Riordino gioco, Fiori (Cigo): 'Rischio atrofia del mercato e proliferare gioco illegale'
Secondo l'associazione dei Concessionari italiani gioco online le maggiori criticità rilevate riguardano abnorme aumento del costo delle concessioni e le restrizioni per le skin e per i punti vendita ricarica.
“Un costo di 7 milioni di euro fissato per il rinnovo della concessione comporterebbe un effetto espulsivo per almeno due terzi dell'attuale mercato legale”. Così Remo Fiori, presidente dell’associazione Cigo, che riunisce i concessionari italiani gioco online, nel corso dell’audizione svolta stamani, giovedì 15 febbraio, presso la commissione Finanze e tesoro del Senato nell’ambito dell’esame dello schema per il riordino settore giochi.
Cigo condivide i principi generali del riordino, ma ritiene che "alcune scelte risultano inefficaci o inidonee alla soddisfazione degli obiettivi prefissi. In particolare le scelte economiche e finanziarie intese allo schema di gioco, disposizioni che rischiano di mettere a rischio la sopravvivenza di molti concessionari". Si parte dall'importo della cosiddetta una tantum, attualmente fissato dallo schema di riordino in 7 milioni di euro (4 milioni all'atto dell'aggiudicazione, e 3 milioni all'atto dell'effettiva assunzione del servizio), fermo restando il limite massimo di 5 concessioni per ogni operatore, che si presenta, per Cigo, come "una elevatissima barriera di ingresso alla nuova gara".
Spiega Fiori che "a fronte di 93 concessioni, i concessioni effettivametne operanti sono appena 75", e che valutando l'attuale situazione "appare evidente che degli attuati circa 75 concessionari attivi solo 25-30 potrebbero sostenere questo costo. Gli obiettivi di finanza pubblica appaiono come non raggiungibili, con 30 operatori partecipanti al massimo. Sarebbe una pratica anticoncorrenziale, un maggior vantaggio di pochi a scapito di altri, un unicum del mercato italiano che non si è mai verificato in nessun altro mercato europeo. La drastica riduzione degli operatori indurrebbe una concentrazione ingiustificata, ma soprattutto a un'atrofia del mercato".
Di fatto, secondo Cigo, "comporterebbe un effetto espulsivo per almeno due terzi del mercato legale, e rischierebbe di stimolare l’offerta illegale".
"L’una tantum", continua ancora il presidente di Cigo, "si traduce in una sorta di flat tax che non tiene conto delle differenze degli operatori".
Venendo al secondo punto, relativo alle skin, ossia a quel sistema già in atto attraverso il quale un concessionario può avere più siti di gioco, secondo Cigo emerge che "la pratica concorrenziale delle skin esce azzerata dallo schema del riordino."
Ricorda Fiori che "le skin sono state molto utili nel processo di legalizzazione dei flussi di gioco, altirmenti praticato in aree di illegalità con effetti benefici anche sui gettiti erariali, come confermato anche nella relazione illustritiva e nell'analisi di impatto della regolamentazione. Il legislatore sceglie di strozzare la voce delle skin, con il mercato che viene spinto verso l’illegalità".
E infine il punto tre, relativo alla disciplina prevista per i Pvr. Condivisibile, per Cigo, la parte della norma che mira a regolamentare il canale di vendita, ma al contrario "le limitazioni sul lato dell'operatività previste renderebbero questo canale privo di qualsiasi valenza commerciale".
In particolare, spiega Fiori, "anche sulla localizzazione dei futuri Pvr si nutrono forti dubbi, sia sulla relazione relativa alla fortissima contrazione del numero di Pvr rispetto agli attuali, sia sulle inevitabili interferenze con le normative locali in tema di gioco fisico".
"L’associazione Cigo auspica quindi che possano essere ricercate soluzioni che consentano anche a operatori di piccole e medie dimensioni di poter continuare a svolgere il servizio pubblico, eliminando le criticità rilevate, prevedendo in tal modo il rischio di un annoso contenzioso amministrativo", e chiede "l'apertura di un tavolo tecnico con tutti i soggetti interessati, con l'obiettivo di individuare soluzioni condivise che contemperino le esigenze pubbliche in termini di gettito e regolamentazione, e quelle private, in termini di sostenibilità economica e di libero mercato".
Rispondendo quindi alle domande dei senatori spiega che "95 sono state le concessioni aggiudicate, ma molti operatori esteri, per via del decreto dignità, senza avere la possibilità di pubblicizzare la propria attività non hanno mai iniziato a operare in Italia", motivo per cui quelli attualmente operativi sono 75.
E aggiunge che oggi, "circa 20 operatori dei 75 operano con numeri minimi, solo per mantenere vivo il diritto, ma hanno numeri veramente minimi".In merito alle skin. "Oggi ci sono tante skin, andrebbe bene normarle in modo da far loro produrre gettito. Abbiamo ipotizzato che so possa ottenere un gettito aggiuntivo di almeno 400 milioni nel periodo."
Evidenzia poi nuovamente che "passare da 250 mila per una concessione a 7 milioni è chiaro il dislivello. I grandi operatori sono sostenuti da fondi esteri, tagliari i piccoli sarebbe uno svilire il mercato. Ci sono operatori che hanno investito, la prima gara è del 2009, ci tengono al loro marchio e al valorizzarlo".