Ippodromo Capannelle, a rischio la proroga della concessione ad Hippogroup
Il Comune di Roma sembrerebbe intenzionato a non prorogare la concessione a Hippogroup Capannelle per la gestione dell'ippodromo. Le categorie si mobilitano.
La storia si ripete.
Come già avvenuto qualche anno fa, il Comune di Roma sembrerebbe intenzionato a non prorogare la concessione alla società Hippogroup Roma Capannelle per la gestione dell'ippodromo capitolino nel 2024.
L'indiscrezione arriva a GiocoNews.it in questo pomeriggio di fine agosto, quando tutto sembra ancora sospeso, in attesa della ripresa delle attività dell'impianto domenica 3 settembre.
Roma Capannelle quindi rischia la chiusura un'altra volta, come già accaduto nel 2017 e nel 2018.
La concessione era stata affidata alla società nel 2004, per 12 anni, con la scadenza fissata al 31 dicembre 2016, fatto per cui Hippogroup Roma Capannelle finora ha garantito la gestione in regime di proroga.
In questi anni l'interlocuzione fra gestore e Comune è stata caratterizzata da sorti alterne, inframezzata da confronti con il ministero dell'Agricoltura, a suon di annunci sulle procedure di licenziamento collettivo, accordi e ripresa delle corse, tavoli di crisi promossi dalle categorie, riconsegne dell'impianto e chiarimenti da parte dell'amministrazione capitolina, con l'allora assessore allo Sport Daniele Frongia.
E poi, nella seconda parte del 2018, la decisione di restituire l'ippodromo al Comune, l'annuncio di un nuovo bando pubblico, e il tentativo di Frongia di "far tornare Hippogroup sui suoi passi", a cui all'epoca seguì l'istituzione di un tavolo tecnico apposito, attraverso il quale nel febbraio 2019 si è poi giunti ad un momentaneo accordo fra le due parti in causa, con l'impegno, da parte di Hippogroup, a versare nelle casse di Roma Capitale 66mila euro. Momentaneo, sì, perché poi a marzo di quell'anno il gestore annunciò nuovamente di voler restituire l'ippodromo al suo proprietario, e quindi di riprendere le corse, pochi giorni dopo.
Periodo al quale è poi seguita una sostanziale fase di "tranquillità" almeno superficie, complice forse l'avvento della pandemia di Covid, e quindi di "questioni superiori" più urgenti.
Mentre i vertici di Hippogroup Roma Capannelle esprimono la volontà di non commentare la notizia, almeno per il momento, dalle rappresentanze ippiche arrivano le prime esternazioni.
“Rimaniamo esterrefatti, dopo aver sentito la società Hippogroup darci questa notizia. Come associazione abbiamo partecipato a tutte le riunioni fra Comune e gestore e abbiamo fatto di tutto per aiutare il sistema a ripartire; adesso è arrivato un fulmine a ciel sereno che ci riporta a tre anni fa.
Com'è giusto che sia, noi non entriamo nel merito della vicenda, sui pagamenti da parte del concessionario, sulla volontà o meno di proroga, ma purtroppo torniamo a dire che se noi non facciamo le corse a Capannelle, che è il migliore ippodromo nazionale, possiamo dire addio all'ippica italiana”.
Questo il commento rilasciato a GiocoNews.it da Roberto Faticoni, in rappresentanza del Siag – Sindacato allenatori guidatori. “Nel tempo abbiamo fatto di tutto per tenerlo aperto, anche perché il vecchio ippodromo di Tor di Valle è stato abbandonato a se stesso, lasciato come un cimitero a cielo aperto.
Come Siag chiederemo un incontro al capo dipartimento, al ministro Lollobrigida, al sottosegretario La Pietra, a tutte le istituzioni governative e del ministero dell'Agricoltura, nonché ai rappresentanti del Comune di Roma, al sindaco Gualtieri. Non abbiamo parole per dire quanto è stancante ricominciare ogni anno con la solita storia”.
A chiedere un incontro ai rappresentanti di Roma Capitale e del ministero dell'Agricoltura sono anche i consiglieri dell'Anag - Associazione nazionale allenatori galoppo - Paola Palmieri, Stefania Celli e Riccardo Menichetti - e il presidente del Ngi - Nuovo galoppo Italia, Maria Cristina Pansini, “affinché si possa addivenire ad una soluzione bonaria della vicenda per evitare la chiusura dell'ippodromo romano e la conseguente crisi generale del settore ippico italiano, che viene trainato proprio dall'ippodromo capitolino, che detiene il maggior numero di corse in Italia rischiando, altresì, la perdita di centinaia di posti di lavoro”.