Riordino gioco, Iaccarino (As.tro): 'Concentrazione del mercato non è sinonimo di solidità'
Armando Iaccarino, di As.tro, sottolinea le possibili conseguenze del bando di gara per le concessioni del gioco online.
Scritto da Amr
Nel futuro bando sul gioco online "c'è sicuramente un problema di sostenibilità economica: sette milioni di euro sono tanti e non pensiano che una cifra alta sia garanzia di solidità economica e di bianco, ce lo dimostrano esempi in altri settori. Poi il gioco è un'attività che attrae e non sempre i gruppi che hanno più disponibilità finanziaria sono i più puliti del mondo. Se era questo l'obiettivo, non è raggiunto".
Lo sottolinea Armando Iaccarino, di As.tro, nella sua audizione da parte della commissione Finanze del Senato in merito allo schema di decreto sul riordino del gioco, a partire da quello a distanza.
Iaccarino chiede: "Si stima che ci saranno 50 concessioni, secondo noi meno, ma in ogni caso ha senso metterre fuori gioco alcune aziende che da anni operano nel settore usando l'aumento del prezzo di ingresso?".
Inoltre, "già oggi dei 92 concessionari una decina si sono persi per dinamiche di mercato". Ricordando la sua pregressa esperienza nell'Agenzia delle dogane e dei monopoli Iaccarino ritiene dunque: "Anche se fossero 70, il sistema sarebbe in grado di controllarli".
Iaccarino osserva poi come le skin vengano cancellate dal nuovo sistema, e i Pvr ridimensionati, e sottolinea che essi "sono un punto di congiunzione tra il canale fisico e quello online, una congiunzione necessaria finchè rimarrà questa legge sulla pubblicità, questa impossibilità di autopresentazione che non da la possibilità di capire cosa è lecito e cosa non lo è. Ci sono ancora tentativi di accesso a siti inibiti nell'ordine di un milione al mese: è tanto ed è figlio dell'ignoranza. Poi c'è chi cerca l'illegale perchè è più attrattivo".
Iaccarino evidenzia, non unico, come sarebbe stato meglio "un riordino unitario, anche se sappiamo che lo Stato ha problemi di cassa" e spiega che il mercato del gioco è in rapidissima crescita e che il proibizionismo "non debella ma alimenta il fenomeno: la velocità con cui si passa da un prodotto all'altro è elevatissima, non si fa in tempo a fare scendere la domanda perchè tanto si sposta".