Il gioco pubblico italiano attende di conoscere il suo futuro, in considerazione del cambio di Governo e con una riforma del settore che deve essere completata. Elena Carnevali, deputata del Pd, fa il punto delle situazione, anche alla luce dei cinque anni di governo del Partito Democratico.
“Il gioco d'azzardo, in particolare quello patologico, è uno dei grandi mali del nostro tempo: colpisce la sua dimensione personale, familiare, lavorativa e socioeconomica. Per questo bisogna trovare una regolamentazione efficace. In questi cinque anni di governo targato Pd qualcosa è cambiato. Ci sono state azioni positive come il divieto parziale della pubblicità, la verifica del requisito (ai fini del rilascio della licenza) della distanza minima di tali attività dai luoghi considerati 'sensibili' ad opera della Questura, messa in atto dal ministero dell’Interno, lo scorso 19 marzo e la riduzione della metà del numero delle sale e di un terzo degli apparecchi di gioco che entro il 30 aprile 2018 passeranno dagli attuali 400mila a non più di 265mila, sulla base degli accordi del tavolo tecnico in Conferenza Unificata. Tutte azioni che hanno finalmente fatto comprendere all’opinione pubblica generalizzata, e non solo agli addetti ai lavori, che l’azzardo è un problema sociale da combattere. Il divieto totale di pubblicità è la sfida prioritaria, perché ha un intrinseco valore culturale. Mi auguro che il governo che si è insediato continuerà su questa strada, completando l’attuazione dei provvedimenti ancora in corso”.
Quanto è importante tutelare il giocatore e attraverso quali strumenti lo si può fare?
“Importantissimo. La crescita esponenziale del settore, soprattutto a partire dal 2003, ha portato con sé grossi problemi sociali, a seguito della diffusione del gioco compulsivo e delle conseguenti patologie legate alla dipendenza da gioco. Un fenomeno che produce forte disagio sociale, casi di violenza, crisi familiari e favorisce l’impoverimento nonché i fenomeni di usura. Non bisogna infatti dimenticare che le fasce di popolazione maggiormente a rischio di incorrere nel gioco patologico sono le fasce socialmente ed economicamente più deboli. Disoccupati, pensionati, persone in difficoltà economiche che pensano che con la facilità di poche giocate si possano risolvere molti dei loro problemi. Uno strumento utile a mio avviso, potrebbe essere l'utilizzo obbligatorio da parte dei giocatori di una tessera non solo come strumento di identificazione dell'età del giocatore ma anche di abilitazione dell'apparecchio elettronico o dell'accesso al gioco online.
La proposta del governo Gentiloni, presentata in Conferenza Unificata il 7 settembre scorso andava in questa direzione: prevedeva infatti che l’abilitazione al gioco delle slot machine di seconda generazione avvenisse esclusivamente attraverso la Carta Nazionale dei Servizi, la carta dell'esercente e la Tessera Sanitaria. Inoltre è appurato che il consumo di gioco è favorito dall’offerta: più offerta uguale più consumo. I nostri cittadini, minori e anziani compresi, entrano costantemente a contatto con l’offerta di gioco e non solo sale ma nei bar, nelle tabaccherie, negli autogrill, nei supermercati. Il Comune di Bergamo ha varato nel 2016 un regolamento che prevede 3 fasce della durate di 2 ore ciascuna, nelle quali non è più possibile consumare gioco. I risultati sono incoraggianti: in città si è registrata nel 2017 una diminuzione del consumo di gioco del meno 3,7 percento a fronte della tendenza regionale che ha segnato un più 3,4 percento . Un altro strumento di tutela, a mio avviso, è la presa in carico da parte dello Stato di quelle persone che vivono il gioco in maniera patologica. A tal proposito il Governo Gentiloni ha inserito il Gap (gioco d’azzardo patologico), nei Lea e la legge di stabilità 2016 ha istituito presso il ministero della Salute il fondo per il gioco d'azzardo patologico-Gap (50 milioni di euro annui a decorrere dal 2016), al fine di garantire le prestazioni di prevenzione, cura e riabilitazione delle persone affette”.
Quali sono gli interventi invece che vanno studiati per promuovere la legalità nel gioco e combattere quello illegale?
“Negli ultimi anni, nel nostro paese, accanto al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, il gioco d'azzardo illegale è diventato uno dei settori di maggiore guadagno per le mafie, con profitti stratosferici edin misura crescente. Come giustamente rilevato dalla Commissione Antimafia bisogna potenziare gli strumenti volti a contrastare le operazioni di riciclaggio, a livello nazionale ed internazionale. Servono continuità nei controlli, condivisione delle informazioni, tecnologie aggiornate e un massiccio investimento contro cybercrime, sia a livello nazionale che europeo. Bisogna investire sulla formazione professionale degli operatori, e sul coordinamento sulla sicurezza informatica. Bisogna perfezionare ulteriormente la tracciabilità dei giocatori. E soprattutto serve un'armonizzazione della legislazione a livello europeo, così da evitare che si approfitti di buchi legislativi in altri paesi per l'installazione di server all'estero e la realizzazione di enormi profitti”.
I concessionari di gioco di Stato hanno pagato per avere il diritto di offrire gioco in Italia: a suo modo di vedere i loro interessi sono sufficientemente tutelati?
“A mio avviso le tutele sono già molto ampie. Semmai bisogna andare verso una graduale riduzione del numero delle concessioni di gioco, portando a scadenza quelle già esistenti e non rilasciandone di nuove, perché l’emergenza sociale che deriva dal gioco d’azzardo sta diventando davvero preoccupante”.
Il M5S in passato aveva proposto di tassare ulteriormente il gioco per finanziare il reddito di cittadinanza. Le sembra una misura possibile?
“Sono contraria al reddito di cittadinanza. Eventuali aumenti delle tasse potrebbero andare ad incrementare il reddito di inclusione, messo in campo dal Pd”.
Le Regioni, nonostante l'accordo in Conferenza Unificata, continuano a seguire la loro strada. Quali misure sono necessarie per creare regole omogenee sul gioco in tutta Italia?
“L’Intesa raggiunta in sede di Conferenza unificata rappresenta soltanto una tappa, sia pure importante, nel processo evolutivo della legislazione in materia di gioco d’azzardo. Regioni ed enti locali continueranno ad avere un ruolo essenziale nella definizione del quadro normativo. È evidente però che occorre una risposta normativa nazionale, una legge a tutto campo che faccia un po’ di ordine per quanto riguarda: autorizzazioni, regime delle concessioni, sanzioni penali e amministrative, prelievo fiscale, lotta al riciclaggio, cura del gioco d’azzardo patologico. Altrimenti il rischio è che in alcune zone ci saranno dei limiti rigidi e restrittivi e in altre delle piccole Las Vegas italiane”.