“In merito ai profili di quantificazione, si rileva preliminarmente che le norme recano interventi in materia di ippicoltura. In particolare, l’articolo 1 individua il campo di applicazione della legge e, oltre a talune disposizioni di carattere ordinamentale, prevede alcune agevolazioni di carattere fiscale e previdenziale. Inoltre, l’articolo 3 quantifica gli oneri derivanti dall’articolo 1 in misura pari a 5 milioni di euro (annui, si intende) configurandoli come tetto di spesa ('pari a'). In proposito, andrebbero acquisiti i dati e gli elementi conoscitivi sottostanti l’individuazione dei predetti oneri, ai fini di una sua verifica: in questo quadro, per quanto riguarda in particolare l’applicazione dell’Iva ridotta al 5,5 percento, si evidenzia che una recente direttiva Ue consente agli Stati membri, al sussistere di taluni presupposti, di applicare un’aliquota Iva ridotta, non inferiore al 5 percento, sulla voce 'equini vivi e prestazioni di servizi connessi agli equini vivi': la direttiva non è stata ancora recepita. Sulla sussistenza delle condizioni per l’esercizio della possibilità di applicare l’Iva ridotta andrebbe acquisito l’avviso del Governo”.
È quanto si legge nel dossier di documentazione “Analisi degli effetti finanziari” redatto dal Servizio Bilancio dello Stato in merito al disegno di legge “Disciplina dell'ippicoltura” e pubblicato sul sito della Camera dei deputati.
D'iniziativa della deputata di Italia viva Maria Chiara Gadda, il disegno di legge in questione era già stato presentato nella scorsa legislatura. In questa ha già ricevuto un parere positivo dalle commissioni Affari costituzionali e Attività produttive mentre la commissione Finanze ha chiesto “il rinvio dell’esame del provvedimento, al fine di svolgere alcuni approfondimenti per quanto attiene ai profili fiscali delle norme che si propone di introdurre".
La principale differenza fra l’atto in esame e quello della scorsa legislatura è relativa all’aliquota Iva per la cessione e la vendita degli equidi: l’atto in esame la fissa al 5,5 percento (articolo 1, comma 6), mentre il testo della scorsa legislatura la fissava al 10 percento. Un taglio proposto sulla scia di quanto fatto in Francia nell'ambito della legge Finanziaria 2023.
Il dossier del Servizio Bilancio dello Stato quindi prosegue: “In merito ai profili di copertura finanziaria, si fa presente che l’articolo 3 prevede che agli oneri derivanti dall’articolo 1, pari a 5 milioni di euro a decorrere dall’anno 2022, si provveda mediante corrispondente riduzione del Fondo per far fronte alle esigenze indifferibili in corso di gestione, di cui all’articolo 1, comma 200, della legge 23 dicembre 2014, n. 190. In proposito, si rileva che, essendo l’esercizio finanziario 2022 concluso da tempo, appare necessario aggiornare la decorrenza degli oneri e della relativa copertura finanziaria.
Ciò posto, si segnala che, secondo quanto previsto dalla legge di bilancio per il 20248 , il citato Fondo per far fronte alle esigenze indifferibili reca uno stanziamento di 88.659.781 euro per l’anno 2024, 106.371.658 euro per l’anno 2025 e 268.515.522 euro per l’anno 2026 e che da un’interrogazione della banca dati della Ragioneria generale dello Stato risulta che il medesimo Fondo reca per l’esercizio in corso una disponibilità di circa 50,2 milioni di euro.
Fermo restando quanto segnalato in merito ai profili di quantificazione degli oneri derivanti dal provvedimento, si pone comunque l’esigenza di acquisire dal Governo, da un lato, una conferma circa l’effettiva sussistenza nell’ambito del predetto Fondo delle occorrenti disponibilità finanziarie e, dall’altro, una rassicurazione in merito al fatto che l’utilizzo delle relative risorse non sia suscettibile di pregiudicare la realizzazione di interventi eventualmente già programmati a valere sui medesimi stanziamenti”.
Procede, nel frattempo, l'esame del provvedimento alla Camera, affidato alle commissioni competenti. In commissione Bilancio, dopo la relazione di Andrea Tremaglia (FdI), la sottosegretaria al ministero delle Finanze, Lucia Albano, "tenuto anche conto degli specifici rilievi formulati dal relatore", segnala la necessità di acquisire sul provvedimento in esame un’apposita relazione tecnica, sulla cui base poter svolgere una compiuta valutazione degli effetti finanziari associati alle singole disposizioni del testo". Richiesta che trova d'accordo il relatore, pertanto la commissione delibera di richiedere al Governo la trasmissione di una relazione tecnica sul testo del provvedimento in esame nel termine di ventuno giorni considerato, come sottolinea il presidente Giovanni Luca Cannata, che "l’avvio dell’esame del provvedimento in Assemblea è previsto per il prossimo mese di febbraio".
Approvazione senza ulteriori passaggi, invece, da parte della commissione Politiche dell’Ue, che accoglie la proposta di parere favorevole formulata dal relatore Fabio Pietrella (FdI).
In allegato, il testo integrale del dossier.