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Riordino gioco, dopo il Senato associazioni in audizione alla Camera

13 febbraio 2024 - 13:38

Diverse associazioni già udite in commissione Finanze in Senato fanno il punto sul decreto sul riordino del gioco online alla Camera.

Scritto da Anna Maria Rengo
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Giornata di audizioni, anche alla Camera, sullo schema di decreto di riordino del gioco, a iniziare da quello a distanza. Sono diverse le associazioni, che già hanno presentato il loro punto di vista (e memorie scritte) alla commissione Finanze di Palazzo Madama, che sono state convocate anche all'omonima di Montecitorio, presieduta da Marco Osnato (Fratelli d'Italia), tenutasi oggi, 13 febbraio.

L'INTERVENTO DI STS FIT - "Dopo oltre un decennio di stasi e di rinvii finalmente il governo mette mano al riordino del settore", esordisce Zamparelli, rappresentante di Sts - Sindacato totoricevitori sportivi, che si presenta in audizione alla commissione Finanze della Camera anche a nome della Fit. "L’articolo 13 del decreto individua i luoghi dove saranno posizionabili punti vendita di ricarica, che pone fine a un vuoto normativo che ha finora consentito aperture di Pvr anche al di fuori dalla rete del settore attuale. Si potrà avere una maggiore facilità di controllo, e l'aver inserito le tabaccherie è sicuramente una scelta adeguata, basandosi su una rete adeguatamente formata per un ruolo di operatori che si spera venga poi riconosciuto anche nel riordino del settore fisico".

L'auspicio espresso da totoricevitori e tabaccai è che "ai titolari di una tabaccheria venga confermato, anche nella futura rimodulazione della rete fisica, il ruolo di operatore professionale di gioco, unitamente a reti specializzate e generaliste in possesso di specifici requisiti soggettivi e oggettivi. In tema di dislocazione degli esercizi e diversamente da quanto recentemente osservato, il riconoscimento dell’attività dei Punti di vendita ricariche con un albo nazionale non estende in alcun modo l’offerta e, quindi, la platea dei potenziali giocatori".
In proposito, viene puntualizzato che "la rete dei punti vendita di ricarica non vada confusa con la rete di raccolta di gioco su rete fisica, con le inevitabili conseguenze che ne deriverebbero in relazione alla loro localizzazione e al possesso di requisiti ed eventuali vincoli ulteriori rispetto a quelli di cui al citato art. 13.
Esplicitare che la rete di vendita delle ricariche non costituisce un’estensione della rete di vendita terrestre (la cui regolamentazione peraltro è demandata a un separato e successivo provvedimento), e che la commercializzazione delle ricariche non è assimilabile a un’attività di gioco in senso stretto, avrebbe un sicuro vantaggio in termini di interpretazione e applicazione della normativa di settore".

L'unica critica riguarda l'iscrizione all'albo telematico dei Pvr. Se il principio è buono "perché dà al giocatore la possibilità di verificare se sta utilizzando un’attività riconosciuta", sono penalizzanti le cifre per l'iscrizione: "200 euro di tassa per il primo anno e 150 per il secondo anno per l’iscrizione all’albo sono troppi per un Pvr che rende mediamente un centinaio di euro all'anno agli esercizi", per questo, aggiunge Zamparelli, "chiediamo che la quota sia abbassata a 50 euro una tantum".

Definisce quindi incomprensibile il limite di 100 euro settimanali alle ricariche dei conti gioco. "Il giocatore è già censito e identificato, prevedere 100 euro di ricarica settimanale è assolutamente inutile e non porta nessuna ulteriore garanzia per il giocatore. Il giocatore viene censito ad ogni ricarica e anche quando fa un prelievo della vincita. A maggior ragione quindi risulta incomprensibile il limite dei 100 euro considerando che i soldi versati nel conto non sono prelevabili se non giocati".

Sts, insieme con Fit, rileva che "la tenuta e il funzionamento dei conti per il gioco online sono strettamente regolamentati e disciplinati dalla normativa di settore, e qualsiasi movimentazione, dall’attività di ricarica alla singola operazione di gioco fino all’attività di prelievo (nelle modalità consentite) è specificamente tracciata. Introdurre, pertanto, una limitazione ulteriore all’attività di ricarica, non ci appare coerente con alcuna finalità di controllo, considerato che il sistema che regola la tenuta del conto gioco rappresenta già di per sé, come appena ricordato, adeguati livelli di garanzia e sicurezza".

Inoltre, come noto, "il decreto in questione opera a monte una selezione qualitativa dei punti vendita abilitati alla vendita delle ricariche (ossia rivendite di generi di monopolio ed esercizi commerciali dotati di licenza di pubblica sicurezza ex artt. 86 e 88 del Tulps). Parimenti, il disposto impone ai Pvr specifici requisiti, quali l’affissione all’esterno di insegne o targa di specifico riconoscimento, demandando all’Agenzia delle dogane e monopoli l’individuazione di caratteristiche e dimensioni. Parrebbe, dunque, che se da una parte il disposto mira ad implementare la tutela del giocatore tramite una rete di Pvr qualificata e agevolmente individuabile, dall’altra ne limita irrimediabilmente l’operatività mediante l’introduzione di una soglia massima di transazioni settimanali che rischia di estrometterli dal mercato".

In linea più generale, rilevano le due associazioni che "la misura in questione non appare in linea con l’attuale politica sull’utilizzo del contante che, ai sensi dell’art. 49, comma 3-bis, D. Lgs 21 novembre 2007, n. 231, ha fissato in 5.000 euro la relativa soglia. Introdurre un limite così stringente all’unico canale che consente l’attività di ricarica dei conti di gioco tramite contante, rappresenta dunque una contraddizione in termini. In sintesi, la disposizione che qui si discute rischia di avere un effetto dirompente in ordine all’eccessivo restringimento della rete fisica dei punti vendita di ricarica che partecipa in maniera funzionale, anche se indiretta, alla costruzione del sistema di raccolta e gestione del gioco a distanza. 

In conclusione, per quanto di interesse della categoria rappresentata, si chiede di ridurre l’importo del costo di iscrizione all’albo dei cosiddetti Pvr nonché, in considerazione dell’ampia tracciabilità delle operazioni connesse, di rimodulare al rialzo l’ammontare della ricarica settimanale dei conti gioco costituendo l’attuale limite di fatto una esclusione dal mercato dei punti di ricarica che con il comma 1 dell’articolo 13 lo stesso legislatore ha voluto individuare come rete affidabile".

L'INTERVENTO DI ACADI -  “Non portare a termine subito il riordino del territorio significa spostare la domanda verso altri tipi di giochi ed in particolare significa spostare la compulsività verso altri prodotti. La Conferenza Unificata si dovrà occupare anche delle regole da applicare sul territorio di tutti i prodotti anche dell’online per contrastare il disturbo da gioco d’azzardo. Inoltre se non si riesce a mettere a terra una soluzione anche per l’offerta del territorio si perderà gettito erariale per lo spostamento della domanda su prodotti a bassa fiscalità”, afferma Geronimo Cardia, presidente di Acadi (Associazione dei concessionari di giochi pubblici), durante l’audizione.
“Relativamente al decreto di riordino dell’online”, prosegue Cardia, “poniamo l’accento su due aspetti: l’importo per poter accedere al bando è veramente alto. Se questo è il Governo delle piccole e medie imprese ci domandiamo se siamo consapevoli che così si finisce per penalizzarle anziché sostenerle. Il secondo aspetto è l’urgenza di rendere operativi i divieti di pagamento all'estero per evitare la domanda verso circuiti illegali”.
Acadi-Confcommercio, in un documento congiunto firmato insieme ad Astro–Confindustria Servizi innovativi e tecnologici, Egp–Fipe e Sapar, ha sottolineato l'importanza di un riordino per proteggere il gettito erariale, la legalità e l'occupazione, minacciati da divieti territoriali e restrizioni. Ha inoltre evidenziato i rischi sanitari legati al gioco d'azzardo e la necessità di una strategia coordinata per il contrasto.
“I dati del Bilancio di sostenibilità del comparto presentati al Forum Acadi 2023 confermano l’importanza della rete generalista degli apparecchi, ed in particolare dei bar, nel perseguimento degli interessi pubblici che sono alla base dell’esistenza dell’intero comparto”, conclude Cardia, sottolineando la necessità di un approccio congiunto alle contestazioni legali per tutelare gli interessi pubblici.

L'INTERVENTO DI AS.TRO - Armando Iaccarino di As.tro sottolinea come "nel bando c'è un problema di sostenibilità economica, legata fondamentalmente ai 7 milioni di costo di accesso, ma anche a quelli accessori, come l'adeguamento dei sistemi. Dunque, è di tutta evidenza che un importo di questa portata è difficile da affrontare per le Pmi italiane che sono entrate con un investimento importante e stanno consolidando la posizione nel settore".
Iaccarino sottolinea poi, quanto all'obiettivo di semplificare che il Governo si è posto, che "ora il settore conta 93 licenze di cui una 70ina attive. Il decreto prevede circa 50 concessioni, stiamo parlando di un differenziale irrilevante rispetto al concetto di semplificazione del settore: venti aziende, proprio quelle citate prima, italiane e di piccole dimensioni".
Rispetto al problema di cassa che c'è "abbiamo inviato al Mef una serie di documenti e formulazioni che fanno vedere come la questione del gettito possa essere affrontata rimodulando le voci: incidere un po' meno nell'investimento iniziale significa rendere più strutturale il gettito negli anni successivi".
Iaccarino sottolinea poi come il decreto intervenga "in maniera pesante sui modelli distributivi, azzerando le skin e ridimensionando i Pvr. La possibilità massima a 100 euro della possibilità di ricariche in contanti spinge evidentemente verso lo svolgimento di queste operazioni in sede online, da remoto. Rivedere questo aspetto al rialzo è doveroso in un Paese nel quale recentemente l'uso del contante è portato a 5mila euro.
E conclude evidenziando: "Questo è un settore industriale, in crescita, caratterizzato da elevata capacità di sostituzione. Un settore industriale ha bisogno di una politica industriale, si è persa una grande occasione nel non avere affrontato assieme i canali distributivi. Infine, siamo convinti che dobbiamo affrontare assieme il tema sanitario. Sentiteci: le soluzioni da proporre e da discutere le abbiamo".

L'INTERVENTO DI EGP FIPE - Prende poi la parola Emmanuele Cangianelli, presidente di Egp-Fipe: “Siamo qui perché – come scritto nel documento condiviso con altre associazioni del settore – perché il riordino del gioco online può portare effetti importanti sul mercato. È necessario un riordino complessivo dell’offerta di gioco che aggiorni - e ribilanci - l’intera offerta pubblica, tanto dei punti vendita quanto del gioco online, delle sale specializzate come dei punti non specializzati. Il riordino complessivo è necessario anche, come previsto dalla delega parlamentare per rivedere i parametri di restituzione in vincita e concessori dei differenti prodotti di gioco, nonché i prelievi fiscali, garantendo un riequilibrio complessivo, aggiornato alle nuove dinamiche di domanda ed alle rinnovate sfide di tutela della legalità, della salute dei consumatori e di effettività del divieto di gioco dei minori”.
Inoltre, “le politiche degli ultimi dieci anni hanno infatti prodotto numerose distorsioni nella fisiologica competizione tra prodotti di gioco e soprattutto tra i prodotti in concessione e forme illegali od irregolari di offerta. Non ci sono stati risultati concreti nella prevenzione delle dipendenze, ad eccezione dal registro di autoesclusione per l'online".
Andando a guardare il testo nel complesso, Cangianelli rimarca che all’articolo 6, nell’ottica generale di ampliamento del sistema concessorio e del suo equilibrio competitivo, è da rilevare “come l’importo una tantum particolarmente elevato di 7 milioni di euro possa restringere eccessivamente la competizione nella specifica verticale distributiva, soprattutto limitando l’offerta legale ad un numero di operatori e di siti web od App molto più ridotto dell’attuale, con tutte le possibili conseguenze negative in termini di canalizzazione dell’offerta legale e, appunto, di concorrenza tra operatori, a partire da quelli di minori dimensioni, pur già a tutti gli effetti concessionari dello Stato. Per il gioco online (e ancora di più per le future concessioni per i giochi fisici) il meccanismo di selezione principale dovrebbe essere – nel perimetro degli appalti pubblici – la capacità di investimento nelle infrastrutture e nell’innovazione tecnologica a servizio delle finalità pubbliche”.
Per quanto riguarda per l’articolo 13, prosegue, “vediamo positivamente la regolamentazione estesa dei punti vendita di ricariche per il gioco online, attività che è stata per troppo tempo ai margini della dettagliata regolamentazione del settore, consentendo ampia permeabilità tra servizi di pagamento e vera e propria offerta di gioco in luoghi non abilitati ad essa dalle concessioni di punti vendita”. Altro tema è “il limite di ricarica settimanale di 100 euro in contanti o con strumenti di pagamento non registrati dal concessionario, che si aggiunge alla disciplina già vigente del decreto legislativo 231/2007 in materia di antiriciclaggio e potrebbe ingenerare fenomeni di allontanamento dal mercato legale non solo di riciclatori ma di quella parte di consumatori che predilige ancora - come anche in altri servizi dell’e-commerce - il versamento in contanti.
Anche noi saremmo per mantenere nei parametri vigenti in materia di antiriciclaggio, con i controlli che ci sono già da 10 anni, per non complicare la vita ai consumatori, che quel contante possono portarlo in ambiti meno controllati, e ai controllori. È un limite sensibilmente più basso rispetto a quanto ci sono già per altri tipi di e-commerce”.
Inoltre, rimarca il presidente di Egp-Fipe, "è importante introdurre oltre all'oscuramento dei siti, restrizioni più stringenti ai prestatori di servizi di pagamento relativamente ad operazioni relative al gioco verso soggetti privi di concessione.
Tale regolamentazione – già operativa in più di 10 Stati della Unione europea - è certamente progressivamente migliorabile (come pure quella da molti anni già attiva nel nostro Paese del c.d. 'oscuramento' dei siti privi di concessione) ma la sua rapida attivazione può certamente fungere da ulteriore deterrente ai fenomeni di illegalità di offerta che - come noto - basano su questi flussi non solo l’illegalità del gioco online, ma anche larga parte di quella di punti vendita esterni ai canali in concessione (tipico, per non dire 'storico', il caso dei Centri trasmissione dati di scommesse serviti da bookmaker esteri non autorizzati in Italia).
Nell’ottica di regolamentazione più generale (anticipazione quindi della regolamentazione aggiornata delle reti di punti vendita), è apprezzabile anche il disegno dell’articolo 14, che riassume una serie di indirizzi per la tutela della salute dei giocatori; in particolare la previsione di una Consulta permanente, che permette la partecipazione degli operatori di gioco.
Per il pieno conseguimento degli obiettivi di interesse pubblico è evidentemente centrale la collaborazione tra tutti gli attori istituzionali, del sistema concessorio e sociali.
Per dire che le azioni di tutela dei giocatori compulsivi vanno fatti con gli operatori, perché sono il punto di contatto.
Obiettivo da attivare rapidamente in questo senso è l’attivazione del Registro di autoesclusione per i punti della rete fisica, sulla scorta della già positiva esperienza del gioco online che ha coinvolto in questo sistema di responsabilizzazione oltre 130.000 soggetti in Italia. Riuscire ad implementarlo migliorerebbe tantissimo le politiche a tutela dei consumatori”.

L'INTERVENTO DI EUROBET - ENTAIN - Giuliano Guinci, per Eurobet – Entain afferma: “Il futuro che viene fuori da questa riforma, per i prossimi 10 anni, è sicuramente di un settore più ristretto, visto che favorisce il processo di concentrazione delle aziende più piccole per aumentarne la qualità e la rispondenza a certe caratteristiche.

Accanto a questo si segnala l'aumento del 300 percento dei canoni, degli ammodernamenti richiesti, degli investimenti in comunicazione e l'intervento anche sull'assistenza per quanto riguarda la capacità delle imprese del canale retail.

Per quanto concerne i Pvr, più che una regolamentazione a me sembra una sanatoria; si è scelto di non fare nessuna gara, invece sarebbe utile capire da dove vengono Pvr, che sono nati soprattutto durante la pandemia, in maniera spontanea come spesso accade in questo Paese, in un numero che oggi è esplicitato è 50mila unità ma la nostra esperienza ci dice che sono molti di più. L'obiettivo è farli diventare 30mla e avere un incasso di 6 milioni nel primo anno. È una scelta in controtendenza rispetto a un'idea di futuro che abbia al centro il rispetto dei principi di concorrenza; perché non è stata fatta una gara?

Ci sembra che tale strada creare vantaggio per chi ha creato questa rete in assenza di regole. Chi si avvantaggerà? Chi ha inteso l'assenza di norme come assenso a lavorare, questa parte per noi è da rivedere o almeno approfondire, anche in ottica di gettito erariale: le cifre messe a bilancio ci sembrano non in linea con quello che tale rete oggi rappresenta.

La multicanalità, che oggi esiste per qualsiasi servizio o bene, in questo decreto non esiste; esiste una forte separazione dei canali con una scelta un po' forzata di regolarizzare il canale retail a supporto del canale a distanza.

La riforma è fondamentale, ma vorremo fosse focalizzata su un'idea di futuro, e che si possa immaginare che le regole che stiamo scrivendo oggi valgano ancora fra 10 anni, non vorremmo che ci sia una contrazione in fase di gara e poi anche nei prossimi 10 anni”.

Guinci, quindi in risposta alla commissione, aggiunge: “Andrebbe fatta la riforma di tutta la parte retail, anche per la parte dei servizi per la clientela a distanza. Bisogna mettere sempre al centro il cliente con tutte le sue richieste, di tutela della salute ed esperienza di gioco”.

L'INTERVENTO DI LOGICO -  Nuovi strumenti per tutelare i minori promuovendo il gioco legale, interventi per garantire la solidità organizzativa ed economica del sistema, misure di prevenzione, contrasto e repressione del gioco illegale.
Li chiede l'associazione Logico- Lega operatori di gioco su canale online - preso atto dell’intenzione del Governo di incrementare notevolmente il costo per ciascun operatore delle nuove concessioni per il gioco online. 
Sottolineando che si tratta di un incremento del costo delle licenze, bel 35 volte, senza precedenti negli altri mercati europei, dove prevale l’applicazione del costo di licenza parametrato al volume d’affari netto dell’operatore. 
Se anche si realizzasse quanto prevede la Relazione tecnica al Dlgs, evidenzia il presidente di Logico Moreno Marasco nella sua audizione da parte della commissione Finanze della Camera, “con un taglio a 50 concessionari rispetto agli attuali 93, avremmo una decurtazione del 50 percento del mercato attuale, con il rischio di favorire la concentrazione in mano ad un numero ristretto di società e gruppi internazionali a scapito della qualità dei servizi forniti a condizioni meno vantaggiose per gli utenti”.
Quello che auspica l’associazione è l’introduzione nel provvedimento di strumenti di prevenzione e contrasto del gioco patologico sul modello europeo, al pari di quello che sta portando avanti il Cen, con la sola partecipazione italiana garantita da Logico grazie alla collaborazione dell’Uni – Ente italiano di unificazione.
Ribadendo che gli operatori chiedono anche da tempo una regolamentazione sulla pubblicità e l’obbligo di investimento pubblicitario da destinare al gioco responsabile. Perché vietare la pubblicità sinora non ha portato vantaggi se non al gioco illegale.
L’Associazione plaude invece all’introduzione del contrasto al gioco online illegale attraverso l’impedimento delle transazioni ai prestatori di pagamento. Lo si attendeva da anni e sarebbe stato sufficiente dare attuazione alla previsione legislativa (identica) nel Decreto fiscale del 2019, o alla previsione (identica) della previsione nella Manovra d’estate del 2011, entrambe mai attuate.
Peccato però che tale “scudo” venga riproposto in concomitanza con la preannunciata espulsione di una folta schiera di concessionari, che, una volta espulsi, non potranno più operare in Italia.

L'INTERVENTO DI SAPAR - Il presidente Sapar Domenico Distante ricorda che "noi garantiamo la raccolta del denaro da versare allo Stato, è quanto facciamo da vent'anni e che vorremmo continuare a fare" e che "ora parliamo del riordino solo per l'online ma abbiamo detto più volte a esponenti del governo che sarebbe stato meglio fare tutto insieme. Il fatto che non siamo stati ascoltati per nulla ci dispiace e amareggia, noi abbiamo sempre rispettato le istituzioni e la legalità, ci teniamo ai nostri dipendenti, non vogliamo chiudere e siamo partner dello Stato".

Distante evidenzia come "tuttora ci troviamo di fronte a comuni che regolamentano orari e distanze: non c'è certezza dell'investimento e i problemi riguardano anche i rapporti con le banche che ci chiudono i conti. Noi, che dobbiamo tracciare tutto, come dobbiamo fare?".
Il presidente Sapar ricorda che le Awp contribuiscono al 54 percento delle entrate erariali dai giochi e che i soldi versati sono fortemente diminuiti rispetto all'era pre-Covid e chiede dunque attenzione al settore del gioco fisico.

L'INTERVENTO DELL'AGSI - “L’Associazione gestori scommesse Italia (Agsi) ritiene giusto e necessario il riordino del settore dei giochi legali sia online che fisico per ridare stabilità e certezze a un comparto che produce importanti risorse per lo Stato italiano. A tal proposito ha già sottoposto agli enti istituzionali competenti un documento di proposte.” A sottolinearlo è Pasquale Chiacchio, presidente dell’Associazione gestori scommesse Italia (Agsi) nel suo intervento durante le audizioni di oggi.
Chiacchio evidenzia anche come l’associazione sia stata “ispiratrice ed attrice importante in quanto con i propri professionisti ha contribuito alla stesura della legge regionale della Campania del marzo 2020 ritenuta unanimemente la più equilibrata d’Italia. Capace di fatto di tutelare la parte sanitaria, la parte politica, la parte imprenditoriale. Prevedendo altresì un osservatorio permanente per monitorare gli effetti della legge. Agsi, nata nel 2013, da sempre si confronta in modo propositivo e costruttivo, con esponenti della politica e delle Istituzioni di riferimento nazionali e locali. I propri rappresentanti sono imprenditori del settore da oltre 40 anni.”
Nel suo intervento il presidente di Agsi evidenzia anche alcune criticità. Innanzitutto il costo di 7 milioni per ogni concessione è ritenuto eccessivo e “andrebbe rivisto al ribasso perché, di fatto, mette in grande difficoltà tante piccole e medie aziende italiane, operanti da anni sul mercato dei giochi legali in Italia, decretandone la chiusura con gravi ricadute occupazionali. Bisogna salvaguardare grandi, medie e piccole aziende in egual misura, diversamente c’è il serio rischio di favorire l'infiltrazione della criminalità organizzata che notoriamente dispone di ingenti risorse economiche da investire.”
Altro tema è quello legato ai Pvr, per la cui regolarizzazione, prevista dal decreto di riordino del gioco a distanza è “meglio ricorrere a una procedura a evidenza pubblica che sia contestuale alle attribuzioni delle concessioni onde consentire una libera concorrenza tra gli operatori e assicurare maggiori entrate per lo Stato. Nondimeno una volta aggiudicati i Pvr andrebbero comunque iscritti in apposito albo dietro pagamento di un corrispettivo così come previsto dalla legge.”
Circa la modalità di ricarica del conto gioco presso i Pvr, rimarca Chiacchio - "riteniamo del tutto inadeguata la previsione del limite settimanale di 100 euro in contanti. Tale limitazione andrebbe valutata con attenzione perché eccessive rigidità possono indirizzare gli utenti verso le offerte del mercato parallelo, che non conosce alcuna regola, e gestito spesso dalla criminalità organizzata. E non si giustifica come deterrente alle attività di riciclaggio, in quanto il conto gioco è riconducibile al soggetto censito quale titolare del medesimo conto.”
Il presidente di Agsi prosegue: "Resta irrisolto l’annoso problema che condiziona l’esercizio delle concessioni e delle attività dei punti vendita correlati relativamente al diniego degli istituti di credito circa l’apertura di conti correnti e l’elargizione del credito alle aziende che operano nel settore dei giochi legali. Rinnoviamo l’appello agli illustri componenti di questa commissione ed a tutto il Parlamento italiano affinché si intervenga normativamente per porre fine a questa insopportabile discriminazione".
Inoltre, è sempre fondamentale secondo Chiacchio una “maggiore attenzione alla tutela delle categorie più fragili quali i minori ed i soggetti più esposti al rischio di gioco problematico, promuovendo campagne di comunicazione Istituzionali giuste ed efficaci.”
Pasquale Chiacchio conclude l’intervento sottolineando come Agsi sia a favore della “tutela minorile, tutela della salute pubblica, tutela delle entrate erariali, tutela degli investimenti delle imprese e della tutela occupazionale. Se lo ritenete opportuno noi ci siamo e mettiamo a disposizione la nostra esperienza cinquantennale. Ringraziando per l’invito e la cordialità, restiamo a disposizione per qualsiasi tavolo di confronto.”

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