Dodici dei 138 ristoranti che nel mondo possono fregiarsi delle tre stelle Michelin sono in Italia.
A certificarlo la cerimonia della 68esima edizione della prestigiosa Guida, fresca di presentazione, che conferma l'olimpo degli 11 tristellati del 2022, ma con una new entry importante: Antonino Cannavacciuolo, premiato per la cucina del ristorante Villa Crespi, ad Orta San Giulio, sulle sponde dell'omonimo lago in provincia di Novara.
Un riconoscimento che porta a 7 le stelle di cui, nel complesso, possono fregiarsi i suoi diversi locali e bistrot tra Piemonte, Toscana e la Campania, e che condivide con tanti chef che abbiamo avuto il piacere di intervistare per la rubrica “Giocare con gusto”, ospitata dalla pagine della nostra testata da quasi 10 anni.
Fra loro i fratelli Chicco e Bobo Cerea del “Da Vittorio” a Brusaporto (Bg), Enrico Bartolini che cura l'offerta di ristorazione del Mudec di Milano, Massimiliano Alajmo de “Le Calandre” di Rubano (Pd) e Mauro Uliassi de “L'Uliassi” di Senigallia (An).
Nella lista dei tristellati – ancora da intervistare, ma ci stiamo lavorando – ci sono Norbert Niederkofler del “St. Hubertus” di San Cassiano (Bz), Nadia e Giovanni Santini del ristorante “Dal Pescatore” a Canneto sull'Oglio (Mn), Niko Romito del “Reale” a Castel di Sangro (Aq), Annie Féolde dell'Enoteca Pinchiorri di Firenze, Massimo Bottura dell'Osteria Francescana a Modena, Heinz Beck de La Pergola di Roma.
In omaggio a Cannavacciuolo, che si aggiudica uno dei riconoscimenti più ambiti e inseguiti dagli chef per la prima volta, riproponiamo la sua intervista a GiocoNews, realizzata nel 2015.
Antonino Cannavacciuolo è stato ospite questa estate al Casinò di Sanremo e si dice fortunato, pur non credendo nella Dea Bendata. Spiedino di capesante, cipollotti al limone, infuso di mela verde e sedano rapa, e linguine di Gragnano con calamaretti spillo e salsa al sale di segale. Sono i due piatti che Antonino Cannavacciuolo, chef pluristellato Michelin e volto di trasmissioni tv di culto come 'Cucine da incubo', ha presentato al Casinò di Sanremo per 'Chef in Scena', rassegna gastronomica estiva che ha ospitato anche Alessandro Borghese e Carlo Cracco.
“Io – racconta - non credo molto nella fortuna. Sono dell’idea che ognuno la propria fortuna debba crearsela da solo. Per il resto… sono fortunato!”, afferma.
Nato a Vico Equense, cittadina di 20mila abitanti all'inizio della costiera sorrentina, nel 1975, lo chef più temuto della tv è cresciuto nelle cucine di grandi tri-stellati francesi come l’Auberge dell'Ile di Illerausen e il Buerehiesel di Strasburgo, oltre che nel ristorante del Grand Hotel Quisisana, sotto la guida di Gualtiero Marchesi.
Il grande salto lo fa nel 1999, quando insieme alla moglie Cinzia Primatesta rileva la gestione del ristorante Hotel Villa Crespi ad Orta San Giulio, sul lago d'Orta. In pochi anni arrivano, una dopo l'altra, due stelle Michelin, la notorietà televisiva e i libri di cucina come 'In cucina comando io', bestseller che ripercorre tutta la sua carriera, dove i sapori campani si intrecciano con un rigore tutto piemontese.
Nuovi traguardi nel 2015, dalla nomina a Chef Ambassador di Expo Milano all'apertura di un nuovo locale a Novara – il caffè-ristorante del Coccia -, coronato dall'annuncio dell'ingresso come quarto giudice nella prossima edizione di Masterchef, al fianco di Carlo Cracco, Bruno Barbieri e Joe Bastianich.
Ma, come fa a far tutto? “Conoscendomi, so benissimo che prenderà presto forma un nuovo progetto, non riesco mai a stare fermo, ma al momento nulla di definitivo ancora… diciamo che al momento mi diverto parecchio anche così”, dice. Soprattutto dietro i fornelli, dove si destreggia fra pesce e carne, senza preferenze. “Scegliere i piatti a cui sono più affezionato sarebbe un po' come chiedere a una mamma qual è il figlio preferito… sento tutte le mie proposte come parte di me e ritratto delle mie emozioni. Alcuni dei miei piatti forti e più richiesti dai miei ospiti sono le linguine di Gragnano con calamaretti spillo, salsa al pane di segale, gli scampi alla pizzaiola, acqua di polipo, e la Suprema di piccione, fegato grasso al gruè di cacao, salsa al Banyuls. Anche qui, però, non mi risulta facile fare una vera e propria classifica, dato che ho la fortuna di avere ospiti ognuno con i propri gusti ben definiti”. E guai a contraddirlo.