Quella di oggi, 12 gennaio, potrebbe essere la giornata decisiva per le sorti delle attività di gioco della provincia di Trento, nella quale lo scorso agosto è entrato in vigore il distanziometro retroattivo.
Infatti, proprio per oggi, al Consiglio di Stato è calendarizzata la camera di consiglio in cui verrà trattata la domanda cautelare proposta da una società titolare di una sala, dopo il decreto emesso ai primi di dicembre in cui i giudici hanno evidenziato la problematica dell'effetto espulsivo causata dalle normative locali, sottolineando “che neanche la tutela del diritto alla salute, per quanto nella specie effettivamente sussistente, può configurarsi come c.d. 'diritto tiranno' rispetto agli ulteriori diritti, pure costituzionalmente rilevanti, che vengono concretamente in rilievo e, dall’altro, che (prima ancora che si ponga la necessità di ricorrere al sindacato accentrato di costituzionalità) non persuade neanche la modalità di calcolo delle distanze con il criterio del 'compasso', piuttosto che invece secondo il criterio della distanza stradale pedonale nel rispetto della segnaletica vigente (che, evidentemente, ridurrebbe in qualche misura l’area di interdizione legale)".
Intanto, per oggi al tribunale regionale di giustizia amministrativa di Trento era fissata anche la trattazione in sede collegiale dell'incidente cautelare relativo al ricorso di un bar con apparecchi vicino ai luoghi sensibili, difeso dall'avvocato Michele Busetti. L'udienza alla fine ha sancito il mero rinvio, proprio in attesa della decisione del Consiglio di Stato, al 26 gennaio.
Anche il decreto del Trga conteneva profili interessanti, in quanto, pur respingendo il ricorso dell'esercente, aveva imposto alla Provincia di Trento e al Comune di Mezzolombardo di fornire dati precisi sulla diffusione del gioco e del Gap sul territorio.
Ma, prima di tutto, gli occhi sono puntati sugli esiti al Consiglio di Stato, considerando che il primo decreto aveva portato alla sospensione della rimozione degli apparecchi da gioco installati nelle vicinanze dei luoghi sensibili e anche dei controlli esercitati dalle polizie locali, come “raccomandato” dalla Provincia di Trento al Consorzio del Comuni trentini - società cooperativa della quale sono soci la totalità dei Comuni, delle Comunità e dei Bim della Provincia di Trento – rispondendo alle istanze in tal senso avanzate da diversi operatori, che hanno chiesto un parere interpretativo sulla legge provinciale numero 13 del 2015 ai Comuni principali.
Come evidenziato dall'avvocato Geronimo Cardia, precursore della teoria della "questione territoriale" causata dalle normativer locali sul gioco, ed anche legale dell'azienda che ha presentato il ricorso al Consiglio di Stato, tale decisione ha assicurato un mese in più di “gettito erariale, maggior controllo dei territori e più tutela degli utenti dall’offerta illegale”.