"Il problema è che noi dobbiamo essere in grado di cambiare il focus di osservazione della politica di fronte ai vari problemi del settore del gioco, perché non si può concentrare l’attenzione solo sugli utenti patologici senza prestare ascolto ai dati scientifici."
A dirlo è Riccardo Pedrizzi, già senatore, presidente della commissione Finanze e Tesoro del Senato e presidente Ucid Lazio, intervenendo all'evento “Proiettare gli Adi nel futuro: sostenibilità, innovazione e fiscalità”, organizzato dalla sezione Concessionari apparecchi da intrattenimento dell'associazione Astro - Confindustria Sit oggi, 9 luglio, a Roma.
“Sono convinto che nella società operino corpi sociali intermedi, senza questi la persona, la famiglia, sono sole. Si è soli nei confronti dello Stato. Io sono da sempre sostenitore di una rappresentanza unica, se si riuscisse a parlare con una voce unica il settore avrebbe più forza, sarebbe un primo passo e un punto di arrivo. Complimenti per questo passo, ma non ci si può fermare, bisogna fare capire che assieme si vincono le battaglie."
"Partiamo da alcune basi comuni", continua ricordando un intervento di chi l'ha preceduto. "Innanzitutto Gennaro Parlati ricordava la riforma degli inizi del 2000, quando gli apparecchi di intrattenimento passarono da 900mila a 450mila: una pulizia fatta attraverso un’indagine conclusa con la pubblicazione di 4 volumi che mostrano la qualità di quelle indicazioni. Io posso affermare che la riforma delle legge delega si muove nella tradizione parlamentare. La prima base di partenza è il ruolo della Sogei, che prima era privata ora nazionalizzata. Sogei deteneva i dati sensibili."
E aggiunge che "ora abbiamo possibilità di maggior controllo sulle macchinette e l’Agenzia dogane e monopoli ha condotto diverse azioni di controllo inseguendo innovazione tecnologica delle macchine e aumentando controlli sulla rete delle Adi. È stata evocata anche la questione territoriale, io sono convinto che se si affronta il problema dell’autonomia differenziata si potranno delineare meglio i poteri dello Stato. Oltre a questo è anche fondamentale la divisione delle competenze."
"È stato confermato il trend di crescita dell’online, che dà un gettito molto inferiore rispetto alla rete fisica, e crea dei problemi maggiori rispetto ai controlli, senza dimenticare che molta parte dell’online è illegale. Il gioco online fa si che giovani e pensionasti giochino a casa da soli togliendosi dal tessuto sociale. Aver sottolineato che è interesse pubblico la formazione del personale perché con essa si garantisce il controllo del territorio e si ha la percezione delle tendenze dei giocatori."
E parlando della riforma dal punto di vista della politica ha rimarcato che "bisogna prestare ascolto ai sondaggi come quelli fatti dal professor Monarca, che ha presentato un grande approfondimento. Aver constatato che per alcuni giocatori è più importante l’entità della vincita piuttosto che la probabilità di vincita è importante. A mio parere la riforma dunque deve essere globale, se non si leggono i dati e non ci si affida a dei tecnici, non si va da nessuna parte. Importante inoltre aver preso in esame sette anni: prima, durante e post pandemia."
E ancora, in chiusura: "Io credo che bisogna salire di livello. L’Agenzia ha fatto quello che doveva e ora dobbiamo fare un salto di livello e confrontarci con la politica su questi dati ed esperienze. Penso che il vento sia cambiato e ci siano aperture rispetto al proibizionismo di qualche anno fa. Ci sono infatti persone che capiscono come il sistema concessorio riesca a conciliare la libertà di intrapresa con i controlli necessari, la tutela dell’ordine pubblico e contrasto a illegalità."