Finisce la legislatura insieme all'illusione del riordino dei giochi
Come anticipato, il Governo Draghi rimane in carica per gli affari correnti: possibile emanare decreti, ma non i disegni di legge.
Finisce il primo esecutivo guidato dal premier Mario Draghi e un'altra legislatura volge al termine prima della sua scadenza naturale. Portandosi dietro ogni remota speranza dell'industria del gioco pubblico di vedere approvato quel tanto atteso riordino, che il governo ancora in carica aveva non solo promesso e annunciato, ma anche – in qualche modo – avviato, attraverso la stesura di un “programma di lavoro” scaturito dalla bozza di legge delega, la quale sarebbe dovuta però passare prima al vaglio del Consiglio dei Ministri, per poi approdare in Parlamento per una discussione alle Camere. Ma ora, dopo le dimissioni del premier Mario Draghi il governo resta in carica soltanto “per il disbrigo degli affari correnti”, in modo da garantire la continuità amministrativa perché il Paese non può restare senza una guida.
Ma cosa può fare l'esecutivo uscente e cosa no? Di certo, tra le sue facoltà ci sono gli atti di straordinaria necessità e urgenza, come i decreti legge, ma solo se necessari o obbligatori per il normale funzionamento dello Stato. Mentre tutti gli atti caratterizzati da una discrezionalità politica, come i disegni di legge, non posso essere considerati. Con l'unica possibile eccezione rappresentata dagli eventuali provvedimenti legati ad obblighi internazionali. Ma questo significa dunque che non ci può essere spazio per il gioco pubblico. In nessun modo, tenendo anche conto delle varie e importanti priorità, dettate soprattutto dal Pnrr e dalle altre emergenze e contingenze. Dalla guerra in Ucraina alla crisi energetica, passando per l'uscita dalla pandemia.
Le Camere, infatti, anche se sciolte, possono e devono essere convocate per la conversione in legge dei decreti. Ma tra le urgenze da gestire c'è il “decreto accise” annunciato per fine mese, oltre all'emanazione di tutti i decreti legislativi attuativi di deleghe già approvate dal Parlamento, la maggior parte dei quali sono legati proprio al Pnrr.
Nei prossimi giorni comunque verrà emanata una direttiva della presidenza del Consiglio dei ministri che definirà espressamente gli ambiti di intervento del governo dimissionario. Dove verranno contemplate ovviamente le quattro emergenze del momento (economica, pandemica, sociale, e quella della guerra) ma non gli altri atti politici come i disegni leggi e le richieste politiche, nonché saranno preclusi anche gli atti discrezionali.
L’AGENDA DRAGHI FINO ALL’AUTUNNO - Sono ancora molte le cose da fare per il presidente del Consiglio Mario Draghi e per il suo governo dimissionario, fino alle prossime elezioni fissate il 25 settembre. Tra gli appuntamenti in agenda anche i summit internazionali già fissati, dall’annuale assemblea dell’Onu a settembre al Consiglio europeo di fine ottobre. Anche se a questo appuntamento e, a maggior ragione al G20 di metà novembre, potrebbe partecipare il nuovo premier.
Nel frattempo bisognerà riprendere il lavoro per mettere a punto il nuovo decreto “aiuti” - che dovrebbe valere attorno a 10 miliardi - da varare tra fine luglio e inizio agosto. In parallelo potrebbero proseguire i confronti con le parti sociali, con l’obiettivo di individuare alcune misure per proteggere i salari. Ma l’agenda è ancora da definire, così come non è ancora certo che, ad “affari correnti”, si riesca a portare avanti la proposta sul salario minimo.
A settembre, invece, l’appuntamento sarà con la Nadef che aggiornerà il quadro macro-economico, senza dare indicazioni delle nuove politiche: il documento potrebbe non avere il quadro programmatico, ma solo quello tendenziale a legislazione vigente.
Il lavoro più intenso, tuttavia, e che coinvolgerà tutti i ministeri, sarà però quello legato all’attuazione del Pnrr: per assicurarsi anche la prossima tranche da 19 miliardi andranno infatti approvati i decreti attuativi della riforma della giustizia civile, penale e tributaria (se verrà chiusa in Parlamento), quelli che rivedono il codice degli appalti e, dopo il via libera che si otterrà grazie allo stralcio delle norme sui taxi, anche quelli del ddl sulla concorrenza.
IL CALENDARIO DEL VOTO – Quali sono invece le tempistiche che porteranno alle prossime elezioni? Le liste dei candidati dovranno arrivare entro un mese a partire dal 21 luglio e il deposito dei simboli a Ferragosto: con lo scioglimento delle Camere decretato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella è partito ufficialmente il timing per le elezioni, che si terranno il 25 settembre come deciso dal Consiglio dei ministri sulla base dell’articolo 61 della Costituzione: “le elezioni delle nuove Camere hanno luogo entro settanta giorni dalla fine delle precedenti”. Prima di votare, però, ci sono una serie di adempimenti e scadenze da rispettare sia per le istituzioni che per i partiti. Le cui date principali sono le seguenti:
27 LUGLIO - Il termine entro il quale il Viminale deve inviare alla Farnesina gli elenchi degli elettori all’estero, che vengono costantemente aggiornati. La legge stabilisce infatti che devono essere inviati entro il sessantesimo giorno antecedente le votazioni.
12-13 E 14 AGOSTO - È il termine entro il quale i partiti devono depositare al Viminale i contrassegni e i simboli elettorali.
21 e 22 AGOSTO - Sono i giorni riservati alla presentazione delle liste, il 35esimo e il 34esimo antecedente il voto. Le liste dei candidati vengono presentate negli uffici centrali elettorali costituiti presso le Corti d’Appello.
26 AGOSTO - È la data d’inizio ufficiale della ’propaganda elettorale’, il mese di campagna elettorale prima del voto, con l’affissione dei manifesti elettorali.
25 SETTEMBRE - È il giorno delle elezioni
15 OTTOBRE - È la data entro la quale deve tenersi la prima seduta del nuovo Parlamento. A stabilirlo è sempre l’articolo 61 della Costituzione, in base al quale “la prima riunione” delle Camere “ha luogo non oltre il ventesimo giorno dalle elezioni”. Finché non sono riunite le nuove camere, prosegue l’articolo, “sono prorogati i poteri delle precedenti”.