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Dadati: 'Antoine de Saint-Exupéry, il principe delle magie'

07 settembre 2024 - 11:20

Con il romanziere Gabriele Dadati alla scoperta di Antoine de Saint-Exupéry, lo scrittore-aviatore francese che continua a far sognare i lettori di tutto il mondo.

Scritto da Anna Maria Rengo
foto di Emanuele Ferrari

foto di Emanuele Ferrari

A ottant'anni dalla sua morte (31 luglio 1944), Antoine de Saint-Exupéry è saldamente tra gli scrittori più letti al mondo e in particolare “ll piccolo principe”, pubblicato un anno prima, continua a emozionare e fare riflettere un pubblico tanto vasto quanto variegato.
A raccontare sul numero di settembre della rivista Gioco News "chi” era lo scrittore e pilota francese è il piacentino Gabriele Dadati che, ne “Le ali del piccolo principe” (edito da Solferino) si cimenta ancora una volta con le biografie. 

Da dove nasce questo suo interesse e predisposizione per questo genere letterario e come lo sviluppa?

“Tutto nacque, anni addietro, dall’innamoramento per Antonio Canova, che studiai a partire dai tempi dell’università. In lui mi colpiva la perfezione dell’opera, da un lato, e l’estrema bontà d’animo, l’estrema affabilità di carattere che ci viene testimoniata dai contemporanei, dall’altro. Inoltre la sua è stata la vita di un uomo capace di amicizie profonde, ma non di trovare un affetto stabile: come un grande albero senza radici – essendo rimasto subito orfano di padre ed essendo cresciuto lontano dalla madre – e senza rami, cioè senza figli che non fossero le sue opere. Insomma, un mistero. Di lì la volontà di indagarlo con un romanzo, indagando al contempo un uomo molto diverso, ma non così diverso, come fu Napoleone. È così che mi sono reso conto delle potenzialità come strumento di conoscenza della narrativa storica. Poi sono andato avanti.”

Come mai si è interessato proprio alla figura di Antoine de Saint-Exupéry?

“Mi sono chiesto che tipo di scrittore fosse Saint-Ex al di là del piccolo principe, che tutti conosciamo, e ho letto non solo tutto quello che ha pubblicato (libri, articoli, prefazioni), ma anche le sue lettere, i suoi taccuini di appunti, i suoi inediti. E mi sono convinto che sia stato un autore straordinario, felice possessore di una prosa esatta, capace di scrivere frasi dove non c’è una parola di troppo, né ne manca mai mezza. Dalla passione per l’opera, sono passato all’interesse per la vita di un uomo che ha sempre vissuto nel ricordo dell’infanzia come fosse un vero e proprio paese a cui tornare sempre. Di lì, mi pare di aver trovato una chiave per entrare.”

Secondo lei, perchè “Il piccolo principe” è tra i libri più letti (non solo tra i bambini) e tradotti al mondo?

“I motivi sono senz’altro molti. Intanto è un libro per i più piccoli che li prende sul serio (mentre ha qualche riserva sui grandi…), e quando i bambini vengono presi sul serio entrano in un contatto forte con chi si rivolge loro. Poi è un libro che non risparmia niente, nei suoi messaggi e in quel che racconta, compresa la morte del piccolo principe stesso. Inoltre è un libro pieno di archetipi che fanno parte della tradizione occidentale, e specialmente delle Sacre Scritture (c’è dentro tutto, anche a livello figurale: Cristo si dedicava alla pecora smarrita e il piccolo principe chiede che ne sia disegnata una; leggiamo che se non torneremo come bambini non entreremo nel Regno dei Cieli, e qui troviamo che i grandi dovrebbero imparare a essere come bimbi; l’idea che esistano piante infestanti c’è nella parabola della zizzania, così come nell’idea del piccolo principe che i baobab possano invadere il suo pianeta e quindi debbano essere eliminati fin da arbusti ecc.). Infine venne pubblicato nel pieno della Seconda guerra mondiale: in quegli anni, e in quelli immediatamente successivi, credo fosse importante per un genitore avere a disposizione un libro del genere, con i messaggi universali che contiene, da mettere tra le mani di un figlio.”

La morte di Saint-Exupery è stata a lungo avvolta da dubbi e misteri, lei ritiene che il “giallo” sia stato definitivamente risolto?

“Nel 2008 Horst Rippert, ex pilota tedesco della Luftwaffe, ha dichiarato che il 31 luglio 1944 – giorno della scomparsa di Saint-Ex – aveva colpito un aereo proprio nell’area e all’orario di transito di quello del francese. A me pare credibile che lo abbia abbattuto lui, ma se anche non fosse, quello che conta è che si era in guerra e che quel giorno Saint-Ex decollò per non fare più ritorno.”

In questi mesi il tema dell'intelligenza artificiale è balzato all'attenzione del grande pubblico. Lei pensa che un giorno o l'altro l'Ia riuscirà a scrivere un romanzo? Aspetta o teme questo momento?

“Immagino che già oggi sia possibile o, se non lo fosse, lo sarà domani. E via via verranno scritti romanzi qualitativamente sempre migliori, che però gareggeranno soltanto con i 'romanzi medi ben fatti' di genere: i gialli ben fatti, le storie d’amore ben fatte e così via, perché hanno meccanismi facilmente modellizzabili e replicabili. Non gareggeranno con i romanzi letterari, il cui specifico è proprio marcare una distanza dal già fatto. Inoltre l’aspetto autoriale – la presenza del corpo e dell’esperienza del mondo dell’autore sia nel testo, sia nel promuovere il testo – non potrà essere replicato. Ma vedremo, non possiamo fare altro.”

In Italia e non solo si continua a scrivere, per fortuna. Ma ci sono ancora i lettori o i social e le nuove tecnologie ci stanno facendo perdere l'attenzione e concentrazione necessarie per leggere qualcosa di lungo come un libro o un racconto?

“Ecco, questo è un tema che mi inquieta più dell’ingerenza dell’IA nella stesura di storie. Il patrimonio di attenzione negli ultimi centocinquant’anni è andato via via sempre più assottigliandosi, da quando eravamo tarati sul teatro (ci volevano decine di minuti, prima di dire: non mi interessa, non mi piace) a quando ci siamo tarati sulla televisione senza telecomando e occorreva alzarsi dal divano per spegnere, da quando nelle nostre vite si sono moltiplicati i canali satellitari a disposizione a quando ormai lo schermo prediletto è quello del cellulare e il refresh dei social ha lo stesso meccanismo della leva della slot machine, che ogni volta azzera il campo e promette che qualcosa di interessante possa accadere. Però è vero che la storia dell’uomo ha sempre avuto la capacità di autoripararsi, e che dopo il crollo di Roma e la dissipazione del latino per via delle invasioni barbariche man mano è iniziato un percorso di risalita che ha avuto il suo culmine nel Rinascimento.” 

Infine: nella sua produzione letteraria le è mai capitato di occuparsi di personaggi che avevano a che fare con il gioco, con vincita in denaro o no?

“Antoine de Saint-Exupéry era uno straordinario mago dilettante, che deliziava gli amici con giochi di prestigio e giochi di carte fin da giovanissimo. Nel mio romanzo racconto una di queste scene e giocare gli serve anche per portare via qualche monetina allo zio di un amico…”

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