As.tro al prefetto di Varese: 'Confronto su prevenzione del gioco patologico'
Alla luce dei limiti orari al gioco varati a Varese e Busto Arsizio, l'associazione As.tro chiede confronto fra settore, sindaci e istituzioni per prevenire davvero la ludopatia.
“Le ordinanze adottate dal sindaco di Varese il 28/06/2024 e dal sindaco di Busto Arsizio il 29/10/2024, le quali limitano a sole otto ore al giorno (dalle 09.00 alle 12.00 e dalle 18.00 alle 23.00) l’offerta di gioco lecito mediante gli apparecchi di cui all’art. 110, comma 6, del Tulps, essendo del tutto sproporzionate, si stanno rivelando insostenibili per le imprese del settore e per il mantenimento dei relativi livelli occupazionali nel territorio provinciale.”
A farlo presente al prefetto di Varese è l'associazione As.tro, dopo l'incontro tenutosi ieri, 20 novembre,
“Lo strumento delle limitazioni orarie, pur essendo stato ampiamente sperimentato nel corso di questi anni, non ha portato a nessuna complessiva riduzione della domanda di gioco (come dimostrano i dati della raccolta forniti dalla Agenzia delle dogane e dei monopoli) ma, semplicemente, il suo spostamento verso canali di offerta alternativi, non suscettibili di limitazioni orarie o, addirittura, verso il mercato illegale”, puntualizza l'associazione nel documento presentato al prefetto.
As.tro quindi segnala alcune delle criticità correlate alle limitazioni orarie, sia in termini generali, sia riferite, nello specifico, alle fasce orarie stabilite nelle ordinanze di Varese e di Busto Arsizio.
In primis, secondo l'associazione “le ordinanze in esame si caratterizzano per la loro evidente sproporzionalità”, e non tengono conto del fatto che in questi giorni “è in corso il confronto tra Stato e Regioni, previsto dall’art. 15 della legge n. 111/2023 (Delega al Governo per la riforma fiscale) come necessario passaggio preliminare al riordino del gioco fisico, a cui il Governo è delegato in virtù della medesima disposizione. Nell’ambito di questo confronto, la posizione che il Mef ha ritenuto più equilibrata, in materia di limitazioni orarie, è quella che dovrebbe prevedere sette ore di chiusura giornaliera per gli esercizi non certificati e cinque ore e mezzo per gli esercizi certificati. Le stesse Regioni, che hanno sempre manifestato un atteggiamento più restrittivo rispetto al Governo nazionale, sarebbero orientate su otto ore giornaliere di chiusura per gli esercizi non certificati e sei ore per gli esercizi certificati. Le suddette proposte, le quali stanno appunto emergendo nell’ambito di un ampio confronto teso a ricercare un’equilibrata contemperazione degli interessi coinvolti (tra i quali, giova ricordarlo, rientra anche l’interesse erariale dello Stato), mettono ancor più in evidenza l’eccessiva sproporzionalità dei provvedimenti emanati dai sindaci di Varese e Busto Arsizio, i quali impongono ben sedici ore giornaliere di inibizione dell’offerta di gioco lecito mediante (soltanto) gli apparecchi di cui all’art. 110, comma 6 del Tulps”.
Inoltre, “non solo non esistono evidenze scientifiche sull’efficacia delle restrizioni orarie nel prevenire la dipendenza da gioco ma esiste un’ampia letteratura scientifica che sostiene che sono addirittura controproducenti. Inoltre, anche da un punto di vista logico e di buon senso, appare velleitario pensare che attraverso la limitazione degli orari di un solo prodotto del gioco fisico (gli apparecchi) si possa ottenere una contrazione della domanda complessiva di gioco. In realtà l’unico effetto che tali limitazioni comportano è quello di dirottare la domanda verso altri prodotti di gioco lecito (soprattutto il gioco on line), se non addirittura verso l’offerta illegale”.
Secondo As.tro perciò sarebbe meglio lavorare sulla “ricerca di soluzioni alternative, finalizzate alla prevenzione dei fenomeni di dipendenza, più confacenti alle attuali dinamiche sociali”.
Il documento presentato al prefetto quindi si conclude con un invito al confronto fra il settore e le istituzioni, fissando un incontro che veda coinvolti i sindaci della provincia di Varese, le strutture sanitarie coinvolte nella prevenzione e nella cura delle dipendenze, le associazioni di categoria delle imprese del gioco lecito e ogni altro interlocutore che possa rivelarsi utile alla ricerca di strategie di prevenzione della dipendenza da gioco in grado di contemperare l’esigenza di tutela della salute pubblica con quella di salvaguardia delle imprese e dell’occupazione
“L’esperienza maturata dalla nostra Associazione - la quale è nata con la legalizzazione del gioco, e ha fatto della promozione del gioco responsabile una delle sue principali linee ispiratrici – ci ha consentito, in questi anni, di individuare alcuni elementi che, a nostro avviso, dovrebbero rappresentare la cornice entro cui muoversi per un’efficace strategia sulla prevenzione della dipendenza da gioco: interazione continua tra gli operatori del gioco lecito e le strutture sanitarie deputate alla prevenzione e alla cura delle dipendenze; formazione del personale, operante negli esercizi in cui è esercitata l’offerta di gioco, finalizzata al riconoscimento e alla dissuasione dei comportamenti patologici; certificazione degli esercizi sulla base delle misure messe in atto per la prevenzione dei fenomeni compulsivi; campagne educative e formative, soprattutto in ambito scolastico; o registri di esclusione e/o autoesclusione dei giocatori patologici; o soluzioni tecnologiche da applicare ai congegni terrestri e ai siti di gioco on line che consentano il riconoscimento e l’inibizione dei comportamenti compulsivi”.
Il testo integrale del documento è disponibile in allegato.
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