal presidente della Commissione Sport, Angelo Diario. Questi due personaggi hanno inscenato un balletto sulla pelle dei lavoratori e degli operatori, prima ancora che su Hippogroup, e noi non dimentichiamo le pagine del libro di Frongia in cui affermava: 'Non sarebbe ora, piuttosto, che siano i romani, e definitivamente, a chiudere il contratto con questa Hippogroup, anche se la giunta Alemanno aveva previsto una possibile proroga di altri sei anni? Anzi, non sarebbe il caso di cercare fin da questo momento un nuovo concessionario per Capannelle, in modo che tutto sia pronto per il subentro già il 1° gennaio 2017, come invocano i consiglieri del VII Municipio nella mozione approvata all’unanimità il 25 febbraio?' ('E io pago' – Chiarelettere pag.108 –aprile 2016). Parole cui, evidentemente, è seguita un’azione politica determinata a conseguire la fuoriuscita di Hippogroup dall’ippodromo Capannelle”, scrive ancora la società.
“Il 31 gennaio, all’ennesima riunione in assessorato, ci eravamo dati un mese di tempo. Come nuova presa in giro, Frongia ci ha fatto pervenire all’ultimo istante una proposta sul canone d’affitto totalmente irricevibile nella sua sproporzionata indeterminatezza che rispediamo al mittente.
Abbiamo ricostruito punto per punto la vicenda surreale dei rapporti con questi soggetti. Qui, basti dire che nessuna azienda può programmare il futuro in queste condizioni: senza sapere se e quanto avrà disponibilità di un bene (l’ippodromo), né a quali condizioni ordinarie (canone di affitto), né se gli investimenti programmati verranno o meno recepiti.
E gli sforzi dell’ultimo minuto del sindaco di Roma cozzano contro 15 mesi di presa in giro scientificamente pianificata e perseguita dall’assessore. La riunione riservatissima di martedì scorso alla presenza del direttore generale del Comune di Roma, Franco Giampaoletti e del nuovo capo di Gabinetto, Stefano Castiglione, e tutti i tecnici del dipartimento Sport ma senza né Frongia né alcuno dei suoi collaboratori, poteva essere l’inizio di un nuovo dialogo. Abbiamo chiesto che il dossier Capannelle venisse assunto direttamente e pubblicamente dal sindaco, visto che non esiste più alcun rapporto di fiducia né con l’assessore allo Sport né con il presidente della Commissione Sport, ma il rifiuto, opposto ieri sera in una nuova riunione riservata, dal capo di Gabinetto, Castiglione, la dice lunga sulle reali intenzioni del Campidoglio nei confronti dei nostri lavoratori, gli operatori dell'ippica e di Hippogroup. Dopo un anno e mezzo di attesa e di disponibilità nei confronti dei singhiozzi di questa Amministrazione comunale, mesi trascorsi a trovare la miglior soluzione per salvaguardare posti di lavoro e la storia dell’ippica a Roma, ci vediamo, dunque, costretti a far partire le procedure di licenziamento di tutti i dipendenti e le maestranze e di riconsegna al Comune di Roma, proprietario dell’ippodromo Capannelle delle chiavi dei locali”, si legge ancora nella nota.
“Siamo stanchi di chiacchiere e pezze a colori dell’ultimo minuto. Volevano che ce ne andassimo e ce ne andiamo, curiosi di vedere chi verrà dopo di noi a sostenere annualmente il canone di oltre due milioni quattrocentomila, i cinquecentomila euro di Tari recentemente aumentata e i costi di gestione dell’impianto.
Spetterà al Comune, ora, garantire i costi per manutenzione e sorveglianza, ricordando, per inciso, che quando si avrà il nuovo bando e, poi, il nuovo vincitore, esso, stando al nuovo Regolamento votato da questa Amministrazione, dovrà rilevare da Hippogroup tutte quelle opere non trasportabili che, quindi, il Comune di Roma dovrà curare che siano trasmesse in buono stato a chi verrà dopo di noi. Sorveglianza e manutenzione di base che a Hippogroup costano circa mezzo milione di euro al mese, cifra che, da oggi in poi, spetterà al Campidoglio pagare con i soldi dei romani.
Abbiamo cercato di rispettare ogni dettame del nuovo Regolamento per gli impianti sportivi comunali aderendo a tutte le richieste pervenuteci dall’assessorato allo Sport, arrivando a presentare formale istanza il 6 agosto scorso, ai sensi dell’articolo 22 del nuovo Regolamento (blocco del canone fino a nuovo bando) senza ottenere nessuna risposta, nonostante l’assessore avesse prima sollecitato e poi accolto con favore l’istanza (vedi allegati) Un Regolamento, quello voluto dai 5Stelle di cui non solo noi stigmatizziamo l’irrealtà e la inapplicabilità e che finirà per consegnare, nella migliore delle ipotesi, l’intero settore sportivo romano alle anonime catene in franchising, cancellando decenni di storia e di impegno sul territorio”.
CAPANNELLE, LA CRONOLOGIA - “A beneficio della stampa, ricostruiamo qui la storia di come gli esponenti del Movimento 5 Stelle di Roma hanno deciso a tavolino di cacciare Hippogroup da Capannelle senza neanche avere pronto il nuovo bando di gara e l’alternativa. L’importante, come diceva Frongia nel suo libro, era cacciare noi”, rileva Hippogroup.
Aprile 2016 – pubblicazione libro 'E io pago' di Daniele Frongia
31 dicembre 2016 – Scadenza della concessione.
Marzo 2017 - Prima richiesta del “canone di mercato” ad euro 2,4 milioni.
Novembre 2017 – Il dipartimento Sport, a firma della dott.ssa Cintio, invia a Hippogroup una lettera di diniego della proroga (richiesta regolarmente nel 2014 come da regolamento vigente e piano di ulteriori investimenti) e di rilascio dell’impianto entro 6 mesi (maggio 2018), in pratica Hippogroup avrebbe dovuto restituire le chiavi di Capannelle.
Gennaio 2018 – Hippogroup presenta ricorso al Tar contro il provvedimento del Comune. Il ricorso non prevede né sospensiva né urgenza.
Marzo 2018 – La dott.ssa Cintio si autosospende il precedente provvedimento di reimmissione in possesso di Capannelle, mantenendo il diniego della proroga
Inizia un lungo balletto di trattative caratterizzato da dichiarazioni contrastanti di Frongia
Ottobre 2018 – Il Campidoglio, dott.ssa Cintio, inizia ad inviare richieste di canone basate su quello originario, di 2,4 milioni annui e non su quello di 66mila stabilito dalla delibera di giunta 199/2013 tuttora vigente. Le richieste sono tre e sono ripetute nel tempo. Hippogroup oppone a questa richiesta del Campidoglio la decisione del giudice sul canone inserito nel concordato preventivo ma il Comune rinnova le richieste. I ricorsi presentati al Tribunale Civile vedo la prossima udienza fissata per il 4 aprile 2020. La sentenza di primo grado è prevedibile non prima del 2021
Nel frattempo la posizione di Hippogroup viene considerata come abusiva al Ministero delle Politiche agricole e forestali che revoca la licenza.
Agosto 2018 – Il Comune è costretto a inviare al Mipaaft una nota in cui conferma che Hippogroup non è occupante abusivo ma che sono in corso interlocuzioni. Il Mipaaft annulla il provvedimento di revoca della licenza.
22 febbraio 2019 – L’assessore Frongia annuncia per lettera l’accoglimento del canone di 66mila euro ma – come oramai sua abitudine in questa vicenda – subito dopo dichiara di considerare questo canone solo un acconto su una eventuale maggiorazione che il Tribunale possa decidere. Tribunale cui Hippogroup ha dovuto rivolgersi proprio per contestare le decisioni illegittime di Frongia.
1° marzo 2019 – La proposta di Frongia è respinta. Iniziano le procedure di licenziamento e di restituzione dell’impianto al Comune".
IL CANONE DA 66 MILA EURO ANNUI - A marzo 2013, prosegue la nota “Hippogroup rappresentava che, in ragione della rilevante riduzione dei ricavi – determinata, tra l’altro, dal dimezzamento del corrispettivo impianti (ridotto da 5.200.000 euro a 2.600.000 euro) disposto unilateralmente e senza preavviso, con decorrenza dal 1° gennaio 2012, dall’Assi si era venuta a trovare nella oggettiva impossibilità di rispettare gli impegni concordatari e indicava pertanto le condizioni necessarie ai fini della prosecuzione dell’attività dell’Ippodromo dalla stessa gestito: riduzione del canone di concessione dell’impianto; prolungamento della durata della concessione, 'per consentire alla Società di sostenere l’impegno economico-finanziario connesso alla realizzazione degli investimenti programmati e, per quanto possibile, di recuperare l’effetto del relativo ammortamento'.
Conseguentemente, con deliberazione della Giunta Capitolina n. 199 dell’8 maggio 2013, Roma Capitale, dato atto della chiusura dell’ippodromo di Tor di Valle, e che l’inattuabilità del piano concordatario approvato in sede di omologa del concordato preventivo in continuità aziendale di Hippogroup Roma Capannelle S.p.A. discende da eventi sopravvenuti e indipendenti dalla volontà del Concessionario, in particolare identificabili con la predetta riduzione di stanziamenti pubblici, poneva a carico della stessa Hippogroup di taluni obblighi, che sono stati correttamente adempiuti dalla Società.
Più precisamente, con la richiamata deliberazione della Giunta Capitolina n. 199 dell’8 maggio 2013, Roma Capitale stabiliva 'di modificare le condizioni di cui alla deliberazione di Giunta Capitolina n. 299 del 16 settembre 2011 ridefinendo il canone di concessione dell’ippodromo delle Capannelle in 66mila euro annui'”.