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Operatori gioco su riforma fiscale: 'Più tutele per giocatori e imprese'

09 maggio 2023 - 15:38

Nell'audizione alla commissione Finanze della Camera SgI, Acadi, As.tro, Sapar, Egp, Federamusement-Confesercenti chiedono riforma del gioco che tuteli imprese e garantisca presidio contro illegalità.

Scritto da Redazione
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Un plauso alla riforma del gioco pubblico portata dall'articolo 13 della Riforma fiscale, ma precise richieste di attenzione alla distribuzione degli operatori sul territorio. È quanto emerge nel corso delle audizioni, oggi, 9 maggio, davanti alla commissione Finanze della Camera, degli operatori del gioco, incontri previsti nell’ambito dell’esame della proposta di legge e del disegno di legge sulla delega al Governo per la riforma fiscale.

Tra gli auditi l'Associazione di concessionari dei giochi pubblici (Acadi), l'Associazione italiana esercenti giochi pubblici (Egp), Assotrattenimento2007 (Astro), Federamusement-Confesercenti, Associazione nazionale gestori gioco di Stato (Sapar) e Sistema gioco Italia.

PARLATI (SGI): "SIA FATTA ADEGUATA CONCERTAZIONE STATO - ENTI LOCALI" - È proprio Gennaro Parlati, presidente di Sistema gioco Italia, a intervenire per primo ricordando alcuni numeri di un settore che "ha determinato lo spostamento della domanda di gioco dall’illegale al legale, facendo emergere 6000 imprese, 150mila addetti, oltre 100 mila negozi. La federazione", continua, "condivide l’articolo 13, che definisce i principi cardine entro i quali ridefinire il gioco legale". Conferma l'apprezzamento del confronto con le associazioni di categoria e quello per la scelta di "richiamare, già nel primo comma, la tutela del consumatore, non più procrastinabile".

Sgi, spiega Parlati, ritiene "l’avvio della riforma una opportunità unica per ridefinire il gioco con norme chiare uniformi, capaci di tutelare il giocatore alzando i livelli di qualificazione del settore. La tutela del consumatore deve essere l’elemento guida di tutte le fasi dell’applicazione di queste norme".

Le richieste, da parte di Sgi, riguardano in particolare "un'adeguata applicazione della concertazione tra Stato e enti locali, avendo cura di creare regole omogenne, che favoriscano una distriuzione strutturata sul territorio consendendo dall’altro lato la programmazione degli investimenti". E ricorda, quindi le caratteristiche espulsive nei confronti delle imprese del gioco contenute in molte normative regionali attuali.

"Si ritiene necessario", continua quindi Parlati, "un adeguamento in materia di prelievo erariale. Il sistema di tassazione italiana è uno dei più elevati, dal 2013 sempre in rialzo: attualmente il Preu è al 24 percento per gli Avp, e al 8,60 percento per Vlt. Ulteriorio aumenti non sarebbero sostenibili dagli operatori, impattando sulla valorizzazione degli asset concessori e dell’offerta di gioco legale, e sulla capacità di innalzare la qualità". 

Infine chiede di "evidenziare la valorizzazione delle reti esistenti di concessionari bingo, oggetto di continui investimenti, e ippica, 40 ippodromi, che possono diventare luoghi dedicati alla concentrazione dei giochi, in sicurezza e salvaguardia della salute pubblica".

CARDIA (ACADI): "OK RIORDINO GIOCHI, RETE GENERALISTA PRESIDIO LEGALITÀ" - Interviene quindi il presidente di Acadi, Geronimo Cardia, che ricordando di rappresentare aziende che garantiscono, da sole, il 20 percento del gettito erariale, conferma la grande aspettativa, dopo 10 anni, nel riordino del gioco pubblico, del quale Acadi apprezza i principi generali. Restano tuttavia, secondo Acadi, dei punti da chiarire, relativi alla "distribuzione delle attività di gioco pubblico presso esercizi sia specializzati che generalisti. Alla lettera C (spiega facendo riferimento all'articolo specifico della Delega fiscale, Ndr) abbiamo trovato termini quali la razionalizzazione e specializzazione dell’offerta".

"Proprio gli interessi pubblici sono stati quelli che hanno portato ad una regolamentazione attuale, che garantiscono la responsabilità tutela della salute, così come il portafoglio degli utenti, sotto il profilo della legalità il presidio è assicurato dalla rete generalista in 6000 comuni, non fare una distribuzione organizzata significa perdere questo, quindi rispetto al gettito, i dati dell’Adm evidenziano che la gran parte di esso viene dalla rete generalista, che è stata costruita nel tempo e resa sempre più seponsabile, dal punto di vista dell’occupazione colpisce che i livelli occupazionali sono garantiti dalle filiere che popolano la rete generalista.

Quattro pilastri, quelli elencati da Cardia, che "sono assicurati proprio dalla rete generalista: è importante quindi che nell’attuazione della delega venga assicurato il contributo delle associazioni di categoria, lato nostro stiamo facendo il possibile per individuare suggerimenti che possano essere condivisibili".

IACCARINO (AS.TRO): "CANALE GIOCO FISICO IL PIÙ SOGGETTO D'ITALIA AI CONTROLLI" - Anche Armando Iaccarino, di As.Tro, conferma che "ci sono alcuni punti della delega fiscale che sono da noi fortemente apprezzati, come la scelta del mantenimento del modello concessorio, come la norma fiscale che possa mettere al centro il cosiddetto margine anche per quei settori che non usufruiscono di questa norma, oltre al fatto di mettere in atto un riordino omogeneo in tutto il territorio statale", e poi ricorda che "si parla di un vero e proprio settore industriale che negli ultimi anni ha dovuto far fronte a regolamentazioni regionali diverse oltre al non sostenibilità economica di alcuni settori rispetto ad altri.

Due gli aspetti importanti, per As.Tro: "un regime fiscale che sia sostenibile alla luce dei principali parametri della sostenibilità economica. Il secondo è la necessità di aver echiarezza rispetto al canale retail, quello costituito dalla sale dedicate e dagli esercizi generalisti. Un canale che ha avuto già un ridimensionamento, da 100 mila nel 2018, ai 60mila del 2021, con una riduzione anche della raccolta, con la raccolta online che nel 2021 ha superato per la prima volta la raccolta del canale fisico". E puntualizza le disparità tra fisico e online anche a livello di tassazione: "dal canale fisico al fisco arriva l’80-85 percento della raccolta, mentre dall’online forse il 10-15 percento, se non meno".

E ricorda che "il canale fisico è un canale di presidio, ma è anche uno dei canali più soggetti a controllo e regolamentazione tra tutti quelli del sistema produttivo nazionale, pari a nessun altro settore produttivo", chiudendo quindi con "un riferimento specifico a registro unico degli operatori di gioco, e il secondo è il registro di esclusione e autoesclusione da parte dei giocatori a rischio, due elementi che dovrebbero avere la proprietà all’interno dei decreti attuativi".

D'ANGELO (SAPAR): "PRINCIPIO OGGI FORMULATO NELLA DELEGA RICHIEDEREBBE SOSTITUZIONE DI TUTTI GLI APPARECCHI" - Sergio D’Angelo di Sapar, sottolinea subito che "obiettivamente vediamo con timore e preoccupazione l’eliminazione della raccolta di gioco dagli esercizi generalisti. Già la riduzione del 2017 degli apparecchi distribuiti sul mercato ha fatto perdere al nostro settore (che si occupa di manutenzione degli apparecchi) 12mila addetti".

E spiega ancora il rappresentante di Sapar che "altra grossa criticità è nel principio, così come formulato nella delega, che richiederebbe una sostituzione degli apparecchi, che va ben oltre la richiesta di risolvere criticità e messa in sicurezza. Sicuramente si tratta di principi, questi, che ci sentiamo di non poter condividere a tutela delle piccole e medie imprese".

E ancora, la richiesta di un “passaggio ad altro metodo di tassazione, sul margine e non più sui volumi”, e “l’eliminazione della micro imposta degli apparecchi da gioco (come per gli apparecchi senza vincita di ) e della normativa relativa alla certificazione dei prodotti, che rappresenta un grosso ostacolo agli investimenti, risalente ormai a quasi 20 anni fa, che ha costretto il mercato italiano a rimanere senza alcun aggiornamento di presente”. Ricorda infatti, D’Angelo, che viene richiesta “il codice sorgente dei software di gioco degli apparecchi”, cosa che ha portato i grandi colossi internazionali dell'intrattenimento mondiale a evitare di produrre prodotti per il mercato italiano”. 

Infine la segnalazione di un'altra grossissima difficoltà insita nel rapporto con le banche, che tra normativa antiriciclaggio e l’applicazione di codici etici interni agli istituti di credito, rendono impossibile alle imprese del gioco di adempiere all’obbligo di versamento del denaro raccolto (spesso denaro contante) verso l’erario, a causa dell’interruzione unilaterale dei rapporti”.

CANGIANELLI (EGP): “QUALIFICAZIONE CERTIFICATA DEGLI OPERATORI” – Per Egp, Associazione italiana esercenti giochi pubblici a prendere la parola è Emmanuele Cangianelli. “C'è l'assoluta urgenza di un ordine distributivo, vista l'inefficacia dei distanziometri regionali che hanno portato all'impossibilità di effettuare le procedere selettive per le concessioni degli apparecchi. Portando quindi alla riduzione della dimensione delle reti negli ultimi anni, fino a circa 35mila locali generalisti con offerta di gioco e oltre 10mila punti specializzati, sul territorio nazionale.

Negli ultimi anni poi si è realizzato lo spostamento della domanda verso prodotti a minor gettito erariale, affiancato dal ritorno dell'offerta illegale, e dalla crescita del gioco online non puntualmente regolamentato, generando problemi di certezza del diritto.

In parallelo l'utilizzo della tessera sanitaria per l'accesso agli apparecchi non ha dimostrato una reale efficacia, e la formazione degli operatori non porta con sé una certificazione che può essere definita valida”.

Dopo le critiche Cangianelli presenta le proposte migliorative della sua associazione all'articolo del disegno di legge delega per la riforma fiscale dedicato al gioco: “Vanno bene i sistemi di autoesclusione dei punti vendita a partire dalle sale specializzate, cioè l'impostazione di un'offerta da remoto per gli apparecchi Awp, ma va reso più facile il processo autorizzatorio e di verifica. Aggiunte che suggeriamo nell'esame parlamentare sono il tema della qualificazione degli operatori unito al registro unico degli operatori, che permette maggiore chiarezza a livello autorizzatorio, sistemi di formazione a distanza, la certificazione dell'apprendimento, per riconoscere le dipendenze dei consumatori patologici, un sistema che possa essere certificato ed essere parte integrante del sistema di qualificazione dell'offerta, prendendo ad esempio il sistema già in essere per le tabaccherie.

Poi, occorre pensare a una maggiore digitalizzazione dei punti vendita, ad esempio con le ricevute dei giochi numerici e delle cartelle del bingo.

Infine, sui temi fiscali per alcuni giochi, come ad esempio il bingo, si dovrebbe passare alla tassazione sul margine superando quella attuale sulla raccolta, che consentirebbe un recupero del cosiddetto payout rendendo più coerente la competizione fra i diversi prodotti di gioco e anche la competitività dei prodotti legali rispetto a quelli illegali che oggi è prevalentemente online come noto.

Può essere formulata meglio la questione della concorrenza, che tiene conto solo dei canali fisici, e può essere utile una regolamentazione online, una disciplina generale dei sistemi di pagamento può assicurare soluzioni”.

MILESI (AS.TRO AMUSEMENT): “GOVERNO CAMBI NORME SU IMPORTAZIONE-COMMERCIALIZZAZIONE-INSTALLAZIONE” - Sergio Milesi interviene in rappresentanza della sezione amusement dell'associazione As.tro per mettere in evidenza le criticità che stanno seriamente compromettendo la filiera del puro intrattenimento in Italia.

“A giugno 2021 in una fase di uscita dall’emergenza pandemica, l’Agenzia delle dogane e dei monopoli ha dato attuazione ad una norma, introdotta nel 2012 per disciplinare gli apparecchi senza vincita in denaro.

In conseguenza di tali norme attuative, per ogni apparecchio senza vincita in denaro sia esistente, cioè già installato, che di futura installazione, è richiesta una rigorosa procedura di omologazione. La motivazione che ha ispirato la normativa è il contrasto del gioco d’azzardo e, difatti, il processo di omologa richiesto è analogo a quello previsto per le slot o videolottery.

Tale procedure di omologazione degli apparecchi di puro intrattenimento sono uniche al mondo, non esiste nessun altro Paese europeo o al mondo che abbia normato gli apparecchio senza vincita in denaro di puro intrattenimento.

Siamo nell’anno 2023 ed è ora che tali tipologie di apparecchi non siano non più considerati pericolosi, il gioco d’azzardo ormai viene svolto tramite nuovo tecnologie o tramite gli apparecchi autorizzati dalla Stato.

Abbiamo già avuto incontri istituzionali sia con Adm nell’ultimo anno, a febbraio con il presidente Osnato a marzo con il consigliere Volpe, vice capo di gabinetto Mef, con riscontri positivi. Per proporre un emendamento che separasse nettamente gli apparecchi senza vincita in denaro dalle slot machine o videolottery.

E che in luogo della farraginosa procedura di omologazione, venga permessa un autocertificazione da parte dell’importatore, produttore o gestore degli apparecchi, ponendo così a carico degli operatori-aziende tutte le responsabilità penali e sanzionatorie conseguenti ad eventuali dichiarazioni false o all’installazione di apparecchi diversi da quelli oggetto di autocertificazione.

Necessitiamo che nella legge Delega con riferimento all’Articolo 15, dedicato ai giochi venga introdotto una norma che deleghi il Governo a una variazione della disciplina riguardante le procedure per l’importazione, la commercializzazione e l’installazione degli apparecchi di puro intrattenimento senza vincita in denaro.

Per tutto il settore del puro intrattenimento fermo su una normativa dell’anno 2000 è indispensabile un aggiornamento normativo, senza il quale rischiamo il collasso”.

LAMA (FEDERAMUSEMENT-CONFESERCENTI): “STOP ALLA TASSA SUGLI INTRATTENIMENTI” - Sempre in tema di gioco senza vincita in denaro, interviene Alessandro Lama, in rappresentanza di Federamusement-Confesercenti: “In primis devo ribadire che il nostro comparto è altro rispetto al gioco con vincita in denaro, un’attività lecita ma del tutto estranea a noi e come tale vorremmo venisse considerata. Per colpa della grande confusione che invece c’è, siamo vittima di una legge che proprio su questo equivoco si fonda. È la legge 388/2000, nata per limitare l’uso illecito di apparecchi di puro intrattenimento.

Siamo infatti, l’unico Paese in Europa che ha attivato tramite un organismo regolatore (Adm) il sistema delle omologhe delle apparecchiature senza vincite in denaro.

Chiediamo dunque – come già indicato dal mio collega Milesi che la normativa venga attualizzata, in un’ottica di semplificazione e di responsabilizzazione degli addetti ai lavori, chiedendo quindi che le omologhe siano trasformate in autocertificazioni. Tanto più che questi lacci normativi impediscono che realtà europee possano installare in Italia apparecchiature (libere invece in tutta Europa) senza essere sottoposte a tali omologhe, soffocando ogni competitività.

Come ha detto Luigi Einaudi, 'il liberismo è la concezione politica e sociale che riconosce nel commercio e nella libera impresa i mezzi più efficaci per la prosperità e il progresso del genere umano'. Noi crediamo che la libertà economica sia un valore fondamentale per lo sviluppo del nostro settore e che una regolamentazione eccessiva possa solo limitare l'accesso al mercato e frenare la crescita del comparto.

Voglio tra l’altro ricordare a tutti la repentina marcia indietro dell’estate scorsa sui calcioballilla e i dondolanti per bambini, anch’essi sottoposti al tempo a tale vessazione. Rimangono ancora prigionieri di queste infauste regole tante apparecchiature che permettetemi – in contraddizione con quello che è lo scopo dichiarato della norma non possono in nessun caso essere trasformate in apparecchi con vincite in denaro.

Oltre a questo primo punto, abbiamo una seconda richiesta, sulla quale sembra che il Governo stia già lavorando. Chiediamo che sia nuovamente inserita nel testo della riforma fiscale la soppressione del punto 2 della Tariffa dell’imposta sugli intrattenimenti, di cui al Dpr 26 ottobre 1972, n. 640, un’imposta caratterizzata da un rapporto costi-benefici davvero sbilanciato. Il nostro comparto non pesa che una piccolissima frazione di quello del gioco con vincita in denaro, settore al quale siamo accomunati solo dalla parola 'gioco'. Una parola che per quanto sia uguale per definire noi e loro, assume però un significato diametralmente diverso e rivela mondi che neppure si toccano. Pertanto auspichiamo, per citare Pietro Nenni, che lo Stato italiano non sia forte con i deboli e debole con i forti, ma ci offra regole chiare, equilibrate ed applicabili sulla base della nostra realtà. Assieme, potremo consentire al nostro settore di crescere in modo sostenibile, e siamo pronti a collaborare con voi per raggiungere questo obiettivo e a fare la differenza nella vita dei nostri clienti grandi e piccoli”.

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