Nico Acampora: ‘Gioco fondamentale per la formazione dei ragazzi’
Il fondatore di PizzAut, la pizzeria che dà lavoro a ragazzi autistici, Nico Acampora, racconta il suo progetto.
“Ho un figlio autistico, spesso mi chiedo cosa ne sarà di lui quando non ci sarò più… da qui nasce il progetto PizzAut.”
Inizia subito forte Nico Acampora, e racconta che “pensando al suo futuro mi sono trovato a pensare alla situazione presente, al fatto che in Italia ci sono 600.000 persone autistiche per le quali non c'è molto. Fanno fatica anche ad andare a scuola, a fare vita associativa”.
Ma come le è venuta proprio l’idea di una pizzeria?
“L'idea a dire il vero nasce un po' per caso, in famiglia ci piaceva spesso fare la pizza, e vedevo che anche mio figlio si divertiva un sacco. Punto. Da lì ho pensato che se ce la fa lui, che ha un autismo molto severo, può farcela anche un ragazzo più grande.”
E da una pizzeria, poi ne sono nate due.
“Sì, in questo momento i ristoranti sono due, uno a Cassina De' Pecchi (Milano), il primo, e uno a Monza, e nei due ristoranti lavorano 35 ragazzi autistici. Tutt’e due i ristoranti vanno molto bene, sia dal punto di vista dei ragazzi, che ogni giorno imparano competenze professionali e sociali, sia dal punto di vista commerciale. Perché la pizza è molto buona e i clienti sono sempre molto contenti: come dico sempre 'vengono per la bontà del progetto, e tornano per la bontà della pizza'.”
Ma come funziona PizzAut, quali sono i compiti dei ragazzi?
“Loro gestiscono il ristorante intero, dalla zona della ristorazione al bar, servono in sala, e svolgono tutte le attività che sono previste in un ristorante. C'è sempre la supervisione di qualcuno, per aiutarli con eventuali difficoltà, ma di fatto sono autonomi. In totale con noi lavorano 35 dipendenti autistici, e 5 persone neurotipiche (termine che indica i ‘non autistici’, Ndr).”
Seguendola sui social direi che gli aneddoti da raccontare non mancano, ne ha qualcuno che vuole raccontarci?
“Oh sì, dalle cose molto semplici, ad esempio quando è venuto a mangiare da noi il presidente della Repubblica, o quando abbiamo cucinato per il Papa, e Sua Santità poi ha indossato il grembiule di PizzAut, alle tante cose incredibili che accadono all'interno di PizzAut, come quel che è accaduto qualche giorno fa a Letizia, che dopo mesi è riuscita finalmente a prendere la sua prima comanda, e poi si è messa a piangere di gioia. Ma anche storie di ragazzi che non uscivano di casa, o che prima stavano in centro diurno, e che oggi vengono a lavorare tutti i giorni, prendendo tranquillamente i mezzi pubblici come abbiamo insegnato loro. Abbiamo avviato anche delle palestre di autonomia abitativa: appartamenti nei quali facciamo sperimentare ai ragazzi la vita autonoma, dal rifarsi il letto al far andare la lavatrice, proprio per allontanare lo spettro dell'istituzionalizzazione, che spesso è l'unica possibilità per il ‘dopo di noi’.”
In PizzAut si lavora, ma parlando di gioco cosa le viene in mente?
“Beh, i nostri ragazzi sono molto appassionati al gioco, e in particolare di collezionismo. Il gioco, poi, fa parte della formazione: per insegnare ai ragazzi la posizione dei tavoli, ad esempio, io gioco con loro: grido 'tavolo 17', e tutti corrono al tavolo 17. Il gioco, nell'apprendere, a una dimensione molto importante.”
Già, perché in PizzAut non è che si manda un curriculum per essere assunti…
“Per iniziare a lavorare con PizzAut si fa un corso di formazione, e pian piano i ragazzi che riescono a raggiungere un buon livello di autonomia e in sicurezza iniziano a lavorare.”
Un’idea emozionante, sarebbe da esportarla in tutta l’Italia…
“Ma guardi, io ho avuto richieste praticamente da tutta Italia, ma PizzAut non è un’attività così semplice da mettere in piedi. Posso solo dire che stiamo lavorando per portare PizzAut anche altrove, con i primi due ristoranti che sono a gestione diretta mentre per i prossimi… stiamo studiando quale possa essere quella migliore.”
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