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Vaccari (Pd): 'Gioco, proteggere la salute prima dell'economia'

08 maggio 2023 - 09:52

Il deputato del Pd Stefano Vaccari spiega i motivi della necessità di un Testo unico sul gioco e si prepara al confronto sul riordino dell'offerta contenuto nel disegno di legge delega fiscale.

© Stefano Vaccari - Pagina Facebook ufficiale

Un riordino del gioco “targato” centrodestra. Tuttavia, nel corso degli anni e pure nella legislatura in corso, anche il Partito democratico è sceso in campo con una serie di proposte. Ed è pronto a metterle sul tavolo della discussione, ora che il disegno di legge delega fiscale ha appena avviato il suo iter in Parlamento (e con le audizioni delle rappresentanze del gioco in calendario il 9 maggio).

Ne parliamo con il deputato dem Stefano Vaccari, componente della commissione Agricoltura e da sempre molto attento e sensibile a tutte le problematiche inerenti il settore del gioco.

Il disegno di legge delega fiscale ha appena avviato il suo iter in Parlamento. Come giudica le disposizioni che esso contiene in materia di gioco?

“Come ho avuto modo di dire più volte, la norma che conferisce la delega al Governo per il riordino delle disposizioni vigenti in materia di giochi pubblici confermando il modello organizzativo attuale che pure contiene spunti interessanti come la diminuzione dei limiti di giocata e di vincita o l’obbligo della formazione continua dei gestori e degli esercenti, è frammentaria e manchevole di tutta quella serie di interventi relativi alla tutela della salute e al contrasto alla criminalità che, anche in questa occasione, rivendico con forza.

Tutto, ancora una volta, muove sostanzialmente dal gettito che il comparto del gioco deve addurre alle casse dell’Erario senza tuttavia mai tener conto concretamente delle degenerazioni che lo stesso produce né tanto meno dei costi che questo sistema, per come è strutturato, realizza a scapito della fiscalità generale”.

Per quale motivo ha deciso di presentare una sua proposta di riordino e in che cosa si differenzia principalmente con quella governativa?

“Intanto una premessa: In realtà non esiste in Italia una vera e propria legge organica che regola la materia del gioco d’azzardo: nel nostro Paese le normative che regolano le scommesse sono molto ampie e l’intera offerta è di fatto disciplinata dai Codici civile e penale, da leggi speciali, da sentenze della Corte costituzionale, da innumerevoli decreti in materia e dal Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza (Codice penale del 1930 agli articoli 718 e seguenti e Codice civile del 1942 agli articoli 1933 e seguenti, sentenza della Corte costituzionale n. 237 del 2006 e nel Tulps del 1931 nell’articolo 110, e da provvedimenti contenuti nelle leggi di Bilancio.

Quello dei giochi e delle scommesse è un mercato che non conosce crisi. Basti pensare che nell’arco temporale 2011 – 2021 il volume di denari veicolati nei vari canali di gioco è stato di 1,03 trilioni di euro, organizzato per crescere ancora e che, nei confronti di troppo persone, produce ‘povertà indotta’. E più di tutto parlano i numeri delle transazioni registrate sulle piattaforme di Sogei: prendendo in considerazione le sole transazioni dell’anno 2013, emerge un dato impressionante: il gioco d’azzardo legale, nell’anno in questione, ha fatto registrare 1,33 miliardi di transazioni trasmesse dalle varie piattaforme di gioco connesse ai sistemi di controllo.

Nel 2020, purtroppo i numeri sono cresciuti del 750 percento rispetto al 2013 e infatti, le transazioni registrate, sono state 10 miliardi. E 10 miliardi di transazioni registrate, vogliono dire 10 miliardi di giocate, tasti premuti, puntate, scommesse etc. ovvero 27,4 milioni al giorno, quasi 1,2 milioni l’ora, 2.530 al minuto, 317 al secondo.

Giova ricordare che, al riguardo, più di uno studio sul tema evidenzia quanto indicato: ad esempio già nel ‘Rapporto Italia 2017’ elaborato da Eurispes, emerge come per il 38,7 percento della popolazione la dipendenza dal gioco d’azzardo rappresenti una delle cause che porterebbe quasi un italiano su 4 a sentirsi 'abbastanza povero'. Nel corso del 2021 la raccolta del gioco in Italia ha sfiorato i 111 miliardi di euro (totale giocato 110.883.170.782 euro) con una perdita netta per i giocatori di 15.412.231.206 euro e tutto questo con punti gioco chiusi e slot e Vlt disconnesse per circa 8 mesi a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia: in buona sostanza numeri e situazioni che fanno tremare i polsi, verso le quali nelle premesse del Governo non ci sono scelte esaustive e che necessitano, invece, di una risposta politica non più procrastinabile: è per questi motivi che ho inteso presentare una legge organica di disciplina della materia di cui la nostra legislazione è orfana”.

Qual è il contributo propositivo che darà nel corso dei lavori parlamentari di approvazione della riforma fiscale, sia in materia di gioco che sugli altri temi del disegno di legge?

“Dipenderà dalla disponibilità della maggioranza a modificare la legge perché senza quella non si va da nessuna parte e anche la migliore proposta rimane lettera morta. Fra l’altro la costante e cronica mancanza di una legge organica che disciplina la materia, riproduce situazioni di criticità devastanti quali impoverimento, usura, malattia, interessi malavitosi e cortocircuiti istituzionali circa la regolamentazione tra Stato centrale ed Enti locali. Per anni si è creduto che se lo Stato avesse gestito direttamente il comparto dei giochi si sarebbero, ad esempio, debellati tutti quei fenomeni degenerativi che l’azzardo produce, a tutto beneficio delle casse erariali. In realtà oggi abbiamo la certezza che non è così poiché: 1) il mercato dell’illegale prospera su di un binario parallelo difficilmente quantificabile; 2) all’esito di molteplici indagini realizzate dagli inquirenti, è stato accertato che maggiore è l’offerta anche del gioco lecito e più semplice è per le consorterie malavitose fare affari; 3) soltanto i numeri dei malati da patologia da gioco in carico ai servizi sociali e sanitari non rendono purtroppo l’idea della disperazione che la dipendenza produce.

Dinnanzi ad un fenomeno di enormi dimensioni come quello dei giochi e alla stregua di dette circostanze è improrogabile che il livello istituzionale della questione debba strutturarsi in modo da rafforzarsi e garantirne la sostenibilità anche attraverso una diminuzione dell’offerta che è ridondante privilegiando la protezione della salute a quella economica. Ed è partendo da queste basi che, come ho fatto in passato, intendo lavorare con l’auspicio di trovare la più ampia convergenza politica su un tema così importante e delicato”.

Lei auspica che durante questo iter, o successivamente al momento della redazione dei decreti delegati, ci sia modo di ascoltare anche gli operatori del settore?

“Penso che il contributo degli operatori del settore sia essenziale, come peraltro lo è un confronto, indifferibile, con altre istituzioni europee: la mia riflessione, ad esempio, si riferisce a Malta che sui giochi, come noto, rappresenta almeno per l’Italia, un problema di non poco conto e sul quale dovremmo confrontarci per unire intenti e regole normative. Riguardo agli operatori il loro apporto nell’ambito di una legge di riordino è chiaramente imprescindibile. Ci sono aspetti, come ad esempio quello del pagamento dei giochi solo attraverso carte che alcuni di loro avanzano da tempo, che mi trova pienamente concorde”.

Per quale motivo ha deciso di presentare una proposta di legge sull'istituzione, anche in questa legislatura, di una commissione parlamentare d'inchiesta sul gioco?

“La storia insegna che, come sosteneva Platone 'ogni problema ha tre soluzioni: la mia soluzione, la tua soluzione e la soluzione giusta'.Nel solco di questo insegnamento e sulla scorta della mia esperienza politica, affermo che a temi complessi si debbono dare risposte concrete ed esaustive. Ed ecco che, su queste basi, ritengo quantomai necessario che ad occuparsi della questione dei giochi sia una commissione parlamentare ad hoc. In chiave politica ritengo che quello che serve sia una cabina di regia in grado di approfondire tutte le articolazioni che determinano il combinato disposto del comparto: dal contrasto agli interessi dei sodalizi criminali al tema del gettito fiscale muovendo, necessariamente, dalla tutela della salute. Pensiamo, ad esempio, alla questione delle nuove gare per le concessioni: siamo di fronte ad un appuntamento importantissimo che va affrontato tenendo conto di tutte gli equilibri del caso ma che, al tempo stesso, sia rimodellato in chiave di sostenibilità. Da un lato dobbiamo lavorare in modo da dare le gambe ad una nuova fioritura di governance del settore dei giochi e delle scommesse che, per i motivi in narrazione, non può più essere quello attuale.

Penso al tema delle mafie: la vocazione sempre più imprenditoriale e gli interessi delle mafie nei confronti di fette importanti dell’economia, nelle quali ricade anche il ricco, articolato e complesso mondo dell’azzardo, hanno radici profonde. L’attuale sistema concessorio ha mostrato diverse fragilità che vanno corrette: l’equazione secondo cui con l’espansione del gioco legale viene debellato il fenomeno di quello illegale è purtroppo ed abbondantemente superata dagli eventi. Al riguardo l'Uif (Unità di informazione finanziaria della Banca d'Italia, ovvero l’unità speciale di Banca d’Italia che si occupa del riciclaggio di denari) e alla stregua certamente di numeri per difetto, ha stimato che nei soli primi 6 mesi del 2019, le consorterie malavitose attraverso l'azzardo, abbiano riciclato 250 milioni di euro. A questo proposito occorre dare seguito a quanto proposto dalla commissione Antimafia e approvato dal Parlamento durante la XVII Legislatura: l’attuazione di misure di tipo Daspo in tema di giochi e scommesse, ampliare l'ambito dei delitti che impediscono alle imprese di partecipare alle gare o a procedure ad evidenza pubblica per il rilascio, rinnovo e manutenzione delle concessioni, nuove modalità per tracciare le vincite collegando ogni operazione di cash-out al nominativo, sottoporre i conti di gioco online al medesimo controllo antiriciclaggio dei conti correnti bancari, prevedendo il loro censimento e inserimento nell'anagrafe dei conti per consentirne l'accesso da parte degli organismi preposti, prevedere in capo ai concessionari una responsabilità di posizione legata al concetto di culpa in vigilando, solo per citarne alcuni e che purtroppo, ad oggi, sono state disattese. Ecco, quindi, la necessità dell’istituzione di una vommissione in seno al Parlamento che rappresenta la scelta giusta che formuli proposte e vigili, in maniera permanente, sul fenomeno dei giochi”.

 

Lei è tornato in Parlamento nel 2022 come deputato dopo essere stato senatore nella legislatura che si è conclusa nel 2018. Nell'arco di tempo in cui non è stato presente in Parlamento, è stato varato il decreto Dignità che prevede il divieto totale della pubblicità del gioco. Che cosa ne pensa di questa disposizione? Ritiene che sarebbe opportuno rivederla?

“Nell’arco temporale a cui fa riferimento sono stato fuori dal Parlamento sì, ma comunque dentro al perimetro della politica e il mio impegno su questo tema, come su altri, non è mai venuto meno. Ritengo che il divieto di pubblicità dei giochi, che condivido, rappresenti, prima di tutto, una scelta di civiltà. Peraltro, la pubblicità di giochi e scommesse non era realizzata solo e soltanto per meri fini di mercato: le società erano obbligate dal contratto sottoscritto con i Monopoli a destinare una percentuale di soldi (basata sul fatturato dell’anno precedente) alla pubblicità: come vede torniamo al denaro e a scelte di carattere politico poiché, come sappiamo, Adm è uno dei bracci operativi del Mef. Nei mesi scorsi si è letto e sentito di tutto al riguardo, finanche che siccome alcune società di calcio sono in difficoltà si rende necessario far ripartire la sponsorizzazione dell’azzardo. Quasi tutte le società di calcio sono delle vere e proprie aziende ed anche molto indebitate con il fisco: come avviene per le altre realtà, in un regime di libertà d’impresa e di liberalizzazioni è corretto che si organizzino in altri modi per andare avanti magari iniziando a comprimere qualche spesa fuorviante: pensiamo a cosa accade nel resto del Paese; potere d’acquisto e stipendi di impiegati e operai stagnanti e in calo, inflazione al 10 percento, famiglie sempre più indebitate e lavoro sempre più precario. Bisogna che il mondo dello sport, che io amo da sempre, inizi a confrontarsi col resto di quello reale. Per dirla alla Bersani…’se piove, piove per tutti’”.

Ritiene inoltre che la percezione da parte della politica e dell'opinione pubblica nei confronti del settore sia cambiata in quest'arco di tempo?

“Nel mio impegno politico ho a che fare con tante realtà sociali, economiche e associative. Quello che da più parti emerge, affrontando l’argomento è che, come avviene per altri temi complessi come gli stupefacenti o le carceri, larga parte della politica sia purtroppo distante da temi che, direttamente o indirettamente, condizionano la vita delle persone. Uno dei punti che talvolta emerge è quello che lo Stato realizzi dai giochi entrate enormi cosa che, come ho già detto in più di una occasione, non corrisponde proprio alla realtà. Il gettito dei giochi, ancorché rilevante, è il frutto di un fenomeno che stando alle previsioni di Adm ha movimentato nel 2022 una raccolta di oltre 140 miliardi di euro: nelle casse dell’Erario ne finiscono 10/13? (i dati ancora non sono disponibili) ma in questo computo non sono mai stati calcolati invece i denari che lo Stato spende per contrastare le degenerazioni che il gioco produce: prevenzione e cura della malattia, contrasto all’illegalità. Quanto costa un’operazione di Polizia giudiziaria? La Dia che, come abbiamo appreso dall’ultimo rapporto semestrale ha accertato diverse condotte criminali nell’ambito dei giochi, la Procura Antimafia, la commissione parlamentare Antimafia che ai giochi ha dedicato un apposito comitato? Ecco, di quanto viene speso non si ha purtroppo contezza e sarebbe invece arrivato il momento di ascrivere a bilancio non solo i gettiti ma anche le spese che i cittadini sono chiamati a corrispondere attraverso le tasse”.

 

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