Consiglio Calabria: commissione approva modifica alla legge sul gioco dopo le audizioni degli operatori
La commissione Affari istituzionali del consiglio regionale della Calabria approva la proposta di modifica della legge sul gioco, questi i contenuti delle audizioni di Acadi, Egp-Fipe, As.tro e Ascob.
“La Commissione esprime parere favorevole a maggioranza con autorizzazione al coordinamento formale”. Questo l'esito della seduta della commissione Affari istituzionali del consiglio regionale della Calabria dedicata al possibile ritocco della normativa sul gioco, tenutasi oggi 20 dicembre, attraverso la proposta di legge n.107/12^ di iniziativa del consigliere Filippo Mancuso recante: "Modifica all'articolo 16 della legge regionale 26 aprile 2018, n. 9 (Interventi regionali per la prevenzione e il contrasto del fenomeno della ‘Ndrangheta e per la promozione della legalità, dell'economia responsabile e della trasparenza)”.
Nel testo, stando alle bozze disponibili, dovrebbero rientrare la chiusura delle attività di gioco dalle ore 20 alle ore 09 (come da sub-emendamento del consigliere regionale Giuseppe Gelardi della Lega), la possibilità per il Comuni di emanare ordinanze orarie per limitare il funzionamento degli apparecchi, la soppressione dei commi relativi al distanziometro di 300 e 500 metri rispettivamente per i comuni con popolazione fino a e oltre i 5mila abitanti.
Il parere favorevole della commissione Affari istituzionali è stato preceduto da una mattinata di audizioni, che arriva dopo il ritiro delle firme dalla proposta da parte dei capigruppo di maggioranza deciso una settimana fa e che ha visto intervenire diversi soggetti: dall'Anci alla Consulta nazionale antiusura, passando per Confapi, Coordinamento regionale enti accreditati e l'ex consigliere regionale nonché ex presidente della Commissione consiliare contro il fenomeno della 'ndrangheta, della corruzione e dell'illegalità diffusa, Arturo Bova, a cui si deve la legge n° 9 del 2018.
Grandi protagoniste alcune delle maggiori associazioni rappresentative del settore del gioco: Acadi ed Egp-Fipe, per le quali ha relazionato Generoso Bloise, As.tro con Massimiliano Pucci, Ascob con Salvatore Barbieri.
Tutte hanno presentato agli esponenti della commissione le proprie osservazioni, che riportiamo di seguito.
ACADI ED EGP-FIPE: “MIGLIORAMENTO DELL'OFFERTA, NON DEREGULATION” -“La proposta di legge costituisce una modifica essenziale per la difesa della legalità e della tutela dei consumatori (tanto i giocatori consapevoli quanti i minori o coloro soggetti a dipendenze). Non si tratta di deregulation ma, al contrario, del miglioramento di una misura la quale, ove applicata con ragionevolezza, può contenere l’offerta di giochi in denaro senza cancellare l’esercizio di attività che, si rammenta, sono controllate da concessioni pubbliche ed autorizzazioni di polizia nei soggetti, nelle forme e nelle dimensioni economiche”, esordiscono Acadi ed Egp – entrambe afferenti a Confcommercio, nella memoria depositata in commissione.
“Bisogna ricordare, infatti, che l’utilizzo efficace dello strumento del distanziometro a fini di prevenzione delle dipendenze da gioco è tutt’altro che pacifico nella letteratura scientifica (cfr., da ultimo, uno dei primi studi specifici sulla realtà italiana: ‘Preventive strategies in gambling disorder: a survey investigating the opinion of gamblers in the Lazio region’, coordinato dalla Società italiana di psichiatria (Sip)). L’attuale disposizione si concentra, peraltro, solo su una tipologia di offerta di gioco (apparecchi) la quale tuttavia costituisce oggi, in Calabria, meno del 20 percento delle giocate (dopo l’esplosione del gioco online, che spesso, in forma di tablet o totem illegali, sostituisce gli apparecchi collegati alle reti pubbliche).
Occorre poi evidenziare come anche per le limitazioni orarie, se applicate esclusivamente ad alcuni prodotti di gioco e senza tener conto delle differenze tra l’offerta disponibile in esercizi ad accesso libero e sale specializzate (con divieto di accesso ai minori), gli effetti di prevenzione siano labili senza specifiche valutazioni di ciascuna situazione (delegabili quindi a valutazioni dei sindaci per le loro specifiche realtà, motivate con il supporto di analisi quantitative dei fenomeni nei loro territori).
Per l’evidente effetto espulsivo delle attività interessate proprio del distanziometro, facilmente dimostrabile da perizie cartografiche anche nei territori calabresi, applicare l’attuale legge senza correttivi condannerebbe alla sostanziale cancellazione l’offerta di gioco con apparecchi (e solo questa), generando estesi contenziosi a difesa degli interessi degli operatori che hanno scelto la legalità del sistema concessorio, mentre si lascerebbero i giocatori (a partire dai più fragili) ad altre offerte di gioco legali (ma egualmente pericolose per i soggetti a dipendenza) e molto più ampiamente nelle mani della criminalità, dello sfruttamento e dell’usura: proprio le condizioni che la legislazione regionale in materia intende evitare.
Per queste ragioni, in analogia a quanto già avvenuto in altre regioni, si richiamano i legislatori regionali calabresi a scelte consapevoli e ragionevoli per l’adozione della modifica alla legge. Le imprese dei giochi pubblici aderenti alle Associazioni di concessionari ed esercenti Confcommercio sono profondamente attente alla propria responsabilità sociale e sono disponibili, come da tempo pubblicamente noto ed attuato applicando le numerose disposizioni vigenti nazionali e locali, ad intensificare gli sforzi e gli investimenti verso azioni realmente efficaci di prevenzione delle dipendenze ed indirizzo dei soggetti problematici e patologici verso gli opportuni aiuti. Si richiama, al riguardo, rilevata l’assenza di Piani regionali in materia da alcuni anni, l’importanza di una corretta programmazione delle azioni di informazione ai giovani ed a tutti i cittadini calabresi e di organizzazione delle azioni e delle reti di assistenza e cura, con il pieno coinvolgimento degli operatori di settore appartenenti alle associazioni di imprese maggiormente rappresentative”.
AS.TRO: “SCONGIURARE CHIUSURA DELLE ATTIVITÀ” - Nella sua memoria l'associazione As.tro parte dalle prese di posizione della Fondazione Antiusura e della Conferenza episcopale calabrese, fortemente critiche. “Entrambe le prese di posizione muovono da un’equivoca interpretazione del reale contenuto delle modifiche contenute nella proposta di legge in esame. Dal contenuto delle critiche, sembrerebbe infatti che le modifiche di cui si discute determinerebbero una proliferazione incontrollata della sale da gioco e il venir meno di qualsiasi limite e controllo sulla gestione del fenomeno del gioco legale. In realtà, la finalità principale che emerge dal contenuto progetto di legge è quella di salvaguardare tutte quelle attività, già esistenti alla data di entrata in vigore della legge 9/2018, insidiatesi nel territorio calabrese in maniera del tutto legittima e che, senza alcun intervento correttivo, il 1° gennaio 2023 dovranno chiudere le saracinesche e lasciare a casa i propri dipendenti. Il limite delle distanze minime dai luoghi sensibili rimarrà invece per le nuova attività: quindi non ci sarà nessuna proliferazione selvaggia di sale giochi. Pur contestando la (mai dimostrata) efficacia preventiva dello strumento del c.d. “distanziometro” (v. infra), riconosciamo che la riduzione della distanza minima da 500m a 300m appare una scelta comunque equilibrata, dal momento che, l’elevato numero di categorie di “luoghi sensibili” (e quindi la loro distribuzione capillare sul territorio), sommato alla sproporzionata (rispetto allo stesso obiettivo che si prefigge) distanza minima di 500m, determina la sostanziale espulsione del gioco legale dal territorio. Non comprendiamo la tesi dei vescovi, riportata da Avvenire.it, secondo cui l’intervento normativo proposto, il cui fine primario è appunto quello di salvaguardare le attività legali già esistenti alla data di entrata in vigore della legge 9/2018, sia da considerarsi come un indebolimento della legalità. A nostro avviso, sarebbe invece l’espulsione del gioco legale dal territorio calabrese (che conseguirebbe alla mancata modifica dell’art. 16 della L.R. 9/2018) ad eliminare dal territorio un presidio di legalità. Occorre infatti tener presente la situazione esistente fino ai primi anni 2000, quando non esisteva il “sistema del gioco pubblico legale” ma proliferavano le bische clandestine e i c.d. videopoker (dei veri e propri strumenti truffaldini) i cui ricavi erano, insieme al traffico di stupefacenti, una vera e propria iniezione di liquidità per le consorterie criminali. Riteniamo che la lotta alla dipendenza da gioco e la salvaguardia della legalità non possano essere condotte attraverso la radicalizzazione del confronto ideologico basato sulla contrapposizione proibizionismo/antiproibizionismo ma che, per elaborare delle soluzioni efficaci, sia invece necessario un confronto sereno, costruttivo e pragmatico. A questo proposito, non giova di certo il tentativo di impostare la discussione mediante l’utilizzo di dati non corretti, diffusi al solo scopo di creare un inutile clima allarmistico. Ci riferiamo, in particolare, al dato, riportato nel comunicato stampa della Fondazione antiusura del 9 dicembre 2022, secondo cui in Calabria il gioco d’azzardo legale 'sottrae alle famiglie 2 miliardi di euro'. Premesso che si tratta di un dato diffuso senza l’indicazione della fonte da cui è stato ricavato, rileviamo che gli unici dati ufficiali attualmente disponibili sul sito istituzionale della Agenzia delle dogane e dei monopoli, che si riferiscono al 2019, indicano che, in quell’anno, i calabresi hanno speso, per tutte le forme di gioco terrestre, l’importo complessivo di 460 milioni di euro (circa 250 euro annui pro capite). Sarebbe quindi opportuno verificare la fonte del dato, diffuso nel comunicato della Fondazione antiusura, che indica una spesa annua in Calabria di 2 miliardi di euro. Una volta svolta tale verifica, occorrerebbe poi scomputare dall’importo complessivo quello dei prodotti che resterebbero comunque esentati dall’applicazione delle limitazioni previste dall’attuale normativa. Infatti, anche il dato pubblicato dalla Adm (sulla spesa di 460 milioni di euro sostenuta dai calabresi nel 2019) si riferisce alla spesa complessiva per tutte le forme di gioco terrestre (ivi comprese le scommesse, le lotterie tradizionali, i gratta e vinci, ecc.) e non soltanto della spesa per il gioco mediante Awp e Vlt che sono invece le uniche forme di gioco “colpite” dall’articolo 16 della legge 9/2018. Quindi, un approccio metodologico corretto dovrebbe quantomeno suggerire di evitare, al fine di giustificare la battaglia contro le Videolottery e le slot machine, l’uso dei dati sulla spesa che comprendono anche quella connessa all’utilizzo dei prodotti di gioco di diversa natura (compreso il gioco a distanza) non 'colpiti' però dalla normativa attualmente in vigore”.
L'associazione quindi ricorda che “dal punto di vista epidemiologico, non esiste in realtà alcuna evidenza scientifica che dimostri l’efficacia del 'distanziometro” nella prevenzione della dipendenza da gioco” , come dimostrato anche delle” esperienze del Piemonte e dell’Emilia-Romagna”.
As.tro quindi concentra l'attenzione sulle ricadute economico-occupazionali del distanziometro: “Il numero rilevante dei luoghi definiti sensibili e quindi la loro capillare diffusione nel territorio, non comportano soltanto la sostanziale impossibilità di apertura di nuove attività ma, ciò che più conta, determinano la chiusura della gran parte delle attività già presenti nei territori. Quest’ultimo grave effetto è dovuto al fatto che molte regioni, tra cui anche la Calabria (nel caso non si riuscisse a modificare la normativa al momento vigente), hanno stabilito che questo tipo di limitazione si applichi, retroattivamente, anche alle attività già esistenti al momento dell’entrata in vigore delle rispettive normative”.
Parlando delle ricadute sul fronte della lotta all’illegalità nella memoria si legge. “L’errore che spesso si compie nell’impostare le politiche per la prevenzione del Gap consiste nell’illusione che il problema della dipendenza da gioco possa risolversi attraverso l’espulsione del gioco legale dal territorio. Questo approccio, che ha fin qui contrassegnato tutte le normative regionali intervenute negli ultimi anni, non tiene conto che la domanda di gioco è totalmente anelastica: la riduzione dell’offerta legale non determina alcuna equivalente riduzione della domanda, la quale si sposta invece verso le altre tipologie di gioco escluse dall’applicazione del distanziometro (gratta e vinci, altre lotterie istantanee, gioco a distanza) ma, soprattutto, verso l’offerta illegale di gioco. È un dato di fatto che ogni spazio lasciato libero dal gioco legale viene riempito dall’offerta illegale. Lo testimoniano le recenti dichiarazioni del direttore generale della Agenzia delle dogane e dei monopoli, Marcello Minenna, il quale, riferendosi al periodo del lockdown (durante il quale le attività di gioco legale sono rimaste chiuse) ha sottolineato l’esponenziale incremento, nello stesso periodo, del gioco illegale”. Lo stesso ha sottolineato, ancor prima, l'ex procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero De Raho.
L'associazione quindi esprime forti “dubbi sull’efficacia delle limitazioni orarie nel prevenire i fenomeni di dipendenza patologica. Non è scientificamente dimostrato che la riduzione dell’orario possa arrecare benefici in termini di riduzione dei fenomeni di dipendenza legati al gioco che, al contrario, numerosi studi hanno dimostrato essere del tutto inefficace se non addirittura controproducente. In conclusione, auspichiamo che possa essere approvata la proposta di legge in esame in quanto idonea a bilanciare gli interessi pubblici della tutela della salute e della legalità con l’interesse, anch’esso di rilevanza pubblica, della salvaguardia delle imprese già presenti nel territorio e quindi dell’occupazione. Nel caso in cui, invece, i tempi della discussione in corso non consentissero di approvare le suddette modifiche in tempo utile per scongiurare la chiusura delle attività, chiediamo che venga stabilita una proroga del termine di 'adeguamento' fino all’approvazione del Pdl in esame”.
ASCOB: “PUNTARE SU AUTO-ESCLUSIONE DEI GIOCATORI PATOLOGICI” – Nel caso di Ascob, raccogliamo direttamente le parole del suo presidente, Salvatore Barbieri. “Siamo d'accordo con le modifiche proposte e crediamo che sia giusto che la regolamentazione degli orari di funzionamento degli apparecchi passi ai Comuni, visto che in Calabria ci sono paesi montani e località a vocazione turistica, quindi con esigenze diverse. In audizione poi ci siamo espressi favorevolmente circa alla possibilità di portare il distanziometro a 250 metri o di annullarlo, e di ridurre l'elenco dei luoghi sensibili, ad esempio annoverando fra le scuole solo gli istituti superiori e le università. Comunque, crediamo che vadano salvaguardate le attività di gioco già aperte nel 2018 (l'anno di entrata in vigore della legge sulla legalità, Ndr) e che i limiti vadano applicate solo a quelle autorizzate successivamente”.
Barbieri quindi rimarca le necessità di attuare l'auto-esclusione dei giocatori patologici, creando una sorta di “circuito fra tutte le location di gioco, le Asl e i centri di cura, per far sì che le famiglie possano essere informate. La ludopatia dobbiamo combatterla tutti insieme: vi ricordo che basta prendere un cellulare per giocare online, senza distanziometri o tutto il resto”.
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