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Elezioni Piemonte 2024, Pentenero (Pd): 'Superare l'attuale legge sul gioco'

03 giugno 2024 - 10:11

La candidata del centrosinistra alla carica di presidente del Piemonte, Gianna Pentenero, auspica il superamento della legge vigente per il contrasto al gioco patologico e nel riordino nazionale difende i poteri dei Comuni.

Scritto da Fm
Gianna Pentenero, candidata alla presidenza della Regione Piemonte per il centrosinistra © Pagina Facebook ufficiale

Gianna Pentenero, candidata alla presidenza della Regione Piemonte per il centrosinistra © Pagina Facebook ufficiale

Non solo elezioni comunali ed europee.

Nel weekend dell'8 e 9 giugno l'appuntamento alle urne riguarderà anche il Piemonte, i cui abitanti saranno chiamati ad eleggere i membri del consiglio regionale e il nuovo presidente della giunta regionale.

Si tratta di una sfida a cinque fra quello uscente - Alberto Cirio, sostenuto dal centrodestra -, la candidata del Movimento cinque stelle, Sarah Disabato, Francesca Frediani di Piemonte popolare, Alberto Costanzo per la lista Libertà, e Gianna Pentenero, espressione del centrosinistra, assessora del Comune di Torino alle Politiche per la sicurezza e lavoro, e già assessore al Lavoro della Regione Piemonte. Che fra il 2017 e il 2019 si è espressa più volte in materia di gioco, difendendo la legittimità della legge regionale in materia varata nel 2015, e che ora risponde alle domande di GiocoNews.it, esprimendo un punto di vista che sicuramente farà discutere gli operatori del settore.

Quali sono i risultati del suo mandato di assessora dei quali è più fiera?

“Come ultimo incarico, da assessora al lavoro e alla sicurezza del Comune di Torino, ci sono molti provvedimenti di cui vado fiera. È stata un'attività importante, ma soprattutto un'esperienza umana che mi ha consentito di conoscere la grande professionalità del corpo di polizia locale della città di Torino e della macchina comunale. Tra i provvedimenti, direi sicuramente il Piano di governo della notte come misura quadro per la regolamentazione dell'economia notturna, del diritto al divertimento e del diritto al riposo. Inoltre, in due anni abbiamo riattivato il Servizio lavoro della città di Torino, riaprendo anche uno sportello lavoro per ogni quadrante della città.”

Quali sono, per sommi capi, i punti centrali del suo programma elettorale?

“Sono stati cinque anni di interventi diretti, spesso con piccoli contributi arrivati sul territorio bypassando ogni tipo di progettazione dei bisogni. Mancano un piano sanitario e uno dei trasporti, manca un'idea di formazione e di connessione con la scuola e il mondo del terzo settore. Una situazione che potrebbe aggravarsi ulteriormente con la riforma Calderoli, che rischia di dividere il Paese in 21 micro realtà regionali.

Il nostro programma vuole ridare ai cittadini speranze e idee chiare per il futuro; non si tratta solo di un programma di governo, ma di un documento che indica la via da seguire per promuovere uno sviluppo forte, sostenibile e inclusivo, definendo e dettagliando principi e politiche concrete. È un programma che, oltre ad analizzare e proporre soluzioni per i problemi concreti dei piemontesi, propone una visione chiara del futuro: vogliamo che i diritti economici e sociali siano maggiormente tutelati, che si riducano drasticamente le disuguaglianze, che la questione climatica venga affrontata seriamente.

Abbiamo ripensato lo sviluppo della nostra regione secondo un nuovo paradigma, per far sì che il Piemonte torni a crescere e ad occupare il ruolo che merita. Il programma mette al primo posto il benessere e la salute della popolazione, in particolare dei settori più fragili e a rischio. Uno sviluppo che arricchisce pochi non è moralmente giusto né utile, soprattutto in una fase storica caratterizzata da elevate e accresciute disuguaglianze sociali, dall’emergenza ambientale e climatica e dalle difficoltà dell’economia regionale.”

Auspicherebbe un ritocco della legge regionale sul gioco nell'ambito della prossima consiliatura, e in quale direzione?

“Insieme alla coalizione che mi sostiene, ritengo prioritario il superamento dell'attuale legge sul gioco, oggetto di una modifica assolutamente sbagliata da parte dell'attuale amministrazione regionale, che ha vanificato i risultati ottenuti con la precedente legge del 2016.

La direzione della nostra proposta è quella di ridurre l'offerta di gioco, che, come dimostrato dai dati, produce effetti diretti sul volume del giocato e conseguentemente sulla riduzione dei rischi di dipendenza da gioco.

In Piemonte, a partire dal 2016, anno di approvazione della precedente legge, si è rilevata una decrescita del volume di giocate pari al -11 percento (572 milioni di euro).

Il minor volume di gioco è correlato al volume di perdite da parte dei giocatori: anche in questo caso siamo di fronte a un netto calo del 16,5 percento per il Piemonte, a fronte di una decrescita molto più lenta (-0,9 percento) per il resto del Paese. Questo significa che nel 2019 – anno in cui è entrata pienamente in vigore la legge del 2016, senza le ripercussioni socio-economiche della pandemia – i giocatori hanno perso 206 milioni di euro in meno rispetto a quanto avevano perso nel 2016.

A fronte di questi dati, riteniamo che la base di partenza, in virtù del grande sostegno con 12.000 firme raccolte da Libera e dalle associazioni e organizzazioni promotrici e dalla sottoscrizione di decine di comuni coordinati dall'associazione 'Avviso pubblico. Enti locali e regioni contro mafie e corruzione', debba essere la proposta di legge di iniziativa popolare e degli enti locali presentata da loro nel 2022 e bocciata in pochi minuti dall'attuale maggioranza di centro-destra.

In Piemonte, la spesa media per giocatore è di 6.000 euro, il totale speso nel 2022 è stato di 8 miliardi di euro con una crescita post-pandemia in Piemonte del +71 percento (contro la media nazionale del +61 percento). La raccolta totale è passata da più di 5 miliardi nel 2016 a circa 4 miliardi e mezzo di euro nel 2019, e la diminuzione si riscontra anche in termini di spesa, ovvero di perdite da parte dei giocatori.

Nel 2021 (anno in cui la legge è rimasta in vigore fino a luglio) la raccolta è stata di 6,8 miliardi, in aumento, ma meno della media nazionale: la media pro capite piemontese è di 1.588 euro, mentre quella nazionale si attesta a 1.880 percento pro capite. I pazienti in cura al Serd per gioco d’azzardo nel 2016 erano 1.327, nel 2019 sono diminuiti a 1.054 e nel 2021 il numero è sceso a 765.

Un ultimo elemento degno di menzione è la diminuzione del numero di slot machine presenti sul territorio regionale: se nel 2016 le Awp erano 29.544, nel 2019 sono scese a 12.274. Dal 2016 al 2020 i locali con apparecchi (New slot e Vlt) sono diminuiti di 5.039 unità, quasi l’80 percento.

Con l’abrogazione della legge regionale n° 9/2016 e l’introduzione della legge regionale n° 19/2021 molti dei risultati appena evidenziati sono venuti meno, poiché la legge attualmente in vigore ha consentito di aumentare nuovamente l’offerta di gioco sul territorio. A confermare tale situazione, nei primi mesi di applicazione della norma (settembre-dicembre 2021), solo al Comune di Torino sono state inoltrate 232 domande di reinstallazione di apparecchi che erano stati spenti grazie alla precedente legge, per il gioco nei locali.

Nel 2021 in Piemonte risalgono di circa 1.000 unità gli apparecchi da gioco, mentre nel resto del Paese diminuiscono. Verso la fine del 2021 in Piemonte troviamo 51,4 apparecchi ogni 10.000 residenti, un aumento del 10,3 percento in un anno in controtendenza rispetto alla media nazionale che vede una diminuzione dell’1,4 percento in un anno.”

 

Lei è favorevole al riordino nazionale del gioco fisico - attualmente in discussione con un confronto fra ministero dell'Economia e Conferenza delle Regioni - con il varo di un distanziometro e limiti orari uguali per tutti, e alla compartecipazione delle Regioni agli utili erariali derivanti dal gioco (proposta dalla Conferenza delle Regioni)?

“L'obiettivo era ed è, a mio avviso, quello di ridurre l'offerta accrescendo i luoghi sensibili (università, asili, centri di aggregazione, biblioteche...) rispetto a quelli esistenti e da lì applicare il distanziometro (300 metri per i comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti e di 500 metri per i comuni con popolazione superiore). In questo quadro è fondamentale restituire ai Comuni la funzione di definizione dei luoghi sensibili, disincentivando l’accesso al gioco attraverso la mancata concessione di autorizzazioni per l’accensione di nuove slot machine rientranti nel distanziometro e spegnendo quelle in funzione che non rispettino la distanza dai medesimi.

Inoltre, ritengo indispensabile diminuire gli orari di accensione degli apparecchi da gioco (per un massimo di 10 ore nell’arco di 24 ore). A ciò occorre accompagnare azioni di informazione e sensibilizzazione sui rischi correlati al gioco d’azzardo patologico e sulle conseguenze a livello familiare, sociale e lavorativo, per prevenire e contrastare la dipendenza da gioco d’azzardo in Piemonte.

Queste misure, unite a interventi sull'Irap nella logica di premiare con una riduzione chi rimuove gli apparecchi e non li installa, credo siano una risposta efficace a una situazione che colpisce le fasce più fragili della popolazione, aumenta i costi sociali e sanitari e agevola mafie ed organizzazioni criminali, che vedono nel gioco legale un mercato in cui investire per riciclare i proventi delle attività illecite.

Negli ultimi anni, la raccolta di giochi d’azzardo in Italia ha visto una tendenza di forte crescita: i dati riportati nel Libro blu Adm per il 2022 parlano di 136 miliardi di raccolta, a fronte dei 111 miliardi del 2021, degli 88 miliardi del 2020 e dei 110 miliardi del 2019. Le stime riportate dalla sottosegretaria al ministero dell’Economia e delle finanze, Sandra Savino, parlano di 149 miliardi di raccolta complessiva per il 2023. La tendenza di crescita registrata negli ultimi due anni, in particolare, è caratterizzata dall’aumento congiunto sia della raccolta su rete fisica sia della raccolta a distanza. In particolare: nel 2021: gioco fisico +12,68 percento rispetto all’anno precedente; gioco a distanza +36,53 percento rispetto all’anno precedente e nel 2022: gioco fisico +43,17 percento rispetto all’anno precedente; gioco a distanza +8,78 percento rispetto all’anno precedente.

Per quanto concerne il gioco online, inoltre, si registra anche la crescita del numero di conti gioco attivi: erano 15,9 milioni nel 2021, incrementati in dodici mesi fino ai 17,2 milioni del 2022. La raccolta su rete fisica e quella a distanza non sono, dunque, tra loro alternative, bensì complementari.

Le regioni di centro destra contraddicono la giurisprudenza che legittima il distanziometro e favorisce la riduzione dell'offerta (Piemonte, Lazio, Marche, Calabria, Sicilia). Per loro basta questa riduzione e chiedono addirittura in Conferenza Stato-Regioni una parte del gettito fiscale (che fa ridere: 10 miliardi su 140 miliardi di giocato). La riduzione delle occasioni di gioco, infatti, secondo pronunciamenti del Consiglio di Stato, consente di salvaguardare le 'fasce di consumatori psicologicamente più vulnerabili ed immaturi e, quindi, maggiormente esposti alla capacità suggestiva dell’illusione di conseguire, tramite il gioco, vincite e facili guadagni (si veda, tra le altre, Consiglio di Stato, sentenza 11426/2022).

Il decreto-legge 13 settembre 2012, n. 158, ormai oltre dieci anni fa, ha aggiornato i livelli essenziali di assistenza (Lea) con riferimento alle prestazioni di prevenzione, cura e riabilitazione rivolte alle persone affette da 'ludopatia', prevedendo inoltre una serie di misure di prevenzione e contrasto del disturbo da gioco (comprese disposizioni in tema di pubblicità e avvertimenti)”.

 

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